L’Alchimia e l’estrazione delle sostanze vegetali (parte I - Alchimia e tecniche di estrazione)
Data: Domenica, 23 marzo 2014 ore 08:30:00 CET Argomento: Redazione
Una magica e
stupefacente Alchimia si realizza istante per istante nel
Regno Vegetale, in ogni tessuto ed organo, in ogni pianta e in ogni
organismo vegetale, per donare grazie alla luce del Sole la vita.
Infatti la luce, in quel mirabile laboratorio delle piante che sono i
tessuti vegetali, con la fotosintesi clorofilliana determina
l'assorbimento dell'anidride carbonica e allo stesso tempo il rilascio
dell'ossigeno in atmosfera necessario per gli altri viventi.
È verosimile che nel processo e con la clorofilla si realizzi una prima
fase alchemica, cioè la compressione coerente delle onde sinusoidali
della luce, che con l'anidride carbonica e in tal modo si condensa e si
solidifica in zucchero.
Successivamente col metabolismo vegetale, tale sostanza o luce
solidificata si trasfigura in innumerevoli composti che sono i
metaboliti primari e secondari, che diventano cibo per gli altri
organismi viventi, incapaci di nutrirsi da se stessi e sostanze di
interesse farmacologico e clinico.
Le piante sono gli Alchimisti più importanti, capaci, straordinari,
preparati, profondi ed esperti esistenti sulla Terra.
In particolare le piante medicinali ed officinali sono fonte di
prodotti primari insostituibili, contenenti per lo più i metaboliti
secondari, che animano un settore produttivo in crescita, di alto
valore medico, alimentare e sociale che non può essere compensato dalle
produzioni chimiche di sintesi.
Gli Egizi sono la civiltà che giunge ad un grado abbastanza
soddisfacente riguardo le terapie mediche e chirurgiche, facendo ampio
ricorso agli estratti di piante e quindi in particolare ai metaboliti
secondari dei vegetali.
Alcuni papiri, come quello di Ebers, ci illustrano le specie vegetali
impiegate e il loro uso.
Nella cura delle diverse patologie ricorrevano a quasi l'intera flora
egizia, e praticavano l'anestesia con il Papaver somniferum L..
In più sia nel Buddismo e sia nell'antico Egitto il simbolo del loto (seshen) di speranza, salvezza,
resurrezione e rinascita è di grande significato, in riferimento a ciò
che dalla Terra si eleva al Cielo ed anche all'estrazione dei principi
attivi dalle piante.
Difatti il loto, analogamente a tutte le altre piante e a
quanto succede nel processo della distillazione, ha la capacità di
affondare le proprie radici nel fango e di trarre dalla sua massa, che
sovente consideriamo inutile, sporca, informe e caotica, l'essenza e il
nutrimento indispensabile da cui derivano le preziose sostanze
nutritive e medicinali.
È una Alchimia che è alla base della vita e un'altra conferma, come se
ce ne fosse bisogno, della validità del simbolo del Tao e che il caos e
l'ordine non sono altro che due aspetti o parti diverse della stessa
cosa, ciclica ed integrale.
Nel corso del tempo e nonostante le perdite e le distruzioni che
abbattono progressivamente la civiltà egizia, le conoscenze acquisite
continuano ed hanno il loro sviluppo con le civiltà Greca e Romana.
In tale contesto la distruzione della grande Biblioteca di Alessandria,
che contava innumerevoli volumi e testi di vario genere e di Alchimia,
avvenuta ad opera dei Cristiani nel 389 d.C., è da considerarsi
come l'evento peggiore successo nell'evoluzione della nostra
conoscenza, perché ciò ha pregiudicato e frammentato la trasmissione
sino a noi dell'intero sapere egizio e non solo, in ordine anche ai
vari processi di Alchimia e di estrazione delle molecole attive dai
vegetali.
Pitagora enuncia l'universalità dei quattro elementi della Natura
(Aria, Acqua, Terra, Fuoco), che costituiscono il corpo ed Ippocrate
mette in relazione tali elementi con il sangue, la linfa e la bile.
Ippocrate fornisce anche indicazioni sulla necessità di una corretta
formazione dei medici e sulla cura delle malattie ricorrendo al
principio contrario o simile ( ad esempio: la diarrea col vomito).
Platone suppone l'esistenza di un soffio vitale che anima gli elementi
della natura componenti il corpo. Aristotele giunge a scrivere un
libro sull'embriologia.
Gli Etruschi praticano l'idroterapia e la fitoterapia con l'impiego
farmacologico di numerose specie mediterranee come il mirto, il
rosmarino ed altre.
Tra i Romani sono da citare Galeno e Plinio.
Galeno in particolare dedicò gran parte della sua vita nella ricerca
delle specie vegetali utili nella terapia e farmacologia.
I Romani si interessano molto della sanità pubblica, riconoscendo la
stessa come fondamentale per quella individuale e divengono maestri di
igiene sociale.
Dioscoride, all'inizio dell'era cristiana, nel suo libro De materia medica elenca più di 500
estratti, per gran parte derivati dai vegetali.
Successivamente nel Medioevo è la Scuola Medica di Salerno che
raggiunge uno sviluppo davvero significativo e notevole nel campo.
Ma si deve aspettare il Rinascimento per giungere ad un metodo di
sperimentazione e di osservazione maggiormente perfezionati.
Nel XVI col fiorire dell'Alchimia
Paracelso indirizza l'estrazione verso la quintessenza o l'Anima dei
vegetali, fonte delle virtù terapeutiche delle piante.
Può sembrare incredibile che la conoscenza erboristica attuale affondi
le sue radici nell'Alchimia,
che significa, fondere, unire o collegare, e soprattutto nella
ricerca alchemica del ringiovanimento del corpo, dell'immortalità e
della quintessenza, correlati alla fusione ed all'unione nell'armonia
del Corpo all'Anima, che implica la fusione dei tre stati di veglia, di
sonno e di sogno, in un unico quarto stato (Turya) di piena consapevolezza che
li racchiude tutti.
Arthur Schopenauer ci aiuta a comprendere tali stati in cui si svolge
la vita, con la seguente frase: "La
vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è
vivere, sfogliarli a caso è sognare".
