L'intramontabile forma della scuola
Data: Giovedì, 22 maggio 2014 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


La scuola è un'istituzione ancora facilmente identificabile per i luoghi in cui le sue attività si svolgono, per le finalità che deve o che dovrebbe realizzare, per l'organizzazione complessiva che la distingue da ogni altra istituzione pubblica.I cambiamenti che si sono susseguiti nel tempo non sono riusciti a cancellarne i tratti caratteristici:la sua forma. Fino ad oggi l'insegnamento è distribuito per anni, secondo un criterio di difficoltà e di complessità crescenti, per classi omogenee di età, che si succedono le une alle altre.

La scuola tradizionale di cui abbiamo ereditato la forma era sinonimo di metodo rigoroso ,di ordine accuratamente elaborato. Nasce con i Gesuiti (Ratio Studiorum) e con Comenio (Didactica Magna). Quasi inevitabile che nel secolo del Metodo se ne elaborasse qualcuno per la scuola per aiutarla a realizzare i suoi compiti con razionalità. "Nascono le classi e compare il libro di testo; il manuale scolastico incarna la scuola della tradizione. E' una scuola organizzata al riparo dell'imprevisto e della casualità. L'insegnante deve sapere fino a quale punto vuole condurre gli allievi in un anno, in un mese, in un giorno, in un'ora e deve ripartire i compiti esattamente in funzione di queste divisioni del tempo" (G.Snyders).

Fondata sul nesso separatezza e mondo classico, che incomincerà a sciogliersi in parte coll'avvento della borghesia e con la Rivoluzione Francese, la scuola della tradizione era riservata alla formazione della classe dirigente. Il collegio fisicamente assicurava il regolare svolgimento di queste funzioni.

Era questo il modo con cui si credeva di formare l'uomo adatto a dirigere quella società: si imparava a ubbidire, per sapere domani comandare; separatezza, ma non estraneità alla società. La forma della scuola si è dilatata per comprendere nuovi contenuti e nuova popolazione, ma a pensarci bene non è sostanzialmente cambiata. Si moltiplicano gli spazi, le aule; si crea qualche laboratorio, si diversifica l'enciclopedia dei suoi saperi, ma la sua forma (progressione dei contenuti/classi progressive per età, orari, procedure organizzative, attività) rimane fedele a se stessa. I cambiamenti per moltissimo tempo hanno riguardato i contenuti più che i metodi di lavoro e questo è potuto avvenire perchè è esistito sempre a suo modo un rapporto tra scuola e società.

A scuola si afferma un procedimento di formazione delle conoscenze necessariamente capovolto rispetto a quello naturale delle esperienze di vita. Renderlo attraente è stata la preoccupazione dei migliori educatori, che hanno dovuto e voluto fare ricorso alla pazienza, alla dolcezza; che hanno dovuto imparare a graduare prove e difficoltà. L'educazione della scuola è stata per moltissimo tempo prevalentemente retorica o umanistica e di stampo cosmopolitico. Con l'avvento degli stati nazionali per necessità e per scelta l'educazione cambia direzione e diventa un'arma di combattimento, tra le altre disponibili, nella competizione tra le nazioni europee.

La scuola viene fatta funzionare come una macchina da guerra contro i dialetti per imporre la lingua nazionale, contro le culture locali a vantaggio di valori universali comuni, contro i privilegi familiari per permettere in teoria un accesso paritario alle funzioni pubbliche, contro le corporazioni per rinforzare il potere della nazione e della sua aministrazioen (Ph.Meirieu). Con l'obbligo scolastico, che fa la sua strada molto lentamente fino a metà del secolo passato, si tende a sottrarre il bambino alla famiglia e al prete. I valori dell'educazione diventano quelli della nazione e nel migliore dei casi quelli del cittadino. La scuola sposa definitivamente l'idea della modernità come trionfo della ragione e rigetto dei particolarismi e nello stesso tempo accetta di venerare il panteon nuovo di eroi, di santi, di poeti e di artisti, che viene ritenuto funzionale all'identificazione di ogni persona col destino della nazione.

Oggi si tenta di fare il percorso inverso e si va verso modelli pedagogici transnazionali e l'approccio per competenze e le indagini PISA ne sono i corifei e le truppe d'assalto. Ma una scuola che non faccia riferimento alla propria cultura nazionale rischia di diventare solo una scuola di mestiere. "Un'educazione che sia solo apprendimento di ruoli sociali ci fa paura"(A.Touraine). La scuola è fonte di coesione solo se è strumento di diffusione di valori comuni e di cultura comune. (lingua -storia-cultura -tradizioni). Non esiste vera cittadinanza senza partecipazione alla memoria collettiva, che costituisce l'identità della società alla quale si appartiene.

