Perché amo la mia scuola
Data: Mercoledì, 02 aprile 2014 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Apparirà inconsueto per molti il fatto che una studentessa di liceo classico decide di ringraziare la scuola e con essa il nutrito gruppo di insegnanti che la compongono. So che molti ragazzi troverebbero di cattivo gusto ringraziare per qualcosa che troppo spesso avvertono come noioso e ostico. La scuola, per tanti, è una prigione, un luogo che impone ritmi serrati, noiosi e incompatibili con le vicende di una vita spensierata; un ambito obbligatorio, monotono e talvolta asfissiante che si frequenta con la stessa felicità con cui si assumerebbe un’amara ma indispensabile, medicina. Gli insegnanti poi… assurde creature venute da un lontano pianeta che comunicano attraverso una lingua ancora più strana e incomprensibile.
Più o meno è così che i giovani coetanei vedono e vivono la realtà scolastica. Quindi, perché proprio io sento la necessità di ringraziare la scuola? Perché sono fermamente convinta che questa istituzione fondamentale valga molto di più di ciò che mostra, doni molto di più di ciò che immaginiamo; l’importante è saper guardare con occhio attento e vivace. Il mio liceo, come del resto molti altri, è un concentrato di ricchezza e bellezza, positività e passione. Devo ammettere che anch’io sino a non molto tempo fa guardavo alla scuola con occhio vigile e sospettoso, poi ho compreso, vivendo più appassionatamente e intensamente le ore scolastiche, che anche gli insegnanti hanno un’anima e che non sono marziani sempre presi dalle loro formule o dei loro libri.
Il mio liceo è dedicato a Giacomo Leopardi ed è situato in un piacevole rione della città; è una scuola dove ho avuto la fortuna di incontrare molti adulti capaci di suscitare interesse e curiosità anche verso quelle materie che ritengo meno appetibili. Trovo affascinante osservare il mio insegnante di greco e latino che trasuda passione e interesse mentre spiega gli antichi autori del passato; come non poter stare attenta durante tali spiegazioni? Ovvio, la fatica non viene tolta, ma sicuramente dimezzata dalla modalità intrigante che utilizza l’insegnante, e quell’incedere sicuro tra i meandri della storia antica segna anche il passo della mia attuale vita, ponendomi dinnanzi ad un orizzonte e a un giudizio buono e positivo. Con questo sguardo, non importa se le lezioni sono pesanti, quello che realmente conta e ciò che la modalità utilizzata dagli insegnanti mi ha lasciato dentro il cuore. Questo per me è educare e imparare. E io ho la fortuna di viverlo ogni giorno.
Nel mio liceo non si ha solo la possibilità di apprendere notizie e nozioni fondamentali, non si imparano solo date storiche o formule matematiche, nel mio istituto si vive vita vera, ci si confronta, ci si arricchisce vicendevolmente con uno scambio di proposte concrete e interessanti, con gesti autentici di attenzione che colpiscono anche lo studente più passivo. Talvolta mi chiedo se gli insegnanti si rendano completamente conto di quale grande responsabilità hanno nei confronti di noi studenti… magari anche loro ogni tanto ci guardano come dei marziani zeppi di contraddizioni; lo so, noi siamo complicati e lunatici, volubili e talvolta reticenti, ma se mi fermo a guardare i miei professori o il preside in persona spendersi a dismisura per noi ragazzi, comprendo la motivazione che spinge questi adulti a dedicarsi a noi con passione. Sapere che posso contare sempre su persone disponibili all’ascolto e al consiglio, rende più lieve la fatica e mi permette di “osare” un rapporto che va oltre il semplice insegnamento.
Oggi si sente spesso del disastro che regna sovrano sulla scuola, molto meno frequentemente si ode la voce di piccoli/grandi realtà, come il mio caro liceo Leopardi, che comunque, e nonostante le difficoltà dettate dalla crisi, opera con slancio e passione; ecco una delle tante scuole italiane che funziona bene, che accompagna il percorso dei suoi studenti e che, anche se sempre in progressione per migliorarsi, lascia comunque un segno positivo a chi la frequenta. Non serve altro per sentirmi libera di “volare in alto” e di poter dire con tutto il mio cuore il grande bene che voglio al mio liceo.

Maria Bonacina (studentessa liceale)





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