Competenze e valutazione nella scuola 2.0
Data: Domenica, 15 giugno 2014 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


L'Ict è materia di studio all'interno dei programmi scolastici in quasi tutti i Paesi europei, fin dalla scuola media. Uniche eccezioni: Italia e Portogallo. La Germania ha fatto da apripista a fine anni Settanta. Da noi, soprattutto con gli ultimi governi, si sta puntando sull'investimento nell'infrastruttura tecnologia.
Ma siamo ancora lontani da livelli accettabili: le scuole connesse a internet sono l'82% (18.489 istituti), con una percentuale di aule in rete che non supera il 54,2% (si attestano a quota 155.105, per l'esattezza).
La sfida più importante è sulla qualità della didattica, orientata, da un lato, all'integrazione dell'Ict in ogni curriculum di studi (a prescindere dalla materia) e dall'altro, aggiornando le pratiche di insegnamento dei docenti (rafforzando la valutazione dei professori anche da parte degli studenti per premiare i risultati raggiunti visto che nel 2012 in Italia solo il 30% dei ragazzi ha espresso un giudizio sui propri professori, contro il 50% della media Ocse). Il rischio è quello di accentuare un gap all'interno del nostro sistema scolastico tra alunni (i "nativi digitali") e gli adulti (gli "immigrati digitali"). Non solo Lim, tablet e device in rete. Ma anche ambienti di cooperazione e grande patto tra famiglie, studenti, insegnanti per aprire alla "metodologia digitale" in grado di rendere le skill degli studenti sempre più competitive anche sul fronte del lavoro.
L'occasione per approfondire il dibattito su futuro e prospettive della «Scuola 2.0» è l'ultimo rapporto di Glocus, il think thank presieduto dalla vice presidente del Senato, Linda Lanzillotta (Sc), che verrà illustrato domani a Palazzo Giustiniani, alla presenza del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini. La riflessione parte da un dato di realtà: «I ragazzi che cominciano la scuola non rappresentano più delle tabulae rasae sulle quali scrivere - ha spiegato Lanzillotta -: serve un rinnovamento strutturale del modo di fare didattica. E l'Ict è lo strumento per poterlo attuare». Una didattica per competenze, quindi. Che fa perno su una rivalutazione del ruolo dell'insegnante. Chiamato a una formazione continua legata a incentivi, anche economici e valutando il lavoro svolto per migliorare e differenziare la busta paga (da noi è un tema tabù). La scuola dovrà stringere forti legami con tutti gli ambienti aperti all'innovazione. Aziende in primis. Non a caso il programma Horizon 2020 finanzia con 17 miliardi sui 70 miliardi complessivi la "industrial leaderhip", a testimonianza dell'interesse della Ue nel sostenere maggiori investimenti in tecnologie chiave tra cui quelle promosse per l'istruzione. Il punto è che «le competenze informatiche sono importanti anche per il mondo del lavoro - ha ricordato il presidente di Anitec-Confindustria, Cristiano Radaelli –. In quest'ottica Anitec è parte attiva del processo coordinando a livello italiano il programma europeo eSkills for Jobs 2014 che punta a sensibilizzare i cittadini sul tema delle tecnologie digitali».
La scuola è pronta a raccogliere la sfida? A diverse velocità. «Ci sono realtà che stanno introducendo l'Ict in tutti i processi della scuola. Altre si muovono più lentamente - ha sottolineato Maria Letizia Melina, dg per i Sistemi informativi del Miur -. Dobbiamo indicare modelli di sviluppo e favorire la messa a sistema dell'esistente. Ma tutto ciò va accompagnato da due scelte imprescindibili e sulle quali occorre investire subito: infrastrutture e formazione».

Claudio Tucci
ilsole24ore.com





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