Scuola: 80 euro? solo a pochissimi. l'Unicobas conferma lo sciopero del 28 aprile
Data: Mercoledì, 23 aprile 2014 ore 06:00:00 CEST Argomento: Comunicati
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l'uovo di Renzi per la Scuola. Le detrazioni si fermano al reddito di
26.000 euro lordi l'anno: così solo i collaboratori scolastici a
stipendio base sotto i 1.200 euro, godranno del 'benefit' del Governo.
Saranno esclusi persino i loro colleghi, quelli in servizio da più di
10 anni, che si vedranno raggiungere dai neo-assunti perché invece il
loro salario resterà uguale. Come tutti gli altri ata: aiutanti
tecnici, applicati di segreteria e direttori dei servizi. E con loro
l'intera platea dei docenti, dalla Primaria alla Scuola Superiore.
Tolti i precari (non docenti) con salari sotto i 1.200 euro netti, gli
'aumenti' di Renzi rimettono in luce un'Italia fiscale 'virtuale'.
Basti pensare che in questo Paese il proprietario di una farmacia
dichiara in media 17.000 euro lordi l'anno ed un dentista o un avvocato
19.000 (fonte Istat). Il lavoro dipendente invece è trasparente. Anche
se siamo i peggio retribuiti del Continente, ecco il 'miracolo': nella
scuola l'imponibile medio è di 30/33.000 euro lordi !!!
L'equità sociale si potrebbe perseguire 'osando' toccare (e in modo
consistente) i 150 miliardi di evasione fiscale, i 24 di spesa ancora
prevista per l'acquisto degli F35, nonché gestendo in modo adeguato gli
80 miliardi di beni confiscati alle mafie, 'congelati' come i nostri
scatti di anzianità. Poi facendo tornare al mittente - almeno per il
50% anziché per il 10% - almeno la rendita dei 41 miliardi elargiti
all'1% alle banche ed agli speculatori finanziari (motori della crisi),
nonché i 4 introitati con l'Imu, elargiti al solo Monte dei Paschi di
Siena. L'operazione anti-casta deve essere credibile: vediamo ancora
governatori di regione che guadagnano più di Obama, deputati nazionali
e regionali, nonché uscieri della Camera e del Senato (!), più ricchi
di qualsiasi deputato europeo. Vanno vendute le 200.000 auto blu
residue nelle pubbliche amministrazioni a livello decentrato, ben oltre
il taglio previsto per i soli ministeri.
In quanto agli indegni piagnistei dei boiardi di stato, rammentiamo
loro che al mondo della scuola è stato imposto dal 1993 (col Dl.vo 29)
un tetto agli stipendi, quello sì, davvero inaccettabile. Sono vietati
per legge aumenti superiori all'inflazione programmata dalla parte
datoriale pubblica (che, in pieno conflitto d'interessi, è il Ministro
dell'Economia). Per questo, col passaggio dalla lira all'euro, avemmo
un rinnovo del 2% a fronte del dato Istat al 6% e di un aumento dei
prezzi al consumo pari al 50%. Per questo, dal 1995 (quando da biennali
gli scatti divennero gradoni di 6 e 7 anni) ci siamo 'autofinanziati'
tutti i contratti, senza i quali, se avessimo conservato anche solo gli
scatti precedenti, avremmo uno stipendio ben più alto, ed abbiamo avuto
'aumenti' sempre sotto l'inflazione dichiarata (dato Istat) e reale
(incremento vero del costo della vita) e non potremo MAI neppure
avvicinarci alla media retributiva europea, ove siamo (stando ai costi
standard) all'ultimo posto, persino sotto Grecia e Portogallo. La
Scuola è divenuta la 'Cenerentola' nel calderone indistinto del
pubblico impiego, ove la laurea, quando è titolo d'ingresso, frutta uno
stipendio iniziale di almeno 1.550 euro, non di 1.300. O si esce dal
pubblico impiego e dal campo di vigenza del DL.vo 29/1993, o risulta
persino ridicolo parlare di stipendi (...europei). Lo imparino
finalmente anche i magistrati (tenuti fuori anche loro da quel Dl.vo
29/93 che ha deviato la spesa pubblica su 'managers' responsabili dello
sfascio, 'consulenti' e raccoglitori di tangenti), così forse
seguiranno con più interesse i contenziosi sindacali, rinviando magari
alla Consulta le cause che da anni denunciano l'anticostituzionalità di
norme che, volute in primis dalle burocrazie confederali, hanno di
fatto abolito la contrattazione. Esattamente come le regole
democratiche sulla rappresentanza sindacale, avocata in regime di
monopolio ai sindacati di stato grazie all'eliminazione delle elezioni
per il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e per i Consigli
Scolastici Provinciali, nelle quali i lavoratori potevano votare su
liste nazionali e locali, abolite dal 1997 e sostituite da
consultazioni-farsa scuola per scuola, ove ci si può esprimere solo a
favore delle sigle presenti, senza che al sindacalismo di base sia data
la possibilità di entrare nelle scuole a cercare candidati e
sottoscrittori. Quando questi, nonostante tutto, vengono trovati, non
possiamo neppure presentare il nostro programma elettorale perché ci si
vieta persino di tenere assemblee in orario di servizio.