Il nodo cruciale e allo stesso tempo essenziale dell'esistenza si
ritrova proprio in questo punto e cioè nella carenza di consapevolezza,
nel decadimento e nella morte del corpo, che sono afinalistiche dinanzi
alla coscienza cosmica, all'immensità che ci circonda e all'eternità
della vita, che è indistruttibile, invitta, integrale, non conosce
interruzioni e pervade tutto.
La letteratura sacra mondiale conferma ciò e contempla, in proposito e
ad esempio, la resurrezione, la reincarnazione o la continuità
dell'esistenza in luoghi celesti proprio perché il morire, anche se
illusorio, è pur sempre una mancanza ed allo stesso tempo una perdita.
Anche l'illuminazione e l'ascensione, che si rinvengono nella
letteratura sacra, sono fenomeni di trasfigurazione del corpo da una
condizione mortale ad una immortale, tendenti proprio a sanare il
processo che conduce alla morte.
E dire che tali fenomeni si ritrovano al fondamento di tutte le
religioni mondiali, alcune delle quali contemplano la resurrezione dei
morti, con miliardi di credenti che non dovrebbero nutrire alcun dubbio
circa l'immortalità, ed è quindi strano e paradossale che su di essa
insista l'incredulità quasi generale.
Difatti è verosimile che con la morte abbiano fine, seppure in un certo
modo e non completamente, non solo il corpo e una vita ma anche il
cammino terrestre di apprendimento nella materia, l'esperienza
accumulata e il sapere appreso.
E soprattutto nel caso di una vita felice in un corpo sano, con la
morte e nell'ipotesi della reincarnazione,
ad esempio, si colmerebbero fino ad un certo punto le conseguenze
negative e le perdite che tale interruzione implica, perché l'Anima
rinascendo non è detto che abbia di nuovo un corpo e un ambiente
altrettanti confacenti ed idonei, come quelli precedenti o comunque
adatti ad esprimerla compiutamente.
È davvero un bel problema per non dire un dramma, perché ciò si traduce
in una sorta di ricominciare daccapo e in ogni caso in un rallentamento
più o meno significativo dell'evoluzione, a cui l'Alchimia cerca di
trovare rimedio con la trasmutazione o la trasfigurazione del corpo, e
cioè trasformandolo in corpo di
resurrezione composto da elementi perenni e sempre vivificati
dal Fermento - oro o dalla quintessenza o dal pensiero vivificante di immortalità
dell'Anima, proprio per saldare o unire, col processo alchemico,
più interiore che esteriore, Corpo ed Anima in un tutt'uno immortale in
cui non c'è più alcuna distinzione tra le due parti, poiché il corpo a
tale stadio è o diventa l'Anima stessa.
Cosa significa, allora, tutto questo?
Si tratta di divenire creatori di un pensiero nuovo e diverso,
rivoluzionario, correlato ad uno stato o condizione di vita sovraumana,
di straordinaria armonia, bellezza e consapevolezza.
Ovviamente dinanzi al pensiero corrente, alle avversità ed alla realtà
in cui si vive, talora crudele ed aberrante, permeata in ogni suo
anfratto dalla morte e dal limite, tutto questo riesce difficile anche
solo da immaginare, ma uno stato di vita superiore è possibile ed ogni
uomo non dovrebbe cadere nello scoramento ed abbandonare la
speranza e la tensione, affinché la mente e il cuore siano capaci di
creare una realtà diversa, migliore e superiore.
L'Alchimia probabilmente è tutta qui e nell'arte di trasfigurare il
negativo in positivo nelle prove difficili della vita.
Gli Alchimisti per queste difficoltà furono sempre circondanti
dall'incomprensione e dall'incredulità generale, tant'è che furono
perfino perseguitati e molti svanirono nel nulla e di moltissimi non si
conosce la loro fine.
Il processo di trasfigurazione alchemico è diviso in: opera al Nero, opera al Bianco e opera al
Rosso e in due vie: secca (uso del crogiolo) e umida.
La via umida è quella più usata e consiste nella cottura della materia
sul fornello e nell'uovo filosofico
(Atanor, il cui etimo significa Fornace) usati per la ricerca
della pietra filosofale, ed intesi sia come ricettacolo della
trasformazione interiore e sia come un recipiente contenente la materia
grezza riscaldato per 40 giorni.
Il tutto con un denso significato simbolico.
La materia nel recipiente, ad esempio, significa la natura umana
corrente che è necessario trasfigurare in una superiore identica
all'Anima, la chiusura del recipiente indica il necessario isolamento
dal mondo sensibile, il fuoco significa il potere mentale che libera la
coscienza e i poteri dell'Anima necessari per la trasfigurazione.
La prima fase alchemica corrisponde al tempo dell'Opera al Nero, del
Piombo, di Saturno, della decomposizione della falsa realtà costruita
dall'uomo basata sui legami alla materia, del possesso e sul predominio
del pensiero negativo, cioè che tutto vada male, frutto del limite,
della divisione, dell'esagerato egoismo.
In più è anche il tempo delle prove sul piano fisico.
L'uso dell'Atanor consente
all'Alchimista di osservare i mutamenti in se stesso e all'interno del
recipiente associati ai tre colori: nero o Nigredo o Opera al Nero
(putrefazione), Albedo o Opera al Bianco (purificazione), Rubedo o
Opera al Rosso (stadio finale dell'Uno).
Tali colori sono fondamentali nell'Alchimia ed individuano le fasi
della realizzazione.
In termini semplici tali stadi e vie rappresentano le fasi necessarie,
che ogni uomo deve attraversare, per giungere all'immortalità e al
nuovo stadio di esistenza dell'Uno o del Semplice, in cui svaniscono
gli opposti e in cui la luce e l'oscurità, l'io e l'altro, il negativo
e il positivo, risplendono nella loro vera luce e natura, nella
simultanea e reciproca coesistenza, in quanto entrambi
indispensabili parti complementari di una stessa cosa e della
manifestazione fisica.
