La SCUOLA un luogo e un’esperienza da amare. Non lasciatevi rubare l’amore per la scuola
Data: Venerdì, 16 maggio 2014 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


"Io amo la scuola, io l'ho amata da alunno, da studente e da insegnante e poi da Vescovo", ha detto Papa Francesco il 10 maggio dinnanzi a trecentomila studenti provenienti da ogni parte d’Italia, osannanti e festosi in rappresentanza degli otto milioni di studenti d’Italia. L’accogliente piazza San Pietro e la lunga via della Conciliazione fino al Castel Sant’Angelo si sono trasformate il sabato pomeriggio, 10 maggio, in una grande aula scolastica: una "classe speciale per una lezione speciale”, come ha detto il Ministro  dell’Istruzione, Stefania Giannini.

Studenti di ogni ordine e grado, presidi, professori, personale della scuola, genitori, tutti insieme hanno testimoniato l’amore alla scuola nell’incontro con Papa Francesco, promosso dalla Conferenza Episcopale italiana, con la partecipazione delle associazioni  professionali della scuola AIMC, UCIIM, FIDAE. FISM, delle associazioni dei Genitori Age e Agesc e dell’Anquap, (direttori dei servizi amministrativi).
Papa Francesco ha raccomandato di “non lasciarsi rubare l'amore per la scuola" che vuol dire procedere con coraggio, abbattere le barricate che ne impediscono l'espressione, non fermarsi dinanzi  alle difficoltà e andare avanti con gioia e con coerenza: “È più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca”.

In questa espressione citata dal ginnasta Jury Chechi, si condensa un impegno di pulizia e di ordine di cui la società ha tanto bisogno per costruire progetti di bene comune e si coglie il significato dell’evento che non è stato occasione di “lamento”, di protesta o di particolari “richieste” delle scuole cattoliche che vivono un difficile momento di disagio, ma, semplicemente una ”festa” che ha unito studenti delle scuole statali e non statali che amano la scuola.
Per spiegare l’amore verso la scuola Papa Francesco ha ricordato innanzitutto la sua maestra che l’ha avviato sul sentiero dello studio ed è stata un punto fermo di riferimento, ed ha evidenziato come la professionalità del docente educatore, si concretizza nell’essere testimone di valori e maestro di vita.

La scuola, infatti, non è un parcheggio, ma un luogo d’incontro e di dialogo che "educa al vero, al bene e al bello", e collaborando con la famiglia contribuisce all’edificazione del progetto di vita per ciascuno. "Le tre dimensioni”, ha detto il Papa, non sono mai separate, ma sempre intrecciate. Se una cosa è vera, è buona ed è bella. Se è bella, è buona ed è vera e se è buona, è vera ed è bella. E insieme questi elementi ci fanno crescere e ci aiutano ad amare la vita, anche quando stiamo male, anche in mezzo ai problemi. La vera educazione ci fa amare la vita e ci apre alla pienezza della vita!”.

I contenuti scolastici, le discipline, insegnano a conoscere la realtà, a comprenderla e a ricercare la verità e quindi il bene che, proposto e testimoniato insegna a comprendere il senso della bellezza.
Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni”.
L'educazione, ha ripetuto il Papa, non può essere neutra: o è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla.
Il ricordo dei propri maestri e degli educatori rimane impresso e segna un solco profondo per il futuro. “Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. Questo è bellissimo! Nei primi anni s’impara a 360 gradi - ha proseguito - poi pian piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Se uno ha imparato a imparare - questo è il segreto - questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don Lorenzo Milani".
Queste parole di Papa Francesco aprono il cuore e la mente verso gli orizzonti dell’educazione e della formazione integrale della persona che a scuola diventa “cittadino”.
Gli insegnanti sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà. Se un insegnante non è aperto a imparare, non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante. I ragazzi che capiscono, ed hanno 'fiuto', sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, "incompiuto", che cercano un di più, e così contagiano quest’atteggiamento agli studenti.

