
Il folkore siciliano raccontato da Giuseppe Pitrè
Data: Domenica, 13 luglio 2014 ore 07:45:00 CEST Argomento: Redazione
Dal sociologismo
positivistico al folklore... il passo è breve! Lo studio degli usi e dei
costumi delle borgate siciliane, delle fiabe, dei detti e delle poesie
popolari, che Giuseppe Pitrè portò avanti, ha mirato a mettere in
risalto il significato etnico e l'importanza storica delle tradizioni
della Sicilia. Giuseppe Pitrè, medico di professione e "folklorista"
per vocazione, fin da giovane, ha intrapreso un'intensa attività di
raccolta di ogni possibile materiale di interesse antropologico e
culturale: canti, proverbi, giochi, usanze, indovinelli, novelle,
fiabe. Giuseppe Pitrè nacque a Palermo, il 21 dicembre del 1841, nel
quartiere Borgo, da una famiglia di tradizioni marinare, ed è
considerato il più importante studioso e raccoglitore europeo di
tradizioni popolari del XIX secolo.
Il padre, Salvatore, morì nel 1847 mentre si trovava a New Orleans, e
Giuseppe con il fratello Antonio andarono ad abitare nella casa del
nonno materno, Giuseppe Stabile, a cui il piccolo Giuseppe si legò
moltissimo. La madre, Maria, indirizzò i figli verso un'educazione
scolastica di grado superiore. E Giuseppe, sin da bambino, nel suo
borgo marinaro, si mise a raccogliere i canti, i proverbi e le
espressioni marinaresche che gli capitava di sentire, e man mano che
cresceva sviluppò l'interesse letterario e incrementò la curiosità per
la storia, le usanze e credenze siciliane soprattutto dei ceti
popolari.
Nel 1861 si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell'Università di
Palermo, conseguendo, brillantemente, la laurea. Nel 1866 iniziò la sua
carriera di medico proprio mentre in Sicilia scoppiava una terribile
epidemia di colera. Si dedicò con tanta "lena" alla professione medica,
e mentre visitava i malati, riusciva, tramite loro ed i loro parenti, a
raccogliere ed a trascrivere canti, proverbi, fiabe. Diventò noto come
lo "smilzo dottore", che annotava e descriveva tutto ciò che il volgo
gli raccontava.
Nel 1868, il Pitrè aveva già raccolto materiale a sufficienza ed
incominciò a scrivere la sua prima opera importante, "I canti popolari
siciliani", che si ispirava alla raccolta dei proverbi toscani di
Giuseppe Giusti (1852). Questo lavoro costituì il primo di una serie di
25 volumi che presero poi il titolo di "Biblioteca delle tradizioni
popolari siciliane" (1870 - 1913). La dedizione del Pitrè nel decantare
le tradizioni del popolo ed i vari dialetti delle borgate divenne
famosa in tutta l'isola, e anche oltre, tanto che anche dal continente
gli pervenivano scritti di storia e di tradizioni siciliane.
Quest'uomo di scienza, oltre a fare il medico, si integrò in modo
profondo con il contesto sociale in cui operava, traducendo fedelmente
le tradizioni popolari siciliane e dando risalto alle lingue parlate
nei paesi dove si recava ad assistere i pazienti. Nel 1882, assieme a
Salvatore Salomone Marino, inaugurò "l'Archivio per lo studio delle
tradizioni popolari", una rivista che andò avanti fino al 1907.
A questa rivista, di cui Pitrè era il direttore, collaborarono molti
studiosi italiani e stranieri. Egli si tenne in contatto con i maggiori
studiosi mondiali di folklore.
Giuseppe Pitrè fu anche consigliere al Comune di Palermo e, nel 1914,
fu nominato Senatore del Regno. Nel 1909, fondò a Palermo il primo
museo del folklore, il "Museo Etnografico Siciliano", dove radunò tutti
gli arnesi, i costumi, le ceramiche, le stampe e gli altri manufatti
che aveva personalmente raccolto negli anni.
Nel 1910 l'Università di Palermo gli conferì la prima cattedra
universitaria dedicata allo studio del folklore, "creata" appositamente
per lui. Fondatore in Sicilia della "demologia" da lui battezzata
"demopsicologia" (psicologia del popolo), ossia la scienza che studia
le manifestazioni, le tradizioni e la cultura di un popolo, che
insegnò all'Università di Palermo. Il lavoro
letterario e antropologico del Pitrè è stato enorme; ha valorizzato,
soprattutto, gli usi e i costumi delle città e dei villaggi siciliani
"impregnati" dalla civiltà dei tanti popoli dominatori, i Greci, i
Romani, gli Arabi, i Turchi, i Normanni, i Francesi, gli Spagnoli, che
hanno lasciato un'impronta profonda sulla cultura siciliana, un'eredità
che tutt'ora si trova nelle storie e nelle fiabe raccontate da Pitrè.
Considerato in Italia il fondatore della Scienza del Folklore e della
Storia delle tradizioni popolari, Giuseppe Pitrè fu presidente
dell'Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo e della Società
Siciliana di Storia Patria.
Il "medico del popolo" e lo studioso e narratore del folklore siciliano
morì a Palermo il 10 aprile 1916.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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