L'immortalità, infatti, è preclusa rimanendo nelle usuali concezioni
umane, nella separazione, nell'egoismo e nel materialismo, cioè nel
pensiero corrente e nelle comuni credenze e presuppone pertanto
una profonda trasformazione o trasfigurazione, per divenire un tutt'uno
con l'Amore ovvero con la "non morte".
D'altronde la manifestazione e i fenomeni fisici non sono forse il
risultato, seppure inavvertito e di cui spesso siamo inconsapevoli, di
un processo di trasfigurazione del pensiero, in cui esso
progressivamente diventa o si trasforma in azione, abitudine, carattere
fino ad essere l'intera realtà e il destino di ogni essere vivente ?
Possiamo rispondere che è molto difficile che sia altrimenti, e
che il pensiero conforma con un processo finora sconosciuto la
materia e che la materia e ciò che ci circonda ci danno un'idea della
realtà, ma non sono l'intera realtà in quanto essa è piuttosto un
tutt'uno di materia, energia, pensiero, emozione e sentimento.
Ed è da rilevare come perfino nell'etimo morte ed Amore, siano in effetti le
parti complementari di un'unica cosa e che l'immortalità si verifica
quando si è un tutt'uno con l'Amore, che guarda caso significa proprio "non morte", mentre e verosimilmente
la morte accade al termine del più o meno lungo processo mosso
dall'inavvertito pensiero degenerativo e limitativo, che inconsciamente
e inesorabilmente conduce il corpo allo stato di totale separazione
dall'Amore universale, ovverossia dall'Anima.
E in tutto questo la difficoltà è nel fraintendimento storico del
significato che di solito attribuiamo all'Amore, poiché comunemente ci
riferiamo alla sua mancanza e al sentimento verso l'altra o l'altro che
non è molto significativo, perché in questo caso e sovente è un aversi,
un possedersi, una passione, che non ha niente a che vedere con
l'autentica natura dell'Amore che è lontano dall'affettività, non è
circoscritto ed è sconfinato, illimitato ed è compassione,
comunione e comune sentire.
Difatti nell'opera al Nero o Nigredo, della putrefazione, i vecchi
elementi e cioè il pensiero corrente, le credenze limitate, i blocchi,
le paure, le emozioni, i sentimenti e i pensieri di cui si nutre di
solito l'uomo, sono, similmente a quanto accade alle sostanze immesse
nella caldaia dell'alambicco, lasciati alla macerazione, alla
fermentazione ed alla putrefazione, per essere demoliti in ogni più
piccola parte e reimpiegati tutti in una nuova sintesi correlata
all'Amore, alla coscienza cosmica, all'immensità e all'eternità
universali.
L'opera al Bianco riguarda il prosieguo della precedente e la
purificazione, mentre con quella in Rosso, correlata al sangue e cioè
all'Anima, si giunge alla piena consapevolezza dell'Uno, dell'infinità,
dell'Amore e dell'illimitatezza, con cui si ha la chiara visione
dell'unicità della vita che conduce al superamento della morte, del
limite e della separazione.
Osiride, in Egitto, è l'emblema di ciò e della resurrezione, simbolo
dei cicli cosmici e di tale processo alchemico che dalla decomposizione
trasforma la forma in una diversa, perfetta ed immortale.
È un passaggio dal caos all'ordine, dalle tenebre alla luce, dalla
morte alla vita eterna, in cui le parti complementari si uniscono
nell'armonia: il Corpo all'Anima, il cuore alla mente, la coscienza
individuale alla cosmica, che in tal modo diventano capaci di ogni
forma e di crearla dal nulla.
Possiamo così comprendere come siano possibili le trasmutazioni, le
trasfigurazioni e in più avere il potere di ottenere qualsiasi cosa,
dal piombo l'oro, dalla morte l'immortalità, dal negativo il positivo,
dal dolore il piacere e la gioia e così via.
Possiamo condensare ciò con le parole illuminanti e semplici di Ibn'
Arabi:
"Il mio cuore è capace di ogni forma:
un monastero per il monaco, un tempio per gli idoli, un pascolo per le
gazzelle, la Kaaba del devoto, le tavole della Torah, il Corano.
L'Amore è il mio credo: dovunque si
voltino i suoi cammelli, l'Amore è sempre il mio credo e la mia fede."
Il grande Alchimista Alberto Magno (1206 - 1280) chiarisce mirabilmente
l'Opera alchemica di trasformazione, con le semplici parole riportate
nel suo terzo libro Storia dei
Metalli:
"L'Alchimia opera in modo da
disgregare un determinato corpo sottraendolo alla natura sua propria e
trasferendo le sue componenti essenziali a un corpo di natura diversa."
Gli Alchimisti quindi operano nei due mondi e cioè all'esterno, tra
alambicchi e distillati e nel mondo dove vivono, ed allo stesso tempo
all'interno o nel loro mondo interiore operando sempre, anche se
diversamente, la distillazione proprio per distillare sia all'esterno e
sia all'interno la quintessenza
(Amore) necessaria per l' immortalità, ed individuano nella
trasformazione o trasfigurazione mirabile e sublime della materia il
punto nodale del viaggio dell'Anima.
Loro non giudicano né vogliono trasformare il mondo, perché esso è
quello che è ed è illusorio, ma cercano di trasformare il decadimento
talora penoso del corpo, per trasfigurarlo in una forma perfetta
identica all'Anima e più utile per l'evoluzione e ciò per mezzo
dell'unione dei complementari, cioè del principio di crescita - vita
contenuto nelle piante (Zolfo filosofico) e del metallo liquido
(Mercurio filosofico), ovvero dell'unione del maschile e del
femminile, in modo da coagularli e generare così il Fermento -
Oro, cioè l'oro vivo, non metallico, corrispondente al pensiero
gorgogliante e vivificante dell'immortalità che rende uno il Corpo e
l'Anima.
Le acque gorgoglianti della vita
eterna, di cui si parla in letteratura, non sono altro che il
riferimento più vicino al vero di ciò che succede all'acqua del corpo
divenuto immortale, mediante l'integrazione alle acque di vita eterna dell'Anima e
all'azione del Fermento - oro
in esse contenuto.
Tali acque spirituali sono difatti di colore molto vicino all'oro, con
un gorgogliamento analogo a quello dei mosti in fermentazione.