Si è avuto con le trasformazioni della società una costante, inarrestabile scolarizzazione dei saperi, di ogni genere di sapere. La scuola a poco a poco e fino all'altro ieri è stata per vocazione o per costrizione l'unico luogo in cui si tramandano cultura, tradizioni, valori, conoscenze e competenze.

I saperi tecnici e professionali sono stati gli ultimi ad entrare nell'enciclopedia dei saperi scolastici e per quanto impegno si sia profuso in questo senso sono rimasti i figli poco desiderati del sistema scolastico. In Italia anche nel tempo delle tecnologie e della società della conoscenza l'istruzione tecnica rimane legata a limitate intenzioni di mobilità sociale.

L'istruzione professionale e tecnica entrando nella forma scuola incomincia a liberarsi dai legami e dalle funzioni caritatevoli che hanno segnato le sue origini. Manterrà per molto tempo e forse per merito di molti operatori scolastici mantiene ancora l'ispirazione di essere scuola del progresso sociale, del riscatto sociale, dell'elevamento morale e sociale di parte considerevole della nostra gioventù.

L'istruzione tecnica e professionale non è nata per essere scuola di conformità istituzionale, non è stata garante e guardiana dell'ordine costituito e della riproduzione dell'elite.

Entrando nella forma scuola l'istruzione tecnica e professionale libera l'allievo dal rapporto carismatico col maestro e si universalizza; rompe il sancta sanctorum del segreto professionale, del segreto del mestiere. E' un novizio che pretende un proprio spazio e che esige necessariamente metodologie attive e realistiche in controtendenza con le tradizioni della scuola. L'allargamento della platea degi utenti e le trasformazioni economiche-sociali della società impongono alla scuola continui cambiamenti. Questi si inscrivono nell'esigenza di nuovi rapporti educativi e nell'esigenza di nuovi modi di gestione.

La scuola per lunghissimo tempo è stata un auditorium; oggi si richiede che diventi un laboratorio: si dovrebbe passare dall'ascolto e dalla ripetizione all'attività e alla ricerca. L'insegnante da fonte della conoscenza deve trasformarsi in guida dei processi di apprendimento.

La scuola dispensa linguaggi (istruzione), metodi (formazione) e coltiva interessi (educazione). Non è stato facile essere sempre fedele a questa consegna e lo diventa ancor di più oggi nella società della conoscenza, che ha visto la modificazione strutturale dei luoghi di apprendimento:saltano i principi tradizionali dell'unicità del tempo, del luogo e dello spazio. V. Cesareo parlava, già trent'anni fa, di policentrismo formativo, fatto che non mette indiscussione solo primati istituzionali, ma il modo di guardare ai processi di diffusione e creazione delle conoscenze con cui si deve sempre confrontare la scuola.

La sfida più seria alla forma scuola proviene dalla necessità di articolarsi con propri compiti nei dispositivi della strategia dell'apprendimento lungo tutto la vita; sfida che propone l'impegno di verificare la propria congruenza ed efficaccia con la pressante richiesta di valorizzazione degli apprendimenti informali e non formali, che rischia di portare il sistema scuola dal centro del sistema complessivo di formazione alla sua periferia.

Connessa a questa sfida è la richiesta crescente di modularizzazione del curriculum,ritenuta necessaria per sostenere l'impianto del longlife learning, per garantire la capitalizzazione e la portabilità delle competenze, comunque acquisite, e l'alternanza lavoro/formazione, che pare debba distinguere le attuali condizioni del rapporto di lavoro.

La modularizzazione dei curricoli porta al superamento del percorso formativo per classi e anni di corso, inscindibile nelle sue parti e valevole solo nella sua interezza... Il superamento del gruppo classe e dell'anno di corso rompe con l'organizzazione tradizionale della scuola, comunemente accettata sia dagli insegnanti, sia dagli alunni, sia dalle famiglie sia per la sua semplicità sia per la sua razionalità. Nell'immaginario collettivo classe e anno di corso restano i pilastri della scuola. Il superamento è davvero una sfida eccezionale. Basti pensare al fatto che i gruppi dovrebbero sostituire le classi si possono e si devono formare o secondo i criteri di livello, o secondo criteri di bisogno o secondo criteri di progetto e che non sempre si possiede nel team docente un linguaggio comune per distinguere questi dispositivi e lavorare con efficacia.

Non è d'altronde da sottovalutare il problema che si viene a determinare di una maggiore difficoltà alla costituzione del sentimento di appartenenza e di identità degli adoloscenti in questo particolare momento storico; sarebbero senza famigla, sensa scuola e senza classe, ma parte variabile di gruppi variabili, che girovagano da una aula all'altra alla ricerca del'insegnante del proprio modulo...

prof. Raimondo Giunta





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