Ai sindacati tradizionali, 'pronta-firma', ricordiamo che sono stati
complici di tutti i governi in quest'operazione di distruzione delle
retribuzioni. Loro non si lamentano degli 80 euro che non arriveranno.
Che titolo avrebbero? Hanno sottoscritto per un trentennio
contratti ridicoli, dandocene anche solo 8 di 'aumento'! Ecco perché
oggi non spiegano la sostanza della manovra. Così come non spiegano che
gli scatti d'anzianità sono vietati dal Dlvo 29/93, da loro concordato
all'epoca con il Governo Amato (oggi super-pensionato di lusso) negli
accordi sul costo del lavoro. Denunciamo quindi che il 'congelamento',
la manfrina della parziale 'restituzione' con la truffa della 'presa
dal mucchio' del fondo di istituto, oggi così ridotto da impedire la
retribuzione degli straordinari del personale ata e delle ore dei
progetti dei docenti, vengono da lontano ed hanno origini sulle quali
tutti tacciono. La verità che nessuno dice è che nelle leggi
finanziarie, da molti anni, non si possono stanziare fondi per gli
scatti.
Ma CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda sono complici anche oggi, col loro
silenzio, rispetto al programma del Ministro Giannini. Costei intende:
1) eliminare la libertà d'insegnamento e d'apprendimento tramite
'valutazioni' discrezionali d'autorità da parte dei dirigenti,
collegate ai risultati dei vergognosi test Invalsi;
2) superare anche per contratto gli scatti d’anzianità;
3) realizzare l'unico punto 'inevaso' del programma della Loggia P2,
eliminando il valore legale del titolo di studio, così che un laureato
possa venire retribuito come se non avesse neppure la licenza
elementare;
4) eliminare gli organi collegiali, trasformare le scuole in fondazioni
e farle gestire da consigli di amministrazione presieduti dal
'dirigente' e non più da un genitore;
5) assumere il personale per chiamata diretta e discrezionale come
nelle scuole private;
6) ridurre i Licei a 4 anni, continuando nell’opera di demolizione
sistematica dei saperi e della qualità dell’istruzione (taglio delle
ore di storia, geografia, lettere, Liceo Scientifico senza il latino…).
Per le ragioni su addotte, ed in analogia con il comparto Università,
l'Unicobas vuole un contratto scuola specifico fuori dall'area del
pubblico impiego (dove non è prevista certo la 'libertà di
impiegamento' e non esistono le responsabilità penali che gravano su
chi a che fare con minori) e l'istituzione di un Consiglio Superiore
della Docenza (con diramazioni provinciali), adibito a garantire, così
come per la Magistratura, l'autonomia e la terzietà della Scuola
pubblica. Per tutta la scuola, docenti ed ata, dal momento che anche un
collaboratore scolastico ha competenze di vigilanza che un usciere del
ministero non ha, dal momento che pure gli aiutanti tecnici hanno
competenze di coadiuzione educativa e gli amministrativi firmano
bilanci di milioni che ovunque (anche nel sistema privato) darebbero
luogo a retribuzioni ben più alte.
28
APRILE 2014: SCIOPERO GENERALE SCUOLA NO GIANNINI, CON MANIFESTAZIONE
NAZIONALE A ROMA IN VIALE TRASTEVERE DAVANTI AL MINISTERO
DELL'ISTRUZIONE (h. 9.30)
Stefano d’Errico - Segretario
Nazionale
unicobas.rm@tiscali.it
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