In tal modo con l'immortalità l'uomo fuoriesce col corpo e con l'Anima
dalla ciclicità della vita, e verosimilmente dal samsara (ciclo delle nascite e delle morti).
Di conseguenza l'Alchimia, che possiamo definire una scienza vera,
completa ed attuale, ricerca l'elisir
(essenza) di lunga vita e non tanto i rimedi
per la cura delle malattie, che tutto sommato costituiscono un aspetto
consequenziale del decadimento delle funzioni dell'organismo, non
rilevante e secondario.
Certamente l'immortalità sfida la mente, la ragione e l'umanità,
il nostro essere e la nostra vita per intero, ed è complessa,
complicata, fuoriesce dai nostri abituali schemi di pensiero ed è
inverosimile e tuttavia costituisce un fenomeno da non escludere a
priori, perché nessun dato scientifico, anche sperimentale, è a suo
sfavore ed è quindi quantomeno possibile.
Inoltre l'Alchimia affonda le sue radici anche nella geriatria.
Difatti nel passato, soprattutto in India e in Oriente, l'Alchimia è
stata anche una necessità, poiché gli anziani erano considerati dei
parassiti sociali e venivano esiliati, abbandonati nelle foreste o in
altri luoghi sperduti a loro stessi e alla morte.
In tale pessima condizione, debilitati dal decadimento del corpo e
dalle malattie, la soluzione per sfuggire alla morte era quella di
trovare un metodo (preghiera, incantesimo, magia) o un rimedio vegetale
e minerale o erbometallico, erbominerale, in grado di provocare il
ringiovanimento del corpo e la conseguente sparizione delle malattie.
In tali composizioni per il ringiovanimento il metallo (oro o ferro)
conferisce la robustezza e viene mescolato, similmente all'unione di un
Corpo perfetto all'Anima, al vegetale per vivificarlo, in quanto il
vegetale è come l'Anima, cioè un'entità sempre crescente caratterizzata
dal principio di Crescita - Vita.
Tra i vegetali usati nel rimedio erbometallico si citano l'Efedra (Ephedra distachya L. - Ephedraceae)
e l'Amala (Emblica officinalis
Gaertn. - Phyllantaceae) o le secrezioni vegetali come le resine.
Quando una persona assume tale sostanza, erbo - metallica, il
corpo è reso forte come il metallo e l'essenza vitale cresce come una
pianta in modo perenne, giacché conferisce l'immortalità
L'assunzione di tale composto alchemico, metallo - vegetale, quindi non
serviva tanto a debellare le malattie, ma a stimolare la fusione più
intima del corpo all'Anima mediante il Fermento - oro, in modo da
ringiovanire ed irrobustire il corpo sino a farlo divenire immortale.
Anche alcune pratiche quali quelle del riassorbimento all'interno del
corpo degli elementi essenziali, vitalizzanti ed energetici del proprio
seme e dell'essenza del sangue, in quanto concentrati di vita, pare che
siano stati applicati, poiché in grado di provocare il ringiovanimento
del corpo.
La concentrazione e l'azione vitalizzante di tali liquidi corporei ,
per l'Alchimia, è il risultato finale di una sorta di distillazione a
debole energia e calore che avviene nell'organismo, similmente a
quanto si osserva in Natura, come è nel caso del ciclo idrologico, dei
metaboliti secondari e dei secreti ghiandolari (peli, tricomi, tasche
lisigene), laticiferi e resiniferi dei vegetali, della fisiologia e
della costituzione del corpo, raffrontati sia al distillatore e sia
alla distillazione.
In effetti sia i tessuti e gli organi delle piante che producono tali
secreti e secrezioni e sia alcune parti del corpo umano, mostrano
un'analogia davvero sorprendente ed impressionante con la
distillazione, le parti e il funzionamento del distillatore.
E riguardo al corpo dell'uomo basta pensare alle analogie di forma e
funzione dello stomaco e della caldaia o cucurbita, della testa e del
capitello, del naso e del refrigerante.
Il latte, ad esempio, non è forse un secreto derivato dalla
distillazione del sangue ?
Una distillazione certamente a debole calore ed energia, ma pur sempre
distillazione è da considerarsi.
E ciò è estensibile ad altri processi naturali e fisiologici analoghi
che si verificano negli organismi minerali, vegetali ed animali.
Le sostanze nel corpo sono dunque trasformate o trasfigurate similmente
a quanto succede nella distillazione, tanto è vero che alcuni liquidi o
secreti fisiologici sono paragonabili a dei veri e propri distillati
ricchissimi di sostanze volatili ed eteriche, del principio di vita e
di energia come il seme, le varie sostanze endocrine ed esocrine e il
sangue che nutre il corpo.
Una convalida si ritrova nella pratica medica dell'autoemoterapia, che consiste
nell'iniezione intramuscolare del proprio sangue prelevato da una vena,
che è ancora e sovente impiegata in alcune parti del mondo, considerata
efficace nel miglioramento delle condizioni di salute e una vera e
propria panacea.
In India e, in generale, in Oriente riguardo le analogie tra il corpo,
la fisiologia umana e la distillazione, il corpo fisico viene associato
al Corpo di Luce caratterizzato dai 7
chakra, derivati dall'intreccio dei vasi invisibili (nadi) in cui scorre il Prana, o
verosimilmente l'Etere o la luce debole od oscura in interazione con la
materia del corpo.
I sette chakra o ruote invisibili, simili ad imbuti
spiraliformi si ritrovano dal perineo e via via lungo la colonna
vertebrale, fino alla sommità della testa.
Ciascun chakra è in
riferimento a un particolare distretto corporeo, alla sua fisiologia,
ai tessuti, agli organi e alle ghiandole endocrine specifici.
Le ghiandole endocrine in relazione all'interazione tra corpo visibile
ed invisibile, producono così dei secreti endocrini o distillati che
poi sovraintendono alle diverse funzioni del corpo.
