A 110 anni dalla nascita, omaggio a Neruda, poeta “che scrive per il popolo” poeta della gioia e dell’impegno. 'La mia vita è una vita fatta di tutte le vite: le vite del poeta'
Data: Giovedì, 26 giugno 2014 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


110 anni fa nasceva a Parral, in Cile, da una famiglia di lavoratori modesta e poco agiata, Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliezer Neftalì Reyes Basoalto. Nobel per la letteratura nel 1971.
Agli inizi del '900, il ripudio di tutte le tendenze artistico-letterarie del passato (in particolare di quelle classiche, romantiche e parnassiane ), al di là dei paradossi beffardi e delle sortite provocatorie, poggiava soprattutto su una "percezione vivissima e originale dei mutamenti decisivi prodottisi nel rapporto uomo-società, e uomo-natura" con l'affermarsi della "nervosa esistenza della città", con gli sviluppi irreversibili dell'industria e delle tecniche. La polemica anti-passatistica, la lotta contro la cultura "borghese", specie dopo la rivoluzione russa del '17, era divenuta l'asse ideale della battaglia condotta in tutta Europa dalle avanguardie per il rinnovamento della cultura. E dove si pensi che, a cavallo tra gli anni '20 e gli anni '30, la polemica investiva non solo il campo letterario ma anche quello politico e sociale, che anzi tra avanguardia artistica e avanguardia politico-sociale esistevano delle intime relazioni spesso complesse e contraddittorie, è facile intuire fino a che punto quella novità e quella rivoluzione reclamate nell'arte e nella letteratura potessero e dovessero influire sulla prassi politica e sociale, e quanto inquietante e drammatica fosse la posizione dell'intellettuale diviso spesso tra il suo sogno di gloria anarchico e individuale, e il suo impegno sociale, la sua volontà di "cambiare il mondo". "L'arte autentica d'oggi - scriveva Bréton nel '26 - è legata all'attività sociale rivoluzionaria : essa tende alla confusione e alla distruzione della società capitalistica".

Appena ventunenne, parlando di sé Neruda già scriveva:
"... La gioia di bastare a se stessi non la possono conoscere gli equilibrati imbecilli che costituiscono una parte della nostra vita letteraria. Come cittadino sono un uomo tranquillo, nemico delle leggi, dei governi, e delle istituzioni vigenti. Provo repulsione per ciò che è borghese, e mi piace la vita della gente inquieta e insoddisfatta, siano questi artisti o criminali" (El habitante y su esperanza).

E ancora, scriverà nella poesia
La gran Alegrìa:
(....)
Non scrivo perché altri libri mi imprigionino
né per accaniti apprendisti di giglio,
ma per semplici abitanti che chiedono
acqua e la luna, elementi di ordine immutabile,
scuole, pane e vino, chitarre e strumenti.

Scrivo per il popolo, per quanto non possa
leggere la mia poesia con i suoi occhi rurali.
(....)
Voglio che un giovane trovi nella scorza
che io forgiai con lentezza e con metalli
come una cassa, aprendola, faccia a faccia, la vita,
e affondandovi l'anima tocchi le raffiche che fecero
la mia gioia, nell'altitudine tempestosa .
( La gran alegrìa )

Inquietudine, volontà di ribellione e di rottura, insoddisfazione per la vita borghese, e per le istituzioni stabilite, amore per la gente semplice e per le bellezze della natura : sono questi i tratti specifici della psicologia dell'uomo e del poeta, insofferente di ogni ordine e regola precostituiti!

Cantore del paesaggio selvaggio e dell'amore meridiano, ma anche della "gran alegrìa" (della grande gioia) e dell'impegno civile e politico, Neruda è uno dei più grandi, e amati, poeti del Novecento latino americano, e mondiale.

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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