La fine della scuola e del sogno mondiale
Data: Domenica, 29 giugno 2014 ore 08:30:00 CEST
Argomento: Redazione


E all’improvviso la scuola ti casca dal cuore. La scuola che hai frequentato, magnificato, osannato; a cui hai creduto e dedicato inni e lodi, gioie e dolori, e gli anni migliori della tua vita, all’improvviso ti sembra vuota e spoglia, misera e maligna. Nuda di vita e di futuro, povera di spirito e di speranza, malevola e incomprensibile dentro. A tratti nemica. Inservibile. Un ciclo ossessivo e ripetitivo, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Inconcludente. Un ciclo dei vinti. Quelle aule, un giorno piene di ragazze e ragazzi, diventano una fila incessante di casermoni vuoti, buoni solo per addossare cataste di legname e ferraglie imbrattate di polvere e chili di fuliggine. Quegli interminabili corridoi pieni di luce e di voci fanciulle, corsie fradice catramate di muffa e di noia, peggio di corsie d’ospedali. Quei campanelli che annunciavano ore di studio e d’allegria, inservibili sbadigli di somari malconci e sonnecchianti.

La scuola non è più palestra di vita, di democrazia, di cittadinanza, di nuovo umanesimo.
A scuola si impara poco e male. Se ancora si impara.
A scuola si perdono anni di vita e di speranza, e risorse insuperabili e irripetibili. Peccato imperdonabile.
La scuola non sa valutare, non sa giudicare, non sa comprendere, non sa discernere, non sa capire, non sa stimare. Questo è il suo male assoluto. Il suo peccato originale. La scuola per imparare a valutare deve “nascere” mille e mille volte ancora, per mille e mille anni ancora… E adesso,… non c’è più neppure il “conforto” d’un’Italia combattente e trionfante che ci può ridare speranza di giorni migliori; non c’è più quel magico sogno azzurro di “Spagna 82”; non c’è quel portentoso urlo di gioia di Tardelli a riscattarci.

Come in quella lontana e indimenticabile estate mondiale! Come in quella perduta stagione della mia vita!
Solo un desiderio, o una minaccia: riscriveremo un’altra storia in un’altra estate…
Come quell’ultimo samurai nascosto nelle impervie foreste tropicali che, anche dopo la guerra, aspettava d’accoppare il nemico invasore, o come i pellerossa che straziarono sino all’ultimo soldato del generale Caster… Anche noi aspetteremo l’ultima campanella… Ancora, ancora, ancora…

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





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