Dal punto più basso del chakra
del perineo a quello più alto del chakra
della sommità della testa la materia (le cellule, i tessuti, gli organi
e gli apparati) è in interazione continua con il prana, i
pensieri, i sentimenti e le emozioni specifiche, in una sorta di
distillazione a debole energia e calore in cui il tutto, materia e non
materia, visibile ed invisibile, si va sempre più trasformando con il solve et coagula sino a
quando nella ghiandola endocrina corrispondente si ha il distillato o
il secreto specifico, che in piccolissime quantità e una volta immesso
nella circolazione sanguigna, determina gli effetti fisiologici
particolari nel corpo.
Altre secrezioni esterne o esocrine del corpo, sono elaborate allo
stesso modo.
Un altro secreto o distillato speciale può essere prodotto, in
determinate condizioni e con l'interazione del cosiddetto Chakra Kala, dalla ghiandola
pineale o epifisi.
Tale divino distillato o secreto è conosciuto col nome di amrita o ambrosia, nettare degli Dei,
ed è verosimilmente l'elisir della vita eterna ricercato dagli
Alchimisti, che dalla ghiandola pineale fluisce nel palato molle,
proprio per caratterizzare tale stato sovrumano del corpo, della mente
e della fisiologia, che dona all'Alchimista anche la capacità di
trasformare qualsiasi metallo in oro.
Anche in questo caso desta meraviglia l'analogia del processo con la
distillazione e il distillatore.
Difatti tutta la materia insieme ai pensieri dei distretti corporei
inferiori, vengono come distillati a debole calore ed energia sino a
condensarsi nel capo, che possiamo paragonare ad un vero e proprio
capitello o deflemmatore, per condensarsi quale secreto nella ghiandola
pineale.
Un suggerimento dello yoga, per stimolare tale secreto della ghiandola
pineale (amrita), è quello di
curvare all'indietro la lingua toccando con la punta il palato molle.
Interessanti in proposito sono gli studi di Konstantin Korotkov,
docente presso l'Università Tecnica Statale di San Pietroburgo
(Russia), riguardo l'eternità del corpo eterico dell'uomo, per cui
l'uomo non è solo il corpo fisico, e l'interazione tra i biocampi e la
coscienza, rilevata dal dispositivo GVD, e l'aumento o la diminuzione
del campo energetico del corpo umano, a seconda dei pensieri,
sentimenti ed emozioni di odio, rabbia, tristezza, astio, oppure di
amore, gioia e intenzioni positive che investivano la sua persona.
Da questo è facile presumere come i pensieri, i sentimenti e le
emozioni, non siano privi di effetti ma siano invero fondamentali per
la corretta ed armoniosa fisiologia corporea, compresa quella
sovraumana che implica l'immortalità.
Riassorbire e reimpiegare nel corpo tali secrezioni e in particolare il
seme o gli elementi germinali maschili e femminili, significa quindi
aumentarne la vigoria, il ringiovanimento per giungere così all'eterna
giovinezza.
Nel corso del tempo nella ricerca alchemica correlata alla geriatria è
però l'Anima dei vegetali che diventa il rimedio preferito, in quanto
nei vegetali si ritrova copiosamente il principio di Crescita -Vita.
L'unione dell'Alchimia alla distillazione deriva anche da questo, e in
particolare dalla correlazione tra il distillato e il pensiero,
considerati entrambi come quintessenza perfetta di ogni cosa e di ogni
organismo.
In ogni vita ogni uomo commette azioni buone e cattive e nessuno ne è
esente.
Tuttavia, così come accade nella distillazione, l'Anima distilla e trae
da ogni vita solo le parti buone e leggere e tralascia nella caldaia
della materia ciò che è pesante e tutto il negativo, da cui ha però
tratto il positivo.
L'Alchimia iniziò e si fuse sempre più con la distillazione e come
diramazione dell'erboristeria, e produsse vari preparati erbometallici
il cui principio attivo era l'Anima della pianta.
La trasmutazione dei metalli in oro degli antichi Alchimisti è da
intendersi in tale senso e come Fermento - oro, poiché l'oro vivo non
fossile così ottenuto era talmente ripieno del principio vitale, che
conferiva al corpo l'immortalità e l'eterna giovinezza.
Ovviamente ciò al pensiero comune è incredibile, anche perché le
conoscenze sono limitate da una scienza che sovente risulta ancora
permeata da dogmi e certezze.
Tuttavia la realtà è sempre semplice, non segue il pensiero corrente,
le credenze umane e scientifiche e le trasmutazioni e le
trasfigurazioni, sono fenomeni normalissimi e frequentissimi che
avvengono in Natura e in tutti gli organismi viventi.
Louis Nicolas Vauquelin (1763 - 1829), ad esempio, costatò l'errore
basilare della legge di
Lavosier del nulla si crea e nulla si distrugge, poiché
nella realtà ogni essere o cosa piuttosto si trasfigurano, ed ogni
elemento talvolta può trasmutarsi o trasfigurarsi in un altro e in tal
modo le trasformazioni e le reazioni possono non seguire la
stretta correlazione quantitativa e qualitativa.
Difatti si accorse nel corso delle sue esperienze come le galline
producessero, tra uova e feci, una quantità di calcio almeno quattro
volte superiore a quella che ingerivano.
Il calcio evidentemente veniva fuori dalla trasmutazione a debole
energia di altri elementi, come il silicio e il potassio.
Luis Krervran (1901 - 1983) successivamente eseguì in modo accurato una
serie di esperimenti, che confermarono quanto già scoperto da
Vauquelin, evidenziando come le trasmutazioni di un elemento siano
possibili mediante l'effetto tunnel
della meccanica quantistica, che consente l'acquisizione nel nucleo di
un elemento di uno o più protoni, che determinandone la variazione del
numero atomico, lo trasformano o lo trasmutano in un altro elemento
della tavola periodica degli elementi.
Recentemente dal 1989 con Martin Fleischman e Stanley Pons, ridiventa
evidente tale realtà delle reazioni nucleari a debole energia, cioè
delle trasmutazioni che non dovrebbero chiamarsi oltretutto Fusione
Fredda.
Anche la tavola periodica degli elementi, ideata da D.I. Mendeleev nel
1869, conferma in un certo modo le trasmutazioni dell'Alchimia, perché
studiandola gli elementi appaiono generati dalla moltiplicazione di
unico elemento primigenio o di base, mentre il singolo elemento
occupa una posizione nella tavola per il suo particolare numero
atomico o di protoni specifico, ed allo stesso tempo per la variazione
della frequenza che così determina il passaggio nel gruppo o nel
periodo.
