Scuole come caserme. Ma qual è il ruolo dei docenti oggi?
Data: Venerdì, 11 aprile 2014 ore 08:00:00 CEST Argomento: Sindacati
Dopo le polemiche
scoppiate a Palermo, in seguito ad un nostro comunicato, dove
denunciavamo i fatti accaduti venerdì 4 Aprile, quando in pieno orario
di lezioni, la succursale del Liceo Linguistico "Ninni Cassarà" si è
trasformata in una sede staccata della Questura, con docenti
interrogati e messi dinanzi alla condizione di denunciare i propri
allievi occupanti (occupazione di Dicembre), alunni identificati e
fatti oggetto di provvedimenti di natura legale quali interruzione di
pubblico servizio e violenza privata. Tutto a distanza di cinque mesi
dall'occupazione che ha visto coinvolte quasi tutte le scuole di
Palermo, senza che nessuna di queste scuole subisse lo stesso
trattamento.
Dopo la manifestazione che Martedì 8 Aprile ha visto studenti Medi,
collettivi studenteschi universitari, Cobas, Usb, Slai Cobas e
Rifondazione Comunista protestare all'esterno dei cancelli del Liceo
per testimoniare la propria solidarietà agli alunni criminalizzati e ai
docenti sottoposti ad interrogatorio.
Dopo le sterili risposte del Dirigente Scolastico, trinceratosi dietro
comunicati in cui cita articoli del codice di procedura penale, quasi
fosse un avvocato difensore di se stesso, con lo scopo di allontanare
il vero problema: "Un dirigente deve tutelare docenti ed alunni,
opponendosi ad eccessi che potrebbero snaturare quel luogo di
formazione, o deve trasformarsi in ufficiale giudiziario?".
Dopo tutto questo, oggi vogliamo porre una questione che come docenti
ed educatori risulta centrale per comprendere la natura degli eventi
gravissimi che sono accaduti:
un docente "deve" denunciare i propri alunni?
Il valore pedagogico dell'incontro formatore-alunno, fatto di reciproca
fiducia e crescita, può essere ridotto alla stregua della dinamica di
potere, autoritaria e repressiva, denunciate-denunciato?
Abbiamo deciso come sindacato fatto di tantissimi insegnanti, di
lasciar rispondere i nostri studenti, che in un loro comunicato in
risposta all'eurodeputato Sonia Alfano, più di tanti loro insegnanti,
hanno colto in pieno le questioni in campo:
"La scuola non dovrebbe essere un luogo di formazione?
Non dovrebbe essere lo spazio in cui i giovani formano le proprie
coscienze collettive e individuali?
Non dovrebbe essere la fase in cui si scoprono il confronto, il
dissenso e la differenza(!) delle idee e delle posizioni?
Non pensa che fare indicare da professori incapaci studenti considerati
“pericolosi” sia la negazione di tutto ciò?
Anni di mobilitazioni non hanno convinto lo Stato che secondo lei ci
garantisce (a colpi di denunce, ma per il nostro bene…) a rivedere i
piani di smantellamento della formazione pubblica e dei diritti sociali
di questo paese.
Beh noi, a differenza di quelli che dice essere lei “le povere vittime
delle occupazioni”, stiamo provando a cambiare le cose. Forse è proprio
questo che a lei, alla procura e ai professori spaventa più di ogni
altra cosa: vederci ritrovare la volontà di essere protagonisti delle
nostre vite! Vorremmo dedicare un ultimo e rapido pensiero a quei
professori (non tutti, attenzione) che si sono prestati a questo sporco
gioco. A costoro vorremmo soltanto ricordare che denunciare dei propri
studenti che hanno come unica colpa quella di essere politicamente
attivi è la negazione stessa del loro ruolo d’insegnamento. Additare e
segnalare ragazzi con cui il confronto e la relazione dovrebbero essere
quotidiani e di fiducia vi proietta immediatamente fuori da ogni
parvenza di comunità scolastica e dell’educazione (che non c’è più ma
che qualche sano docente prova ancora ad alimentare) e vi trasforma in
meri gendarmi dell’ordine costituito.
Sappiamo che queste parole difficilmente vi creeranno sensi di colpa e
rimorsi ma ci teniamo a ribadirvi che scelte come quelle compiute
venerdì (anche soltanto di tacito consenso) sono il motivo stesso per
cui la distanza tra noi e voi diviene sempre più incolmabile. Voi,
così,avete scelto di difendere la stessa vergogna contro cui vi
lamentavate: riforme, tagli e offerte formative sempre più
dequalificanti vi ringraziano di cuore".
Queste parole dovrebbero far riflettere ogni singolo insegnante,
soprattutto coloro che ritengono giusto denunciare i propri alunni,
aiutandoli a capire che nascondersi dietro la parola "legalità"
significa solo testimoniare la propria incapacità di comprendere la
natura del proprio ruolo, mostrate la propria debolezza nella
risoluzione delle dinamiche conflittuali all'interno delle scuole,
sostituire il valore dell'autorevolezza con quello dell'autorità.
Nel momento in cui il rapporto docente-alunno viene meno … cari
colleghi la scuola è finita !
USB P.I. Palermo - Scuola
palermo.scuola@usb.it
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