«La scuola del futuro deve insegnare come si fa a fare carriera»
Data: Domenica, 06 luglio 2014 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


La psicologa Elisabetta Camussi (Bicocca): «Ai ragazzi italiani manca la progettualità della propria vita professionale e lavorativa. Imparate dagli inglesi» - Più di sessanta mila ragazzi ai test per entrare a medicina (10mila posti in tutto)? I pochi iscritti, soprattutto tra le ragazze, alle facoltà scientifiche? «Un errore di progettualità: più che orientamento qui ci vuole formazione». Ne è convita Elisabetta Camussi, professore associato di Psicologia sociale all’università Bicocca di Milano, che assegna alla scuola un ruolo determinante. «È a scuola che i giovani devono imparare a progettare il loro futuro, le loro carriere. Bisogna uscire dal fatalismo, dalle scelte fatte perchè lo dicono i genitori o perchè è quello che fanno gli amici». Normale, a 19 anni. Ma non è così ovunque: «Nei paesi anglosassoni, i ragazzi sono abituati ad avere un atteggiamento progettuale. L’Italia, invece, è una nazione che fa fatica a immaginare il proprio futuro, e così è anche per i nostro ragazzi».
Tutti medici
Il caso del test di medicina è paradigmatico. «Di quei giovani che provano a entrare, solamente una piccola parte ha riflettuto seriamente ed è convinta di vedere il proprio futuro in ospedale. Gli altri vanno sul sentito dire o sono affascinati dall’immagine sociale del medico». E così, le scelte del gruppo (tipiche nell’adolescenza) rischiano di soffocare talenti, inclinazioni e mischiare le acque. E far perdere tempo. «È per questo che i ragazzi devono allenarsi a pensare al futuro. Certo, nessuno gli chiede di avere certezza, ma è importante un atteggiamento progettuale» spiega Camussi.
Il diritto al progetto
E tutto comincia sui banchi. Senza arrivare agli eccessi di iper-programmazione, «la scuola dovrebbe insegnare ai più giovani ad avere un’ottica critica, e soprattutto, ribadire che tutti hanno il diritto ad avere un progetto e a perseguirlo - aggiunge Camussi – Usciamo dalla logica fatalista del farò quello che mi capita. No alle scelte di comodo o suggerite dai genitori e gli amici: le decisioni vanno prese in base a quello che, in quel momento, si intravede come il proprio progetto. Un progetto che, ovviamente, nel tempo si trasformerà».
Life Design
Non solo orientamento, quindi, ma vera e propria formazione che tocca anche la questione di genere,basta guardare ai numeri delle iscritte alle facoltà scientifiche. I sogni delle ragazze, infatti, spesso nascono già in trappola. «Sentono il peso, quasi esclusivo, di dover conciliare la vita personale con quella professionale Ma la cura dei figli e della famiglia deve essere condivisa. Alle donne non si può più chiedere di farsi carico anche di quello che alcuni uomini, per ragioni culturali, non fanno, e della mancanza di politiche di welfare» dice Camusso. E aggiunge: «Liberare i progetti delle ragazze aiuta anche i ragazzi che ora possono immaginare una carriera diversa da quella dei loro padri per partecipare più attivamente alla vita familiare».

Carlotta De Leo
Corriere.it





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