Difatti i sette gruppi e i sette periodi della tavola periodica degli
elementi, mostrano un parallelismo sorprendente e degno di nota con le
frequenze delle sette note musicali, che variano pure al superamento
dell'ottava.
E ciò la dice lunga e conferma l'ipotesi di come il passaggio o meglio
la trasfigurazione di un elemento ad un altro nella tavola periodica,
avvenga in modo simile ed è scandito proprio dalla modificazione del
numero atomico, che implica la simultanea variazione della frequenza
dell'elemento.
È un'incredibile analogia che ci sembra non sia affatto casuale.
All'interno dell'Università di Benares in India, fondata negli
anni '30 del secolo scorso, è collocata una targa in marmo in lingua
Hindi, in cui si legge dell'esito di un esperimento di Alchimia
compiuto circa nel 1941 a Rishikesh alla presenza di Mahadeva Desai (PA
del Mahatma Gandhi), in cui si è avuta la trasformazione del Mercurio
in 18 Kg d'oro, che ha fruttato 72000 rupie.
L'Alchimia quindi è una scienza e gli Alchimisti non sono dei
ciarlatani.
Cruciali nello sviluppo dell'estrazione dei principi attivi e nella
conoscenza delle virtù terapeutiche e farmacologiche delle piante sino
ai nostri giorni, sono l'Istituzione degli Orti Botanici Universitari e
in particolare la classificazione delle piante del 1735, che col
Systema naturae di Carlo Linneo e la classificazione binomia (ogni
pianta si denomina col nome del genere e della specie), giunge al suo
perfezionamento.
Infatti la classificazione è importante proprio per delineare le
caratteristiche generali e particolari di ogni pianta e di conseguenza
per riconoscere, raccogliere e conservare le specie vegetali a scopo
farmacologico o per altri usi.
La fitoterapia e l'estrazione delle molecole attive derivate dal
metabolismo secondario, e dal meraviglioso e perfezionato
laboratorio chimico dei vegetali animato dalla luce del Sole che
diventa forma con la fotosintesi clorofilliana, sono quindi il
risultato di un lungo cammino ed evoluzione che non sono affatto
terminati.
I metaboliti secondari delle piante sintetizzati mediante la luce del
Sole, la fotosintesi clorofilliana e il metabolismo primario e
secondario, si distribuiscono in particolari tessuti secretori, da cui
per l'uso devono essere estratti.
In più i metaboliti secondari possono essere ricavati dalla raccolta di
parti di pianta, nel suo ambiente naturale o essere ottenuti in vitro e
trasformati con le biotecnologie vegetali.
Trattasi di tutta una serie di conoscenze e metodiche di tipo
applicativo e pratico, con tecniche di tipo chimico e di ingegneria.
La biotecnologia è un concetto molto antico che nasce con l'agricoltura
e con tutti i tentativi umani di migliorare le piante e la loro resa.
I processi biotecnologici impiegano delle culture cellulari vegetali
per mezzo di bioreattori e fermentatori, da cui si
estraggono le sostanze vegetali in quantità superiore alla
raccolta naturale.
Le cellule vegetali anziché in bioreattori o fermentatori e in limitati
e specifici casi, possono essere immobilizzate su idoneo substrato (gel
di agar, gelatina, ecc.), per evitare il rimescolamento continuo delle
pale degli agitatori che determinano un lieve abbassamento della
qualità dei prodotti.
Inoltre i metaboliti secondari si possono ottenere ricorrendo alle
piante transgeniche.
I vegetali infatti sono straordinari e introducendo nel loro DNA
porzioni di DNA di un altro organismo, che codifica una specifica
molecola, la cellula è in grado di produrla.
L'inserimento del DNA estraneo nella cellula vegetale si realizza
mediante l'impiego dello Agrobacterium
tumefaciens o di altre metodiche e con l'impiego di enzimi di
restrizione e di legame, che servono rispettivamente a spezzare dalla
cellula donatrice la porzione di DNA prescelta e di legarla a quella
ricevente.
A tale scopo dapprima si taglia la parte di DNA della codifica che
interessa di un organismo, e successivamente la si introduce nella
cellula vegetale per unirla al DNA, in modo da trasferirne
l'informazione (DNA ricombinante) ed esprimerla con la produzione della
corrispondente sostanza.
Tale tecniche sono al centro dell'attenzione e suscitano perplessità di
tipo etico e sociale.
Tuttavia non esiste il negativo o il positivo assoluto e semmai è
l'abuso o lo scorretto uso di tali tecniche, che può determinare le
problematiche o i pericoli che si prospettano in merito.
E in proposito è da citare l'agricoltura
molecolare, un nuovo settore dell'agricoltura, il cui fine è
l'ottenimento dalle piante transgeniche di proteine di alto valore e di
altre sostanze pregiate.
Ad esempio, una pianta su cui sono in corso sperimentazioni con
l'introduzione di particolari geni è la patata, al fine di ottenere dei
vaccini in modo da aiutare le popolazioni con alta mortalità infantile.
Tra le piante utilizzate in agricoltura molecolare si ritrovano anche
il tabacco, la colza, il mais e molte altre.
L'estrazione delle molecole attive o delle sostanze dalla pianta si
realizza in vari modi.
Nel caso di parti fresche di pianta, esse si spremono e si centrifugano
per ottenerne il liquido, l'essenza (es. agrumi), gli oli vegetali (es.
oli d'oliva, di ricino, ecc.) o nel caso di secrezioni o resine si
raccolgono dal punto dove fuoriescono.
L'estrazione può avvenire con solventi o altri metodi, in modo da
separare la molecola attiva o la sostanza dalle altre che non
interessano.
L'estrazione degli oli essenziali, che sono miscele complesse di
terpeni, alcoli, chetoni, idrocarburi, esteri, acidi, si effettua a
freddo con la spremitura e la sfumatura, nel caso delle essenze di
agrumi.
