Origine, geomorfologia, stratigrafia e vegetazione del sistema collinare compreso tra Motta S. Anastasia, Misterbianco e Catania
Data: Sabato, 29 marzo 2014 ore 09:30:00 CET Argomento: Redazione
Delimitato
dalla rete viaria che collega i centri urbani di Motta S.
Anastasia (colline: Ninfo, Cannicciola, Milione, Sieli, Valanghe
d’Inverno, Rinazzo), di Misterbianco (colline: Port.la dei Sieli,
Mezzocampo, Gilestri) e di Catania (colline: Gilestri e Monte Po), si
situa un sistema collinare costituito con un’altimetria che non supera
i 600 m slm. L’area è attraversata nella parte centrale dalla strada
provinciale 12/II Incarozza. Segnando nella cartografia IGMI tre
vertici in Bivio Bottoga, P.go Cravona/Monte Po e contrada Rinazzo, si
ottiene un triangolo rettangolo dalla superficie di circa 1200/1300 ha.
Le colline hanno un suolo prevalentemente sedimentario – alluvionale e
in alcune limitate zone di tipo lavico (Neck di Motta S. Anastasia, con
colonne laviche prismatiche alla base. Propaggini basaltici affioranti
nel vallone dei Sieli in cui scorre il torrente omonimo). Tale sistema
collinare si è originato nel corso di un tempo estremamente lungo ed è
stato plasmato dalle forze geologiche, dal vento, dall’acqua
(precipitazioni meteoriche, torrenti, fiumi o corpi idrici
superficiali, ambienti di sedimentazione: lacustre, lagunare), dal
clima e dalla rapida o lenta deposizione in acqua dei diversi
componenti di terra (scheletro, sabbia, limo ed argilla). Attualmente
l’area collinare è interessata da corsi d’acqua con portata idrica
intermittente (torrenti: Sieli, Rosa, Cubba). La stratigrafia del
suolo, prevalentemente di tipo sedimentario – alluvionale, in
riferimento ai vari costituenti del terreno, si compone di strati di
sabbia alternati a strati di argilla grigio azzurra di diverso spessore.
Estratto dalla carta IGMI 1:25000 del
sistema collinare compreso tra Motta S. Anastasia, Misterbianco e
Catania
Il Neck lavico di Motta S.Anastasia
risalente a circa 500.000 anni fa e
su cui è stato edificato, in epoche diverse, il borgo antico del
paese con il castello e la chiesa madre. Alla base del Neck sono
osservabili delle caratteristiche formazioni colonnari prismatiche.
Altre formazioni rocciose si rinvengono nel vallone dei Sieli in cui
scorre il torrente omonimo
Formazioni laviche colonnari
prismatiche, di un certo interesse, che si osservano alla base del Neck
di Motta S. Anastasia nella Via Montalto, conosciuta come Via
Sotto le Mura, che purtroppo è poco curata e valorizzata dal
Comune. Infatti attualmente l’attenzione prevalente della
comunità sembra essere riservata per l’effimero e le
feste medievali ed è invece molto scarsa per l’ambiente, il
verde, le infrastrutture e la cura del centro urbano e del centro
storico costruito sopra il Neck , in cui si registra, a causa
dell’assenza di interventi e di un Piano di Recupero Edilizio
la lenta, inesorabile e costante riduzione degli abitanti e
l’abbandono degli edifici.
Sezione stratigrafica dell’edificio
vulcanico dell’Etna (dalle linee guida del Piano Territoriale e
Paesistico Regionale - Regione Sicilia), della camera magmatica
sotterranea, dei condotti lavici, dei camini eruttivi, della
stratificazione sedimentaria - alluvionale e dei Neck di Motta S.
Anastasia e di Paternò denudati dall’erosione
STRATIGRAFIA E CARATTERISTICHE DEL SUOLO DEL SISTEMA COLLINARE DI MOTTA
S. ANASTASIA, MISTERBIANCO E CATANIA
La stratigrafia del suolo è prevalentemente di tipo sedimentario -
alluvionale con strati di argilla alternati a strati di sabbia di vario
spessore, ghiaia e ciottoli, che in alcune limitate zone (Neck e
Vallone dei Sieli) è di tipo lavico – roccioso.
