Inglese si impara anche con app italiane - Startup studenti raccoglie investimenti per oltre 400mila dollari
Data: Martedì, 08 aprile 2014 ore 08:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Imparare una lingua
straniera senza passare per le tradizionali lezioni in classe è
diventato più facile ai tempi del web e delle applicazioni mobili. E,
accanto a casi di successo mondiale come l'app Duolingo, che
'istruisce' oltre 12 milioni e mezzo di utenti col suo metodo basato su
quiz e traduzioni, nel settore si stanno facendo strada anche diverse
start up italiane. Tra queste Fluentify, nata dall'idea di quattro
studenti torinesi, che, attiva da meno di un anno, ha appena portato a
casa un finanziamento di 410 mila dollari, a conferma della bontà delle
loro idee.
Registrata a Londra ma con l'intenzione di tornare a brevissimo in
Italia, Fluentify è una piattaforma web - presto anche mobile - per il
'tandem linguistico online'. Si tratta di un sistema di videoconferenza
integrato che permette a chiunque si registri di entrare in contatto
con un tutor madrelingua inglese per fare conversazione, a un costo
contenuto ma senza vincoli di abbonamento. Una piattaforma che
garantisce sicurezza nelle transazioni economiche e agli studenti il
livello qualitativo dei tutor, a differenza dei sistemi e degli accordi
'fai da te' che imperversano via Skype. Un progetto che in pochi mesi
ha già venduto oltre 4 mila sessioni linguistiche a 9 mila utenti e ha
chiuso una collaborazione per una piattaforma in co-brand con la
prestigiosa scuola Kaplan International. ''L'obiettivo - spiega
all'ANSA Giacomo Moiso, uno dei fondatori di Fluentify - è di
continuare a crescere almeno del 10%, settimana dopo settimana''.
Qualche giorno fa la chiusura dell'investimento di 410mila dollari,
guidato da Stefano Marsaglia, co-ceo di Mediobanca. Una somma che
consentirà all'impresa di ampliare i propri orizzonti e riportare un
pezzo di business in Italia.
A puntare sul ''social learning'' ci sono però anche altre start up
italiana, come la Naboomboo che stima che fra tre anni il settore
supererà i 4 miliardi di euro. Un vero e proprio 'boom' dal poco meno
di un miliardo di euro stimato nel 2012. La società fa parte di
Treatabit, il comparto 'digital' dell'incubatore I3P del Politecnico di
Torino, e lancerà nei prossimi mesi una piattaforma multimediale di
scambio linguistico, una sorta di luogo virtuale di conversazione per
allenare e migliorare le proprie conoscenze linguistiche, fortemente
basata sull'elemento sociale.
In vetrina al CeBit di Hannover, la più grande fiera dell'Ict al mondo,
quest'anno c'era anche Rooshu, di Business Innovation, che sta
sperimentando in due scuole pugliesi un sito web attraverso il quale
scaricare dei brani per la comprensione dell'inglese e che punta su un
sistema intuitivo per imparare dai propri errori e ''giocare'' a punti
anche con altri utenti.
Per le scuole è disponibile un registro di classe online, in supporto
al lavoro degli insegnanti. Attivo da fine 2013, il sito si specializza
anche nella collaborazione con aziende alle quali offre l'opportunità
di fare formazione con contenuti tematici specifici.
Ansa.it
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