Blaise Pascal, uno scienziato che ascoltava il cuore
Data: Domenica, 03 agosto 2014 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Blaise Pascal, matematico e filosofo francese, nacque a Clermont (l'odierna Clermont-Fernand) nel 1623 e morì a Parigi nel 1662. Discendente da una famiglia di piccola nobiltà (il papà era un alto magistrato e studioso di matematica), fin da giovanissimo fu attratto dagli studi scientifici (matematica), che non abbandonò mai, a diciannove anni, addirittura, ideò un prototipo di calcolatrice, la "machine arithmètique". Nel 1646 si "convertì" al giansenismo, un movimento nato nel XVII secolo, all'interno della Chiesa Cattolica, il cui nome deriva dal vescovo di Ypres, Cornelio Giansenio (1585-1631), secondo cui, dopo il peccato originale, l'uomo non può fare il bene senza il "soccorso della grazia efficace", che non è accordata a tutti. Il movimento "giansenista" riportò il dibattito teologico sulla grazia, e Pascal vi aderì scrivendo "Le Provinciali", e riscuotendo un enorme successo. In questo scritto attaccava con forza il lassismo dei "casisti", soprattutto, dei gesuiti che risolvevano a "comodo" i loro casi di coscienza. Nel 1647, si schierò contro l'interpretazione razionalistica del dogma della Trinità. Per Pascal, la ricerca scientifica deve essere il polo di una tensione tra ragione e fede, e non un dominio separato ed esclusivo. Per il filosofo francese se nel ragionamento delle discipline percettive (matematica e fisica), il solo giudice è la ragione, nel campo della storia, e della "rivelazione" in primo luogo, invece, deve valere il "principio d'autorità" per cui un fatto è riconosciuto nella sua positività anche se la ragione non può dimostrarlo. Blaise Pascal improntò il suo spiritualismo sul metodo del ragionamento matematico, che si basa su principi indimostrabili, che non sono in grado di far conoscere Dio e il mondo interiore. Secondo lui, soltanto "l'esprit de finesse" (l'esperienza interiore) è in grado di cogliere il mistero dell'uomo, le sue contraddizioni, che sfuggono "all'esprit de géomètrie" (la ragione matematica). La tesi di Blaise Pascal è in antitesi al razionalismo cartesiano, secondo cui la ragione, che possiede in modo innato le idee, diventa automaticamente il cardine di ogni certezza e verità. Per Pascal, invece, lo strumento di conoscenza è "l'esprit de finesse", il sentimento, le esperienze interiori. Per Blaise Pascal il "cuore ha delle ragioni che l'intelletto non conosce", i suoi studi scientifici non furono di impedimento alla "ricerca interiore". Pascal, seguendo i giansenisti, si convertì ad un più serio impegno religioso, continuò le sue attività scientifiche, ma ricercò ancor di più la "voce del cuore". Dopo la conversione i suoi legami con l'Abbazia di Port Royal si rafforzarono. Nel 1655 i giansenisti ed il loro leader, Antoine Arnauld, furono messi in stato d'accusa dalla Sorbona di Parigi, a causa delle loro idee, e Pascal prese le loro difese con "Le Provinciali", una serie di lettere che prendevano in giro i gesuiti, e che sono considerate tra le massime opere satiriche mai pubblicate. Pascal sosteneva che la dottrina giansenista della grazia non è quella di Calvino, bensì quella di Agostino e dei teologi domenicani. Ridicolizzò la "dottrina pro balistica" dei gesuiti, grazie alla quale essi consentivano un basso livello morale. Uno dei più famosi convincimenti di Pascal fu che la ragione non può prendere decisioni in modo conclusivo, e che tutti sono chiamati a dover scegliere come "voler vivere". Lo scopo di Pascal non era di condurre le persone ad una comprensione filosofica di Dio, ma piuttosto di indirizzare le persone al "Dio che si è rivelato in Gesù". Pascal diceva che "Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo; non bisogna dormire fino ad allora". Ecco la sua "scommessa": Vi è un Dio oppure no? Esiste la vita eterna? La sua fede era strettamente legata alla scoperta di Dio, e trasportò nell'ambito del suo ragionamento il metodo di approccio obiettivo e sperimentale, anziché quello filosofico e deduttivo, usato precedentemente. L'opera più significativa di Pascal è considerata "I Pensieri", una serie di appunti destinati alla "Apologia della religione cristiana". Nel 1658 la sua salute cominciò a deteriorarsi e nel 1662, appena quattro anni dopo, ancora giovane, morì a Parigi.

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it





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