Rappresenterà l’Italia ai Mondiali. «Non sono neanche prima della classe al liceo» - Anna, la figlia di ambulanti campionessa di neuroscienze
Data: Lunedì, 14 aprile 2014 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Eventi


Piemontese, nata da genitori cinesi: diventerò ricercatrice - TRENTO - Non chiamatela cervellona: «Ma no, non sono la più brava neanche nella mia classe al liceo». Casomai, del cervello, dei suoi segreti e di quell’insieme di studi sul sistema nervoso che rientra sotto il nome di neuroscienze, Anna, 17 anni, occhi a mandorla, sangue cinese nelle vene, inflessione piemontese, sogna di fare una ragione di vita: «Neurologa o neuroscienziata, chissà, vedremo...». L’ha scoperta solo da qualche mese questa materia che spazia dalla genetica all’immagine cerebrale, fino alla psicologia: da allora ci si è buttata a capofitto, tra una lezione e un compito in classe al liceo scientifico «Antonelli» di Novara, dove, come nel resto d’Italia, questo indirizzo di studio non rientra nel programma. «Me l’ha fatta scoprire - racconta - la mia insegnante di scienze e subito mi sono appassionata. Ho studiato in estate. Ho cercato di approfondire, mi sono creata un piccolo piano di studi. E ora eccomi qua...». Sorridente, sguardo intenso, pieno di curiosità. Si chiama Anna Pan, è nata e vive a Bellinzago Novarese, 9 mila abitanti, dove i genitori cinesi (il cognome è italianizzato da un ideogramma), ambulanti che girano i mercati della zona vendendo prodotti tessili e abbigliamento, si sono costruiti una vita una ventina di anni fa. Le fanno tutti gran festa nell’aula del dipartimento di lettere e filosofia dell’Università di Trento. Sarà lei, che ieri ha vinto la quinta edizione delle Olimpiadi delle Neuroscienze, competizione nazionale riservata agli studenti degli ultimi tre anni del liceo (2.500 partecipanti in rappresentanza di quasi 150 istituti), a portare il vessillo dell’Italia a Washington dove, a fine agosto, si terrà l’International Brain Bee Competition, una sorta di campionato del mondo per aspiranti scienziati e genietti nel campo delle neuroscienze.
Vincere le Olimpiadi italiane porta bene. L’anno scorso a Vienna, Giulio Deangeli, 18 anni, studente del liceo scientifico «Giovanni Battista Ferrari» di Este (Padova), si piazzò secondo alle spalle di un ragazzo australiano e ora si sta giocando questa importante credenziale tra istituti di ricerca di mezzo mondo. Deangeli, che frequenta l’ultimo anno del liceo e ha appena affrontato il test d’ingresso per medicina, ieri faceva parte della giuria assieme a cinque ricercatori dell’università di Trento (con lui anche il vincitore del 2012, Flavio Miorandi). Ora tocca ad Anna. «È stata dura, non mi aspettavo tanto, chissà i miei amici come mi prenderanno in giro...».
La rincorsa di questa ragazzina al podio più alto è partita da lontano. Prima le selezioni nelle singole scuole. Poi la fase regionale. E ieri i migliori tre in rappresentanza di 17 regioni (più l’Istria), in tutto 54 studenti, si sono sfidati per 4 ore a colpi di test, quiz e analisi. A curare la regia, per il secondo anno consecutivo, l’università di Trento assieme al Centro di biologia integrata (Cibio) e al Centro interdipartimentale Mente e Cervello (CiMeC). «Il livello di questi ragazzi è decisamente alto - spiega il professor Yuri Bozzi che fa parte del Consiglio nazionale delle ricerche e dirige un laboratorio del Cibio -. Le neuroscienze hanno avuto negli ultimi anni una notevole espansione sia in termini di ricerca che divulgativi. Il nostro obiettivo è coinvolgere più giovani possibili, c’è fame di scienziati...». I 54 finalisti arrivati a Trento si sono sfidati in 4 prove: una sorta di cruciverba, una tavola di anatomia del cervello, un test di diagnosi e un questionario a risposte multiple. Quindi, per dare maggior thrilling al gran finale, i migliori 5 si sono dati battaglia su altrettante domande. Quesiti del tipo: «Qual è la parte del sistema nervoso che media le risposte allo stress?» (risposta: sistema simpatico), oppure «Qual è la struttura del lobo temporale importante per la memoria?» (risposta: ippocampo).
Anna, con i suoi 17 anni, tra le mani il diploma di fresca campionessa olimpionica, difende con i denti la sua normalità: «No, non sono una secchiona, ho tanti amici e mi piace divertirmi. Però è vero che se devo scegliere tra un libro e un’ora di palestra preferisco il primo: la lettura è la mia grande passione, leggo di tutto, soprattutto storie e romanzi... Mica penserete che passi tutto il mio tempo sui testi di neuroscienze?». Papà e mamma non sono potuti venire, prima il lavoro: «Saranno felici - racconta Anna - e chissà la faccia quando dirò loro del viaggio a Washington...». In vista del quale la Società italiana di neuroscienze darà ad Anna una borsa di studio di mille euro.

Francesco Alberti
Corriere.it





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