Il Vallone dei Sieli in cui scorre il
torrente omonimo in cui sono state costruite delle briglie per frenare
l’erosione. Le Tamerici, che crescono ai lati del torrente, sono le
poche piante che riescono a sopravvivere in un ambiente così
inospitale anche per la notevole frequenza degli incendi in
estate.
La formazione di tale sistema è il risultato di un’evoluzione
geomorfologica il cui inizio è collocabile nell’era Quaternaria o
Neozoica, divisa in due epoche: il Pleistocene (Glaciale o Diluviale)
e l’Olocene. L’era Neozoica vede la comparsa dell’uomo. Essa è
compresa da 1.8 milioni di anni a 11.000 anni fa (Epoca del
Pleistocene) e da 11.000 anni ai giorni nostri (Epoca dell’Olocene). Il
sistema collinare si situa tra l’edificio vulcanico dell’Etna e la
piana di Catania e nel passato doveva essere ricoperto da una
sufficiente vegetazione e protetto dai processi d’erosione, che nel
nostro tempo in considerazione dell’assenza di alberi sono
divenuti davvero imponenti ed evidenti e in direzione di un drastico e
negativo mutamento della geomorfologia del territorio.
La riduzione della vegetazione, come è
evidente dalla foto, è davvero notevole nell’area della Discarica RSU
di Motta S. Anastasia e ciò non è esente da ripercussioni negative
ambientali e paesaggistiche
L’ultimo grande esemplare ancora
esistente di Roverella – GRUPPO QUERCUS ROBUR L. : Q. congesta C.
Presl. - Q. dalechampii Ten. – Quercus pubescens Willd. ; Quercia
castagnara – Quercus virgiliana (Ten.)Ten. –
Fagaceae, (luogo di osservazione: strada SP 134 - Km 0.500 circa,
Motta S. Anastasia (CT), anno 2012) tipica specie della flora
mediterranea, che nel passato insieme al leccio e ad altre specie
mediterranee ricopriva diffusamente le colline di Motta S. Anastasia,
Misterbianco e Catania.
Nei nostri tempi le colline comprese tra Motta S. Anastasia,
Misterbianco e Catania sono quindi coinvolte in un rapido
mutamento della loro geomorfologia, che non è dovuto a fattori ed
elementi naturali ma è il risultato di azioni antropiche
attive in maniera sproporzionata in tutta l’area che accelerano
l’erosione, quali Il moto cross, le cave, i vari movimenti terra
inclusi quelli privi di autorizzazioni e la Discarica dei RSU, che
hanno come riflesso evidente l’impoverimento e talora la scomparsa
della vegetazione e dell’attività agricola. L’erosione delle colline è
così grave, che in un tempo molto più breve di quello naturale, si
assiste adesso alla veloce variazione negativa altimetrica delle stesse
con stravolgimento generale in negativo dell’intero territorio.
Nell'ambito dei fenomeni geomorfologici, infatti, sono da evidenziare (
da relazione tecnica della Provincia ): “le forme di intensa erosione a calanchi di
contrada Sieli -Valanghe d'inverno che creano un paesaggio brullo e
inospitale, il quale prelude a forme di grave dissesto se non si
interviene con sistemazioni adeguate, idonee a frenare i processi
erosivi. Tali fenomeni, anche se molto meno accentuati per la
differente natura dei terreni, si riscontrano al limite settentrionale
del territorio lungo l'allineamento collinare che delimita a sud la
vallata di Misterbianco. In data 2 agosto 1999, il Comune di Motta S.
Anastasia comunica che tra i movimenti franosi quello più significativo
si è verificato nel 1983 ed ha interessato tutto il costone ad iniziare
dall'ingresso cittadino (nei pressi del cimitero) fino a sud (Via
Vittorio Emanuele). Detto fenomeno è stato oggetto d'intervento di
sistemazione idraulico-valliva ad opera della Regione Siciliana, con la
realizzazione di pozzi drenanti e muri di contenimento con tiranti.