Per l'estrazione dell'essenza di agrumi si può ricorrere anche
all'impiego del torchio, e cioè con la pressatura delle scorze dei
frutti poste in sacchi robusti.
La maggior parte degli oli essenziali viene ottenuto con i
distillatori, preferibilmente mediante la distillazione con corrente di
vapore.
In tale caso l'olio essenziale non si altera in quanto distilla, grazie
all'azione di trascinamento svolta dal vapore d'acqua, ad una
temperatura inferiore (100°C) a quella propria di ebollizione.
Nel distillato ottenuto la separazione dell'olio essenziale dall'acqua,
si attua grazie all'imbuto fiorentino in relazione alla differente
densità per cui l'essenza può galleggiare sopra l'acqua, nella
stragrande maggioranza dei casi, o ritrovarsi al di sotto di essa, come
nel caso della cannella.
L'estrazione con i grassi (strutto e grasso di bue), denominata enfleurage, si attua nel caso dei
fiori di gelsomino, rosa, ecc., che vengono posti subito dopo la
raccolta in lastre spalmate con il grasso, in cui vengono lasciati per
24 ore, dopodiché si tolgono e si ricarica con nuovi fiori.
Più numerosi sono i passaggi dei fiori sulla lastra di grasso, in media
30 - 40, maggiore sarà la % di oli essenziali e di sostanze aromatiche
estratte.
Alla fine del processo il grasso (pommade)
si raccoglie e si immette in infusione nell'alcol, in appositi
miscelatori in modo da trasferirne l'essenza, e successivamente si
procede o meno alla distillazione.
Tale tipo di estrazione può essere condotta anche a caldo con il grasso
sciolto, a seguito di aumento della temperatura a 60 -70 °C.
Gli oli essenziali possono essere estratti anche con i solventi (etere
di petrolio, ecc.) e sottoposti o meno alla deterpenazione, cioè
all'eliminazione dei terpeni qualitativamente meno pregiati e cioè non
ossigenati o dei monoterpeni.
La deterpenazione si attua
introducendo l'essenza in una miscela alcol - acqua a basso titolo
alcolometrico di 60-70°, in cui i terpeni non ossigenati
hanno una bassa solubilità e successivamente si ricorre alla
distillazione frazionata della miscela, scartando la prima frazione del
distillato (testa).
Per estrarre gli oli e le sostanze grasse si ricorre alla spremitura
delle parti vegetali che li contengono, oppure si trattano le stesse
con dei solventi da cui poi si separano per la differente densità delle
due sostanze, cioè dell'olio e del solvente.
I vegetali producono anche le resine, cioè dei polimeri chimicamente
assai complessi, che si trovano nei materiali di secrezione di molte
piante.
Le resine trasudano naturalmente dal fusto o dai rami di piante
appartenenti alle Conifere, Leguminose, Ombrellifere, ecc., oppure sono
fatte sgorgare mediante incisioni delle parti resinifere.
La composizione chimica delle resine è variabile e contengono: essenze,
acidi aromatici (benzoico, salicilico, cinnamico, cumarico),
acidi non aromatici liberi, alcol, esteri degli acidi aromatici con
questi alcoli.
Le resine prendono vari nomi secondo la loro composizione e quelle che
contengono oli essenziali sono denominate oleoresine, le quali trasudano
liquide dalla pianta per poi ispessire all'aria (trementina). Le resine
miste sono composte da oli essenziali e da acidi aromatici e sono dette
balsami, mentre quelle miste a
gomma gommoresine. Le resine
propriamente dette sono quelle allo stato fossile (ambra, coppale).
Le resine trovano un largo impiego in tutti i settori produttivi.
Nella maggior parte dei casi per estrarre le sostanze o le molecole
attive da una pianta o da una droga, si impiega, di norma, un liquido
in grado di solubilizzarle secondo la regola che il simile scioglie il
simile.
Quindi una sostanza polare verrà estratta da un solvente polare e una
apolare da un solvente apolare, ciò in riferimento alle caratteristiche
elettriche o meno presenti nella molecola della sostanza e del solvente.
Si ha il dilavamento quando
si estraggono i vari principi dalle cellule distrutte (derivate dalla
macinazione) e la diffusione dalle cellule integre.
In generale il principale solvente è l'acqua a cui seguono: miscela di
alcol-acqua, gli oli e i grassi, il vino, l'aceto, la glicerina,
glicole propilenico.
La scelta del solvente è
variabile in funzione della molecola attiva da estrarre.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, si impiega una miscela di acqua
- alcol al 60 o 50 % , che risulta più idonea rispetto all'alcol ad
alto titolo.
Difatti usare l'alcol da solo provoca l'indurimento delle pareti
cellulari, con inconvenienti nell'estrazione dei principi contenuti.
L'estrazione può avvenire con la macerazione,
ovvero con la miscela solvente e sostanza vegetale lasciata alla
temperatura ambiente e con agitazione continua o saltuaria.
La macerazione può essere ripetuta o meno.
La turboestrazione prevede l'impiego del mixer
in cui si introduce la miscela solvente - sostanza vegetale.
I principi attivi possono essere estratti con la percolazione, che si differenzia
dalla macerazione per la dinamica, che si ha con l'attraversamento
lento del solvente nella sostanza vegetale posta in imbuti percolatori.
La percolazione può avvenire in controcorrente in appositi apparecchi,
quando il flusso del solvente è al contrario della direzione della
forza di gravità.
Altri procedimenti di estrazione, in particolare in laboratorio, sono
costituiti dall'apparecchio Soxhlet, dalla sonda ad ultrasuoni
tipo Horn per l'estrazione con ultrasuoni e l'emissione di onde
sonore superiori a 20000 Hz , e l'estrazione con fluidi supercritici
(SFE) come l'anidride carbonica che fornisce risultati ottimali
nell'estrazione delle molecole attive.
Al termine dell'estrazione si procede o meno alla torchiatura dei
residui con delle presse della miscela per estrarne le ultime quantità.
La digestione è una
macerazione condotta ad una temperatura più elevata (40-50°C).
L'estratto si ottiene con l'evaporazione parziale o totale delle
soluzioni estrattive.
