Mario Pasi, il più bell’italiano di mezzo secolo
Data: Venerdì, 25 aprile 2014 ore 12:00:00 CEST Argomento: Redazione
Inizierò da una
poesia per celebrare quest’anno il venticinque aprile, per descrivere
questa giornata di "sole nuovo"; da una poesia che ho letto tanti anni
fa, sui banchi di scuola delle superiori. Una poesia che è un manifesto
alla giovinezza e alla lotta per la libertà. La poesia, come ho già
scritto altre volte, è il moto dell’anima, il linguaggio della verità,
il desiderio di esprimere, compiutamente, il senso della Resistenza
italiana, l’identità di una generazione di giovani che ha creduto e
combattuto, fino alla morte. E questa poesia descrive una giornata che
non se ne vedeva da molto tempo, con il cielo azzurro e il sole rosso e
pulito. Come uno specchio. Una giornata che sembrava non arrivasse mai.
E, invece, quel giorno, nel cuore della primavera, gli uomini e le
donne della Resistenza scesero dai monti e invasero in un sol colpo le
valli e le città d’Italia. Ed ancora oggi, al netto dei pregiudizi
sommari e delle montagne di bugie dei vincitori, quel venticinque
aprile merita d’essere ricordato.
Racconterò la storia di un partigiano, di uno dei tanti che ha creduto
ed ha combattuto, fino all’estremo sacrificio della vita. Perché, come
amava ripetere, "Quando uno si mette
per una strada come la mia, la sua vita non appartiene a lui solo".
Mario Pasi, (nome di battaglia, Alberto Montagna), nato a Ravenna, il
21 luglio 1913, è stato un medico e partigiano italiano, medaglia d’oro
al valor militare alla memoria. Promotore, tra i giovani intellettuali,
di gruppi d’opposizione al regime fascista, conseguì la laurea in
Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna, nel 1936. Chiamato alle
armi, nel 1940, venne inviato sul fronte occidentale e successivamente
in Albania. Rientrato in patria per motivi di salute e dichiarato
inabile al servizio, riprese la sua attività di medico presso
l’ospedale di Trento.
Nelle settimane successive all’Armistizio entrò a far parte della
Resistenza bellunese con il nome di Alberto Montagna. Attivo in una
delle prime formazioni partigiane della zona, e successivamente
commissario politico del Battaglione "Mazzini", dipendente dalla
Divisione garibaldina "Nino Nannetti", il 22 novembre fu nominato
commissario del Comando unico di zona del CLN bellunese. Catturato nel
dicembre 1944 dai tedeschi in seguito ad una delazione di un compagno,
dopo essere stato torturato per quattro mesi e ridotto in fin di vita,
ed essersi rifiutato sempre di fornire informazioni, venne impiccato,
il 10 marzo 1945, assieme ad altri nove compagni al Bosco delle
Castagne, sulle colline sopra la città di Belluno. Il luogo
dell’impiccagione è diventato un parco storico che conserva la memoria
di quei tragici eventi.
Il Pasi
Il Pasi era un giovanotto
veniva dalla Romagna,
insieme eravamo giovani,
si camminava movendo le spalle,
le donne avean per noi debolezza.
Lui lo impiccarono i tedeschi
dopo sevizie che non ho piacere
si sappiano,
io ho un cappotto di anni,
ma, o Pasi, sei stato
il più bell’italiano
di mezzo secolo.
(Mario Tobino)
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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