
Il 9 maggio
alle 15.00, nell'ambito del Salone internazionale del Libro di Torino,
Simonetta Agnello Hornby presenta il suo nuovo romanzo, La mia Londra.
Racconto di racconti e personalissima guida alla città, questo libro è
un inno a una Londra che continua a crescere e cambiare: ogni marea del
Tamigi porta qualcosa o qualcuno di nuovo per farci pensare e ripensare.
Simonetta Agnello arriva sola a Londra nel settembre 1963 – a tre ore
da Palermo, è in un altro mondo. La città le appare subito come un
luogo di riti e di magie: la coda nella fila degli aliens al controllo
passaporti; l’autostrada sopraelevata diventa un tappeto volante. La
paura di non capire e di non essere accettata forza impietosa il
passaggio dall’adolescenza alla maturità.
Diventa Mrs. Hornby. Ha due figli. Tutta una vita come inglese e come
siciliana. Ora Simonetta Agnello Hornby può riannodare i fili della
memoria e accompagnare il lettore nei piccoli musei poco noti, a
passeggio nei parchi, nella amatissima casa di Dulwich, nel fascinoso
appartamento di Westminster, nella City e a Brixton, dove lei ha
esercitato la professione di avvocato; al contempo, cattura l’anima
della sua Londra, profondamente tollerante e democratica, che offre a
gente di tutte le etnie la possibilità di lavorare.
Gioca in tal senso un ruolo formidabile la scoperta di Samuel Johnson,
un intellettuale che vi arrivò a piedi, ventisettenne, alla ricerca di
lavoro; compilò il primo dizionario inglese ed è considerato il padre
dell’illuminismo inglese. Johnson appare negli studi che Tomasi di
Lampedusa – ancora una volta il nodo fra Londra e Palermo – dedicò alla
letteratura inglese, con un suo celebre adagio che qui suona motto
esistenziale, filtro di nuova esperienza: «Quando un uomo è stanco di
Londra, è stanco anche di vivere».
Dice l’autrice del libro: <<
In
una città nuova, mi lascio andare ai sensi e al caso. Senza pensare a
niente, cammino, mi guardo intorno, mi unisco a una piccola folla
curiosa, prendo i mezzi pubblici, compro il cibo di strada e mangio nei
posti meno frequentati. Faccio una sosta, seduta su una panchina in un
parco, bevendo una bibita in un caffè o appoggiata alla facciata di un
edificio, come una mosca su un muro: e da lì osservo, odoro, ascolto.
Se sono fortunata, piano piano l’anima del luogo mi si rivela>>.
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