L'ultimo evento franoso, in ordine di tempo, si è verificato nel 1996
ed ha interessato l'abitato all'altezza del cimitero comunale sulla
strada provinciale all'innesto con C.so Sicilia. In corrispondenza di
detta zona si notano avvallamenti e deformazioni del manto stradale che
denunciano uno stato di dissesto dovuto presumibilmente anche
all'infiltrazione di acque meteoriche, ma che comunque segnano
l'elevato rischio cui è posta la zona. Tali fenomeni erosivi e di
instabilità sono favoriti dalla litologia dei terreni di tipo a strati
di argilloso plastico con strati di depositi incoerenti in cui si
verifica una circolazione idrica, che determina l’azione predisponente
al dissesto.”
Rimane da aggiungere che nella circolazione idrica stratigrafica adesso
vi si immette anche il liquido o il percolato derivato dall’enorme
deposito di rifiuti della Discarica dei RSU di contrada Tiritì
- Motta S. Anastasia, che di certo è pregiudizievole per le falde
acquifere sotterranee e per l’impiego delle risorse idriche dell’intera
area e, in considerazione della stratigrafia, anche lontano da questa.
La relazione prosegue: “In ogni caso
l’imbibizione dei terreni e la conseguente loro plasticizzazione,
nonché l’aumento dei carichi apposti su di essi e l’esecuzione di
sbancamenti creano condizioni di disequilibrio dei versanti. L’aumento
dell’edificazione nelle periferie dei centri abitati è la causa dei
sovraccarichi che poi peggiorano la stabilità del sistema e quindi
l’evoluzione futura dei centri abitati circostanti che sono fortemente
a rischio.” Il comune di Motta S. Anastasia, alla luce di quanto
sopra riportato, ha individuato ed inserito nel proprio PRG le aree di
rischio in relazione alla situazione di dissesto idrogeologico delle
colline, senza però programmare ancora alcuna azione di imboschimento e
l’adozione di un piano del verde, proprio per temperare o bloccare gli
eventi erosivi e franosi ai fini della tutela e della salvaguardia del
paese e del sistema collinare così fortemente in una situazione di
erosione accelerata e di degradazione.
Estratto delle zonazioni territoriali del rischio del sistema collinare
(dal PRG di Motta S.Anastasia) – R2/R3 ed R4. La R4 è la zona retinata
di color rosso attorno al Neck che corrisponde ad un
rischio molto elevato per la presenza degli abitanti. Mentre la R3
(zona retinata in viola) è classificata ad un rischio elevato e la zona
R2 (zona retinata in blu, che include il P.gio Guardia e il
vallone dei Sieli) è a rischio medio
La flora e la vegetazione del sistema collinare, in riferimento
all’altitudine con cui sono state individuate le dieci fasce
vegetazionali : 1) dell’Oleastro e del Carrubo – 2) del Leccio –
3) della Farnia, del Carpino e del Frassino – 4) della Roverella e
della Rovere – 5) Medio europea – 6) Illirica – 7) Sannitica – 8)
Colchica – 9) del Faggio – 10) del Peccio o Abete rosso, e delle
specie presenti rientrano nelle fascie vegetazionali dell’Oleastro e
del Carrubo, del Leccio, della Roverella, caratterizzate dalla
coltivazione dei cereali, della vite, degli ortaggi, degli agrumi, del
mandorlo e del fico d’India. Delle specie arboree caratterizzanti
quali la roverella e il leccio si rinvengono adesso solo qualche raro o
unico esemplare, mentre l’agricoltura è ormai fortemente compromessa e
ridotta. Da ciò consegue che la situazione in atto deve
essere quantomeno mitigata con un cambio della politica del territorio,
che non può più essere quella del non controllo, dell’abbandono, della
distruzione e dello sfruttamento. Per salvare noi stessi non è
rinviabile all’infinito la salvaguardia e il miglioramento del
territorio mediante opere di imboschimento e di ripristino
ecologico. In tale ambito è urgente intervenire per bloccare il
