Verso il nuovo PATTO PER LA SCUOLA che alcuni chiamano 'PACCO'
Data: Lunedì, 07 luglio 2014 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Il nuovo "patto per la scuola" ha messo in movimento le acque stagnanti della scuola e cominciano a ribollire i fermenti maleodoranti delle opposizioni sindacali che in questi anni hanno, di fatto, contribuito all'affossamento del sistema scuola, sostenendo soltanto alcune battaglie di quartiere. Il Ministro Giannini con l'appoggio del Governo Renzi sembra intraprendere la via del cambiamento che, com'è stato ben osservato non riguarda soltanto gli orari, le retribuzioni, il merito, l'apertura prolungata delle scuole.
Oggi nelle medie e nelle superiori un docente lavora 18 ore settimanali (più 80 ore l'anno per consigli di classe e d'istituto). Il resto, non è contabilizzato: chi fa zero e chi fa troppo.  Con il nuovo "patto", che alcuni chiamano" con tono dispregiativo: "Un bel pacco!" tutti i docenti saranno impegnati a scuola per 36 ore la settimana e gli attuali 208 giorni di scuola, diventeranno presto 230 giorni di attività.
Già alcuni dirigenti "burocratizzati" hanno impegnato tutti i docenti, senza eccezioni, fino al 30 giugno ed in qualche scuola per assicurare la collegialità delle operazioni di ratifica delle prove scritta agli esami di licenza media, data la coincidenza d'impegni di docenti in più scuole, la riunione collegiale è stata svolta alle ore sei del mattino.

A Genova è stata decisa la "settimana corta" anche per le scuole superiori, allungano l'orario giornaliero fino alle ore pomeridiane, con poca soddisfazione degli studenti.
Le motivazioni non sono certamente nobili e per nulla didattiche, ma la "e" dell'economia è più forte della "e" dell'educazione e quindi vincerà ogni battaglia. La logica del risparmio prevale, domina, detta legge, modifica modelli consolidati e, secondo i politici, rinnova e modernizza anche la scuola.
Il leader della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo, il quale si chiede: "Se a fine anno si premia qualcuno, gli altri che fine fanno?" insinuando quasi la proposta di non pensare ad alcun progetto di premialità, com'è stato fatto da sempre, sembra voler proseguire la cattiva strada dell'assegnazione a pioggia di eventuali benefici e, com'è stato dimostrato, senza alcun beneficio per la qualità della scuola.

Circa l'amputazione di un anno alla scuola superiore il leader della Flc Cgil ed altri sindacalisti come Marcello Pacifico dell'Anief, vedono soltanto l'aspetto del risparmio dei docenti, senza guardare il beneficio di una scuola che punta alla qualità, se è vero che l'ultimo anno di scuola risulta poco produttivo, vissuto nella tensione delle prove di ammissioni all'università e degli esami di stato, che secondo alcuni dovrebbero essere aboliti.
Alle tanti voci di opposizione si contrappone l'on.Valentina Aprea, ora assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, la quale si dichiara soddisfatta che il governo presenterà a giorni una proposta di modifica dello stato giuridico degli insegnanti "che riparte dai principi contenuti nella proposta di legge 953 discussa nella Commissione Cultura nella scorsa legislatura".

Da parte di tutti si auspica che i docenti ottengano il meritato riconoscimento anche economico "che tenga conto non solo e non tanto dell'anzianità di servizio, ma delle effettive capacità, delle attività realizzate e delle responsabilità organizzative, sia nell'ambito della classe sia nell'istituto".
Nel nuovo patto per la scuola si prevedono "scuole aperte tutto il giorno per permettere agli studenti di vivere la scuola come la propria casa, dove tornare a studiare da soli o in compagnia trovare libri e pc, fare musica e sport", ma non dice come si possa realizzare tutto ciò (!) ed aggiunge che così "si dà valore all'autonomia scolastica e alla professionalità dei docenti, dando piena libertà di organizzazione della didattica offrendo una remunerazione aggiuntiva a chi si occupa di orientamento o di coordinamento delle attività didattiche".

L'interrogativo sulle risorse da utilizzare per questi lavori extra e aggiuntivi, comprese le supplenze, che saranno a carico dei docenti, è d'obbligo. Non si può parlare di riforme e di rinnovamento senza soldi
Giustamente le forze sindacali annunciano battaglie, ma non si conosce ancora quale sarà il destino della scuola.
Il 14 luglio, data storica che ricorda la presa della Bastiglia, è stato annunciato un presidio di protesta in viale Trastevere e forse si darà inizio ad una nuova "rivoluzione".

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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