Ad ognuno il proprio tempo ...
Data: Sabato, 14 giugno 2014 ore 06:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Nella concezione  prevalente del tempo si mescolano suggestioni diverse, che derivano da contributi risalenti alla tradizione biblico cristiana, alla filosofia greca e anche agli apporti che lo sviluppo delle scienze e delle tecnologie ha dato alla creazione del senso comune dei nostri tempi.
Nella concezione biblica il tempo è creazione di Dio.Dio crea ex-nihilo il mondo e crea con esso il tempo: cosa buona l'uno e cosa buona l'altro. E' un atto d'amore. Sull'asse del tempo si sviluppa la storia, si  può realizzare la promessa di una vita migliore. Quando Dio porta a compimento ciò che l'uomo giusto ha meritato il tempo è pieno della sua presenza, del suo consenso, del suo amore. Ma Dio può ritirarsi, come diceva Giovanni Paolo II, nascondere il suo volto, disgustato per le ingiustizie degli uomini, per l'infedeltà del suo popolo. E allora il tempo si svuota del suo significato.
Non è un tempo quantificabile, divisibile in parti uguali; fatto che esiste solo nelle astrazioni fisico-matematiche. Nel vissuto umano esistono durate, di diversa qualità, quest'ultima determinata dalla peculiarità degli avvenimenti che coinvolgono gli uomini.
E'un tempo che ha un fine, che può essere la sua fine, quando esploderà la pienezza dei tempi. Sarà il ritorno nella terra Promessa, sarà il rientro a Gerusalemme; sarà l'arrivo del Messia, il Giudizio Universale.
Non è il tempo dell'uomo  questo, ma il tempo di Dio, che lo scandisce con la sua presenza o con  la sua assenza; lo determina con i suoi progetti; non gli è connaturale, ma non gli è estraneo; Dio può fare tutto al di là del principio di non-contraddizione.
Nel pensiero greco il tempo è la dimensione del divenire, luogo dell'imperfezione, perchè è bello e buono ciò che non muta e ciò che non nasce e ciò che non perisce; è bello l'Uno e non il molteplice; l'eidos (la forma) e non i "ta onta", gli enti   che l'incarnano. Gli Dei non creano nulla; il mondo è accanto a loro da sempre.
Il tempo non viene governato dagli Dei, ma dalla necessità, da "ananke", dall'inesorabilità che non può essere sovvertita da alcun intervento divino. Se c'è un progetto sul tempo, questo non è opera degli dei e nemmeno degli uomini.E' imperscrutabile. E un tempo, alla cui fine non c'è salvezza, perchè non ha un fine.
E'un tempo immanente, che non rinvia ad altro. L'altro sarebbe il buio dell'Ade. Riserva, però, sprazzi di gioia, di felicità per cui si spera che quando questo accade, se il destino è propizio, il tempo non finisca mai; o che finisca subito se è avverso.
L'imperscrutabilità del destino, l'ignoranza del suo progetto sulla vita delle persone e dei popoli, origina e alimenta il pensiero tragico: l'impossibilità di dare una ragione agli eventi è la fonte dell'irrimediabile infelicità degli uomini. Non c'è ragione del dolore, non c'è salvezza per il dolore. Non c'è giustificazione.
Il cristianesimo ha dato al tempo un centro: il momento dell'irruzione di Dio nella storia. Con l'incarnazione il tempo acquista una doppia finalità: quella che va dagli inizi alla nascita di Cristo e quella che va dalla sua Passione e morte al suo ritorno; un doppio rinvio: all'inizio del tempo e alla realizzazione del Regno di Dio.
Il tempo del cristianesimo è multidimensionale e  fa fatica ad assimilarsi a quello della filosofia greca e a quello della scienze. Dio interviene; Dio segue; Dio custodisce, Dio si commuove, Dio ama. Non è pensiero di pensiero. Lo possiamo invocare e Lui ci può ascoltare. Cambia la concezione del tempo e cambia la concezione di Dio. Platone pensava  addirittura di punire quanti pensassero che gli dei si potessero corrompere con preghiere e doni; rei più o meno come gli atei e i miscredenti.
Nella modernità si è cercato di laicizzare il tempo: ci si è data un'escatologia profana. Sul tempo si misurano i passi ora lenti, ora tumultuosi del progresso, del benessere crescente, dell'incessante liberazione dalla superstizione e dalle paure.
E' diventato il cronometro della corsa verso la libertà, verso il sole dell'avvenire. I successi delle scienze, le meraviglie della tecnologia hanno accompagnato la convinzione che non si può che andare avanti, che non si può che lasciarsi dietro le spalle tutto il passato.
Il tempo è pieno solo del presente e di futuro. E' pieno di cose, è appeso alle cose.
Solo il demone del dubbio e l'impatto traumatico e tragico con i disastri ambientali, con i rischi di distruzione generale della vita, con il deperimento delle risorse disponibili per il mantenimento degli attuali standard di consumi hanno eroso la granitica certezza dell'inevitabile avvento delle magnifiche sorti progressive dell'umanità.
Accanto e contro il tempo delle cose, ormai deprivato di molte speranze e aspettative, si è stati costretti a riscoprire il tempo che vale solo per ognuno di noi, liberato dalla rigida concatenazione degli obblighi sociali e consegnato alla meditazione sul suo senso.
E' il tempo della soggettività, quello da donare alla convivialità, che dura perchè lo vogliamo far durare:il tempo delle emozioni, del passato che irrompe, del futuro che inquieta, della speranza e della scommessa che tutto non finisce qui.

prof. Raimondo Giunta





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2486403.html