Si hanno in proposito gli estratti fluidi se hanno il rapporto 1:1 in
riferimento al solvente e al peso della sostanza impiegata, molli
se giungono alla consistenza del miele e secchi se il solvente evapora
del tutto (nebulizzazione e liofilizzazione).
La sospensione integrale della pianta
fresca è un moderno metodo di trattamento della pianta
appena raccolta con l'azoto liquido, con cui si raggiunge la
temperatura di -50°C, in modo da bloccare le attività enzimatiche e
preservare così le molecole attive.
I macerati glicerici sono
preparazioni liquide che impiegano glicerina o una miscela della
stessa con alcol, in cui la sostanza vegetale viene posta per tre
settimane. Tali preparati sono fondamentali nella gemmoterapia che
impiega gli apici vegetativi ai fini terapeutici.
Le tisane si ottengono, ad
esempio, con l'acqua e a tale scopo si ricorre alla decozione,
all'infusione e alla macerazione.
Il decotto si ottiene
immergendo le parti di vegetale in acqua fredda, riscaldando sino
all'ebollizione che si protrae per qualche tempo.
L'infuso si ottiene versando
dell'acqua bollente sulle parti di vegetale e lasciando per 5-10 minuti.
La macerazione si compie
lasciando le parti vegetali in acqua fredda per una notte o più giorni.
Inoltre per procedere a tale operazione si può usare anziché l'acqua,
il vino, l'alcol o l'olio, sempre a freddo.
I preparati possono essere usati in vario modo e con diverse vie di
somministrazione (pozione, polvere, inalazione, lozione, olio, crema,
collirio, bagno, soluzione, profumo, fumigazione, vino medicinale,
compressa, enteroclisma, fasciatura, ecc.).
Le preparazioni galeniche, il
cui nome deriva da Galeno, sono: gli alcolati (ottenuti con la
macerazione delle sostanze vegetali in una miscela idroalcolica al 60 %
di alcol e la successiva distillazione ed incolori), gli alcolaturi
(ottenuti con la macerazione delle parti vegetali, senza la
distillazione e colorati), l'elisir (macerazione in alcol e zucchero),
l'estratto (ottenuti con la lisciviazione), gli idrolati (macerazione
delle parti vegetali in acqua con successiva distillazione), il mellito
(macerazione delle parti vegetali nel miele), tintura alcolica
(macerazione e soluzione in alcol dei principi attivi).
Le tinture sono tinture
alcoliche definite anche alcoliti, ottenute per semplice macerazione o
percolazione, cioè soluzioni idroalcoliche di piante medicinali,
semplici e composte a secondo se contengono una o più parti di
vegetale. Il rapporto vegetale solvente può essere 1:5, 1:10.
Tra questi preparati si comprendono le tinture vinose, acetiche, oleose
in riferimento al solvente di estrazione.
Gli sciroppi sono soluzioni
di molecole attive con l'aggiunta di zucchero in rapporto di 1 :
2.
La conservazione dello sciroppo diventa difficile allorquando la
concentrazione dello zucchero è al di sotto del 50 - 55 %.
Gli elisir sono degli
alcolati zuccherini con una % di alcol del 20-35 % mentre lo zucchero è
intorno al 40 %. Le soluzioni estrattive
successivamente si purificano con appositi apparecchi dai residui
solidi, dalle sostanze nocive che possono determinare alterazioni di
vario tipo, con processi di tipo fisico (decantazione,
sedimentazione/separazione, filtrazione) o chimico ( precipitazione,
adsorbimento, scambio ionico).
Per garantire la durata al prodotto si procede alla pastorizzazione
della soluzione estrattiva mediante l'elevazione della temperatura sino
a 70° C , per un tempo più o meno prolungato ( da 30" a 30') in modo da
distruggere i microrganismi. Le soluzioni estrattive con appositive
apparecchiature e procedimenti possono essere ridotte di volume e
conservate più facilmente o concentrate ricorrendo all'evaporazione,
alla vaporizzazione ed alla sublimazione.
Nell'estrazione delle molecole attive si ricorre anche alla distillazione e ai distillatori, con
cui si ottengono dei prodotti, che in relazione al solvente di
estrazione usato si differenziano in: alcolati
nel caso si sia impiegato l'alcol, ed idrolati
nel caso si sia impiegata l'acqua.
Difatti con la distillazione si ottengono gli idrolati e gli alcolati, quando si distillano
prodotti ottenuti da una macerazione più o meno breve di parti di
vegetale, rispettivamente in acqua o in miscela idroalcolica al 60 % e
poi distillati.
La liofilizzazione è un
processo tecnologico molto importante per ottenere l'essicazione di
estratti contenenti sostanze che con l'elevazione della temperatura si
alterano.
Dall'estratto, preventivamente congelato, rapidamente si opera a
bassissime pressioni per ottenere la sublimazione del ghiaccio da cui
si ottiene un prodotto ben secco e inalterato, spugnoso con porosità
elevata e quindi facilmente reidratabile.
Altre preparazioni erboristiche sono costituite dalle capsule e dalle compresse, che contengono polvere o
l'estratto secco della sostanza vegetale.
In conclusione possiamo dire che la radiazione solare con la
progressiva diminuzione della frequenza, grazie ai vegetali e alla
fotosintesi clorofilliana, si condensa e si solidifica per diventare
non solo cibo, ma anche una sbalorditiva serie di sostanze e composti.
Tali sostanze e molecole attive vengono estratti dalle piante con un
numero straordinario e vario di metodi ed attrezzature per trovare
impiego ed applicazione in vari settori, in specie in quelli
farmaceutico e clinico.
Marcello
Castroreale
mcastroreale@alice.it
Alambicco a bagnomaria usato
nell’Alchimia (Pietrandrea Mattioli). La distillazione a bagnomaria
usata dagli Alchimisti è quella più favorevole alle
trasmutazioni a debole energia e calore, che avvengono in Natura,
nei vegetali e nell’organismo umano per produrre i secreti (“mistici” –
“misteriosi”) ghiandolari endocrini ed
esocrini. Dai “Discorsi” (1585)
Laboratorio alchemico. Da "The
Story of Alchemy and the Beginnings of Chemistry"
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