Il tendere verso l’alto, il ricercare il nuovo che aiuta e migliora, è un impegno che Papa Francesco ha assegnato a tutti gli operatori scolastici e agli educatori nelle scuole statali e non statali. Non si finisce mai di imparare e la professionalità si esercita vivendola nel quotidiano.
La complementarietà con la famiglia ed ancor più la convergenza educativa nella ricerca del miglior bene che unisce genitori e docenti nei confronti dei figli che a scuola sono studenti, costituiscono il segno vivo di una scuola aperta e dinamica.
 Le testimonianze e le esperienze presentate nel corso dell’incontro da parte di dirigenti scolastici della Calabria e del Lazio dove la cooperazione con i genitori ha prodotto una sinergia di forze e d’impegno educativo, raccontano le tante cose belle e buone che la scuola italiana produce, pur nella limitatezza delle risorse economiche, contando soprattutto sulle risorse umane che sono i docenti ed il personale scolastico che vivono la scuola con vivo senso di appartenenza e di cooperazione.

La scuola, quale luogo d’incontro tra persone, favorisce lo scambio amicale tra compagni e tra colleghi; una positiva relazione educativa tra docenti e alunni ed una costante ricerca di convergenza nei valori dell’educazione tra docenti e genitori, tra scuola e famiglia. Nell’operatività della 'socializzazione': l’incontro con persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine, allarga gli orizzonti e le visioni della vita, aprendo gli occhi sul mondo, oggi sempre più globalizzato nell’intercultura .
Per Papa Francesco "la scuola è la prima società che integra la famiglia e gli interventi educativi non vanno mai contrapposti. Nella complementarietà si costruisce una fattiva collaborazione nel rispetto reciproco dei ruoli, dei compiti e delle funzioni.
Le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti. Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello:’Per educare un figlio ci vuole un villaggio'. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, scuola, insegnanti, personale assistente, professori, tutti; ci vogliono tutti”.
Ecco il senso ed il valore della “comunità educativa” che responsabilizza nel compito di “educatori” tutti coloro che, a vario titolo, operano a scuola.

Gli interventi introduttivi del Card. Angelo Bagnasco e del ministro della Istruzione Sen. Stefania Giannini, oltre che presentare l’evento hanno delineato le coordinate dell’incontro nazionale segnando i compiti e le funzioni della scuola  pubblica, (statale e non statale) nella società italiana, tassello decisivo nella costruzione della città dell’uomo.
La libertà dei genitori verso i propri figli, rappresenta un diritto sancito dal nostro Paese, ma anche un dovere da garantire e da promuovere da parte dello Stato e dei singoli cittadini e la Chiesa italiana - ha ricordato il cardinale Bagnasco - nel suo cammino decennale, ha scelto l’educazione come la chiave di volta del suo impegno di evangelizzazione in una società che ha mutato pelle, ma non ha cambiato il cuore”. La scuola dovrebbe essere al centro del sistema organizzativo dello Stato nella costante ricerca di un’effettiva qualità di proposte e di offerte formative , in coerenza con il progetto educativo che mette al centro lo studente che cresce.

Nell'evento nazionale 'La Chiesa per la scuola', promosso dalla CEI studenti con canti e balli, si sono esibiti sul sagrato di San Pietro ed anche alcuni attori fra cui Giulio Scarpati, Max Giusti, Giulio Veronica Pivetti e Beatrice Fazi, i quali hanno presentato i loro “ricordi di scuola” a Papa Francesco ed hanno letto dei brani dagli scritti di Don Milani, priore di Barbiana e di Daniel Pennac. Sono state presentate inoltre da dirigenti, docenti e genitori delle testimonianze di vita e di realtà scolastiche diverse, compresa l’interazione educativa del blog di classe messa in atto dal professore di religione Andrea Monda del liceo classico Pilo Albertelli di Roma.
Una bella pagina di diario scolastico racconta la giornata indimenticabile del 10 maggio a Roma, il primo grande raduno di Papa Bergoglio e potrà consentire a 300.000 studenti, docenti e genitori di scrivere “io c’ero”.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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