Come far amare la scuola
Data: Martedì, 25 marzo 2014 ore 06:30:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


La verità è semplice e implacabile: se un ragazzo va a scuola malvolentieri e vive la scuola come una specie di condanna ai lavori forzati, c'è qualcosa di sbagliato in lui o nei suoi genitori o nelle istituzioni scolastiche.
O in tutti e tre. Apprendere per l'essere umano equivale a vivere: è un'attività gioiosa ed entusiasmante. Significa impadronirsi delle chiavi della realtà, crescere, ingrandirsi. Dovrebbe essere la risposta a un bisogno reale e quindi procurare una reale soddisfazione. E invece è un'attività che gode di cattiva reputazione.
"Non ne ho più voglia!", per quanti ragazzi è un grido di battaglia, una battaglia persa, una serie di magnifiche possibilità buttate, ore sprecate: la più bella fetta di vita affogata nella noia.

Non sentire gusto né piacere nell'apprendere è una specie di delitto: quante belle intelligenze finiscono così tra i rifiuti, quante si trascinano moribonde. Al piacere di apprendere molti sostituiscono il piacere di sapere: non è la stessa cosa. Non basta possedere le ali, bisogna imparare a volare. L'ostacolo più ingombrante sta nella mente degli adulti. La famiglia non è innocente.
Il piacere di imparare dipende dall'eccellenza della trasmissione di stimoli intellettuali e creativi a partire dagli anni zero. Scuola e famiglia si stanno facendo scavalcare da un insieme caotico di impulsi elettronici, televisivi e ambientali consumati automaticamente e che creano solo confusione. Un bambino non può aver voglia di leggere i libri di scuola se i suoi genitori accendono la televisione appena tornano dal lavoro. La preparazione migliore per un buon anno scolastico è una vera e profonda motivazione. Ma non si motiva nessuno con prediche, minacce, insistenze, ricatti affettivi, castighi o tentativi di corruzione.
Un vero "motivatore" deve tenere presenti almeno dieci "chiavi di riuscita".

1 - La vita deve essere presentata come un dono di cui si è responsabili. Non si può vivere a casaccio.
2 - E' importante riscoprire il significato di vocazione, che si trasforma in sentimento della propria unicità e nella gioiosa scoperta di attitudini e capacità. Per questo ogni bambino deve sentirsi "unico", bisogna guardarsi dal fare paragoni o metterlo in competizione con altri o ferire il suo amor proprio. Non dimentichiamo mai che i piccoli hanno bisogno di essere guardati, considerati, circondati di sicurezza affettiva e di parole che li aiutino a inserirsi nell'umanità a pieno titolo.
3 - La scoperta di essere un mix unico di qualità porta a una convinzione: ciascuno di noi ha un compito, una missione tutta sua, da scoprire e coltivare.
4 - Aiutare i ragazzi ad avere una "visione" del futuro, a figurarsi una meta e rendersi conto che le ore di scuola sono gradini che portano verso la realizzazione concreta di un sogno.
5 - Deve esistere una coerenza tra l'universo della famiglia e quello della scuola, perché le discipline scolastiche non sembrino troppo astratte ed estranee alla realtà. Far capire quanto "servono". È di somma importanza evitare discorsi negativi sulla scuola e sugli insegnanti. Ci pensano già fin troppo i mezzi di comunicazione a divulgare una scuola allo sfascio, fornendo alibi per il disimpegno a studenti e famiglie.
6 - Sapere chiaramente che le differenze scolastiche generano sofferenze nei ragazzi. Si sentono rifiutati dal sistema, mortificati nei confronti dei compagni, avviliti per la delusione dei genitori. Occorre intervenire con decisione sui punti deboli, accorgersi subito delle difficoltà di concentrazione e di comprensione, della fatica a tenere il passo di compagni e insegnanti.
7 - La motivazione è contagiosa. Insegnanti e genitori appassionati trasmettono passione, entusiasmo e curiosità per scoperte e interessi.
8 - Creare situazioni motivanti: novità e non abitudine; possibilità di far scelte; suscitare domande e non fornire risposte; qualche realizzazione concreta anche piccola, ma personale e adeguata all'età.
9 - Donare la forze necessaria per non scoraggiarsi. I tempi scolastici sono lunghi e ai ragazzi sembrano interminabili. Bisogna parlarne con onestà: lo scopo della scuola non è il conseguimento di un titolo per ottenere un posto di lavoro, ma l'opportunità di impadronirsi del sapere e degli strumenti per divenire adulti. Un po' come una pianta ha bisogno di acqua, di terra e di sole per crescere e produrre frutti. Anche la pazienza è una virtù da insegnare: consente di mettere le basi che resteranno nel tempo.
10 - E' indispensabile trasmettere il gusto dello sforzo, che non è innato: si impara. Ogni apprendimento necessita di sforzo e applicazione. Il bambino incomincia inanellando grandi sforzi per camminare, parlare, mantenersi pulito... e neanche se ne accorge, perché la sua fatica è accompagnata da una soddisfazione immediata. A scuola, la soddisfazione è lontana nel tempo. I peggio piazzati sono i "principini", i bambini abituati a ottenere sempre tutto e ad avere la soddisfazione immediata dei loro desideri: per loro è quasi impossibile sopportare lo sforzo e la fatica della scuola.
Il successo scolastico si costruisce sempre in famiglia.

Bruno Ferrero





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