moto-cross, che velocemente distrugge la vegetazione e ne impedisce la
ricostituzione ed amplifica così e gravemente l’erosione. L’intensa
attività estrattiva (7 cave risultano ancora attive ed autorizzate dal
COREMI), in considerazione del dissesto idrogeologico dell’area,
dovrebbe essere approfondita e regolata. La gestione del
territorio e quella dei rifiuti in Sicilia, che coinvolge il sistema
collinare proprio a causa della localizzazione nel suo seno della più
grande Discarica di RSU, deve essere rinnovata con nuove e progredite
tecnologie e la visione dell’insieme e non lasciata a sé stessa ed alla
regressione. La Discarica di Motta S. Anastasia per la sua lunga durata
di esercizio e la sua grandezza ha ormai un impatto di ambientale che
sicuramente non è più compatibile con la salute umana anche per
l’estrema vicinanza dei centri abitati, a meno che non si voglia
distruggere tutto. Ma è ovvio che tutto ciò non potrà realizzarsi
fintantoché la politica continuerà sulla strada della fallimentare
privatizzazione dei servizi pubblici e non mostrerà sensibilità ai
problemi collettivi, lasciando la gestione dei rifiuti ad una
ridicola disorganicità, che con la sparizione dei cassonetti e lo
smaltimento quasi esclusivo nelle discariche disperde in ogni dove gran
parte dei rifiuti, con gravi danni al turismo e all’economia
dell’isola. Ciò nasce da un esasperato egoismo e dall’ostruzione
del pensiero che purtroppo coinvolge non solo l’individuo ma la società
intera e la politica, con la conseguenza che tutti soffrono e ne
piangono le conseguenze. Tale ostruzione di pensiero deriva dal
considerare l’ambiente separato da se stesso, mentre invero uomo,
Natura e ambiente sono un tutto organico e funzionale. E purtroppo la
dominanza del pensiero separativo non è isolata e priva di effetti,
perché si traduce in sofferenza e malattie. È sufficiente
a questo riguardo riflettere alle continue emergenze
siciliane, senza ancora giungere alla conclusione che per evitare il
completo disastro culturale, sociale ed economico verso cui siamo
diretti è indispensabile la tutela dell’ambiente e del paesaggio
con l’integrazione dell’intero sistema vita in tutte le sue
parti. L’uomo, la società e la politica non dovrebbero dimenticare
che “la Natura non ha bisogno dell’uomo ma è invece l’uomo
che ha bisogno e dipende interamente dalla Natura.” Certamente giungere
all’integrazione ovvero alla concezione del monismo, cioè del tutto
organico Uomo-Terra - Natura, rappresentato nell’antichità dal
Dio Pan, non è facile in quanto questo concetto fondamentale è
piuttosto ostico da assimilarsi. È idea comune, infatti, che ogni
essere e ogni cosa siano separati ed abbiano vita autonoma e
indipendente l’uno dall’altro e dall’intorno in cui vivono e che
distruggere l’ambiente, odiare, ferire, uccidere altri consimili
o altri viventi non sia invero distruggere, odiare, ferire o uccidere
se stesso. In più viviamo in una società non perfettamente
umanizzata e basata sul denaro e sulla selvaggia privatizzazione di
beni e servizi comuni, in cui ognuno di noi è ancora condizionato da
un’educazione, da una struttura familiare, sociale, politica e
religiosa frammentata, che è fortemente coinvolta ed
incentrata nel paradigma della divisione. Tale paradigma o modello
separativo però non corrisponde a ciò che è realmente la vita e per
questo è un’illusione, che presto o tardi dovrà necessariamente,
per la nostra evoluzione e sopravvivenza, essere abbandonata e
sostituita dalla visione corretta ed integrale della vita, dei
suoi aspetti e fenomeni ovvero da ciò che è Amore ovvero non morte.
Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it
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