Tra i monti del bellunese. La scuola di Sedico visita il territorio
Data: Domenica, 25 maggio 2014 ore 08:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Stamani con le mie "due terze della primaria" di Sedico (Belluno), abbiamo fatto una visita istruttiva nelle frazioni del Comune. Il signor Gianni Di Vecchi, ex insegnante, ed esperto conoscitore della storia locale, ci ha fatto da "cicerone", spiegando, passo dopo passo, storia e curiosità di quei luoghi.
Partendo da scuola abbiamo proseguito per Bribano, dove gli abitanti hanno vissuto intensamente il dramma delle due guerre mondiali. Il percorso è stato lungo, abbiamo attraversato il ponte San Felice, dove, dall'alto del bus, abbiamo potuto ammirare la bellezza del fiume Piave. Mi ha stupito il colore celeste delle sue acque e pensare che... tanto tempo fa, quelle stesse acque cristalline, si sono colorate di rosso, del tanto sangue dei giovani patrioti che, in quelle acque, hanno combattuto e sono morti per difendere la Patria.

Ogni mattina, quando attraverso il ponte per recarmi a scuola, ho sempre un profondo turbamento e rispetto per quel sacro fiume, non solo per i veneti, ma per tutti gli italiani.
Durante il nostro giro abbiamo visitato le frazioni di Triva, Pasa, Sommaval, Villiago, Noal, Seghe di Villa, Boscon, Prapavei, Sommaval, Libano, Mas, Roe Basso e Alto, fino ad arrivare ad Agordo.
La caratteristica di questi centri è che sono molto piccoli, non raggiungono nemmeno i mille abitanti, la loro altitudine varia dai 300 ai 600 metri d'altezza. Immersi completamente nella natura.
Non voglio soffermarmi tanto sulla storia dei paesi, quanto approfondire argomenti che mi hanno coinvolta emotivamente.

Vorrei raccontare quello che ho visto con gli occhi di chi osservava quei posti... I miei bambini durante il tragitto esclamavano: "Quella è casa mia! Lì ci abita mia nonna!". Ma, mi chiedo, hanno mai visto la meraviglia che li circonda?
Siamo arrivati in un borgo chiamato Prapavei che, devo ammettere, mi ha colpita particolarmente, immerso com'era nella natura, con prati verdi brillanti, cime che si stagliavano nel cielo, profumi meravigliosi di terra, di fiori, d'erba, con l'unico rumore del canto degli uccellini... e di un trattore che lavorava la terra.
La sensazione era quella di tornare indietro nel tempo, gli abitanti, immagino pochissimi, raccolti tutti in uno spiazzo, dove piccole casette ricavate da vecchie masserie accerchiano la piazza adiacente, alcune facciate riportano dei murales rappresentanti immagini di ricordi di vita passata, di donna che mungeva la mucca, di quella che sferruzzava la lana o, in un altro murales, riportava la mietitura del grano circondato da meravigliosi papaveri.

Eppure quelle case, immerse totalmente nel verde, non erano vecchie, ma erano villette ristrutturate o di nuova costruzione, dove la gente vive tuttora, isolata dal resto del mondo. La vecchia fontana e l'abbeveratoio, la chiesetta dedicata a San Rocco, perfino un supermercato e una scuola, che davano l'idea della modernità, e poi... niente... solo un'immensa e meravigliosa natura! Mi chiedevo, osservando quelle poche case, separate solo dai prati, se la gente del posto si conoscesse, se nei loro rapporti esistesse ancora quella vecchia consuetudine di aiutarsi e sostenersi reciprocamente o se... la modernità li fa vivere vicini, eppur lontani. Se i bambini si rotolassero ancora in quei meravigliosi prati e se si accorgessero del mondo che li circonda.
A me veniva il desiderio di rotolarmi in quei prati, di correre a perdifiato con la spensieratezza dei bambini. Così ho vissuto oggi... visitando quei posti!
Essendo cresciuta in città e osservando tale realtà, mi son chiesta se anche da noi, giù in Sicilia, esistessero ancora posti così belli, e mi son venuti in mente i tanti nostri bei paesi, Randazzo, Bronte, Linguaglossa, immersi nella natura spavalda e, a tratti, arida della montagna, dei boschetti, dei castagneti, dei frutteti della mia terra, e dei fiori di ginestre che profumano le serate estive o dei giardini delle arance, che con i fiori di zagara, inebriano l'aria.

Questa visita istruttiva mi ha riportata indietro nel tempo, quando andavo a visitare mia zia che viveva nella borgata di Bompietro, in provincia di Palermo, immersa nella campagna, con un abbeveratoio per gli animali, ricordo una stradina lastricata di ciottoli, e di come ero felice di viverci nel periodo estivo.
La gente si conosceva fra loro, anzi mia zia, d'estate, metteva fuori brande e materassi e dormivamo sotto le stelle, anche con altri ragazzi del quartiere, ricordo che si parlava e si rideva fino a notte fonda, e ci svegliavano con le prime luci dell'alba, quando i primi raggi del sole ci accarezzavano il viso.
Che meraviglia essere svegliati da quel tenero e caloroso abbraccio, con il chicchirichì del galletto del vicino, con accanto il viso, ancora assonnato, dell'amico,... sprazzi di vita di un tempo ormai lontano ma che ha lasciato dentro di me ricordi indelebili e dolcissimi.

Mi chiedo se gli abitanti di Prapavei e delle altre frazioni, sentano un particolare legame con i loro vicini, se hanno il senso dell'appartenenza, se riescono a sentirsi parte di una grande famiglia, se sanno creare legami duraturi, o se, invece, ne ricavano solo un gran senso di solitudine. Abbiamo proseguito verso Roe Basso e Alto, dove ci siamo fermati per osservare il fianco della montagna Pizzocco. Ho osservato con meraviglia la maestosità di questi monti, le impervie punte, erose dal tempo e dalla natura, pensavo a tanta perfezione e imperfezione messa insieme come ad un quadro di indubbia bellezza. Anche le case si distinguevano, in mezzo ai boschi, in maniera armoniosa con la natura, sembravano le casette delle fate con i tetti rossi, le finestre di legno, i colori delicati.

Pensavo a quanta fortuna hanno questi bambini a vivere in questo... paradiso terrestre! E mi chiedo pure se ne sono consapevoli.
I bambini dove io vivo, a Misterbianco, in Sicilia, una città con oltre 50 mila abitanti, non hanno queste possibilità, da noi, "per esigenza di popolazione", la cementificazione lascia poco spazio al verde e per raggiungere un prato o un bosco, ti devi spostare con la macchina. Qua, invece, giocano beati in mezzo alla strada, o nei tanti parchi della zona. E ne sono felici. Giocano e vogliono giocare, nonostante tutto.
Questa giornata passata in campagna è stata, per loro, un'occasione di spensierata felicità, un momento da vivere e da ricordare.
Spero tanto che sia i bambini del nord che quelli del sud imparino uno stile di vita diverso, e che, soprattutto, sappiano cogliere nuove opportunità, apprezzare la natura e coltivare i rapporti umani.

Natalia Rizza, insegnante





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