Quattro sintomi per la diagnosi del male della scuola
Data: Giovedì, 13 marzo 2014 ore 08:30:00 CET Argomento: Opinioni
Il
sussidiario.net affronta quotidianamente problematiche scolastiche.
Gli scritti pubblicati nel periodo 9 .. 11 marzo sono carichi di
significato. Gli autori, portatori degli interessi di settori diversi,
formulano proposte che hanno un tratto unificante: l’elusione dei
vincoli posti dal sistema delle regole scolastiche. Sono carichi di
significato in quanto infrangono un principio base del trattamento di
problemi complessi, categoria d’appartenenza di quelli educativi: il
procedere per raffinamenti successivi. Le decisioni assunte ai diversi
livelli di responsabilità devono essere conformi a quanto elaborato
negli ambiti sovraordinati.
E’ carico di significato anche il fatto che i miei commenti,
inizialmente pubblicati dal giornale, sono stati rimossi nel momento in
cui le osservazioni critiche hanno coinvolto un ente che gravita
nell’area ideologica de ilsussidiario.net.
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Gianni Zen [8/3 - Scuola &
Renzi - Bene rifare i muri ma non dimentichiamo le persone in carne e
ossa] propone il punto di vista dei dirigenti scolastici.
Trascrivo il commento che ho trasmesso:
“I sistemi complessi non si possono
governare dal centro ..” è il principio su cui è stato concepito il DPR
sull’autonomia scolastica, un postulato disatteso, un assunto occultato
da chi continua a vagheggiare di ipotetici riordini. E’ sufficiente
aprire un POF per constatare come “la progettazione educativa, sostanza
dell’autonomia” non abbia intaccato il secolare tran-tran gestionale.
[In rete “L’autonomia scolastica, un’araba fenice” indica quali
sarebbero i caratteri della vita scolastica se la legge non fosse stata
sistematicamente elusa]. E’ sufficiente leggere il paragrafo
valutazione per accertare come il sistema scolastico non sia
orientato allo “sviluppo delle capacità e delle competenze, attraverso
conoscenze e abilità, generali e specifiche”, ma rimanga saldamente
ancorato alle discipline, privilegiando quelle “di base”.
Una criticità devastante: come si può governare una scuola se il
feed-back (capitalizzazione degli scostamenti risultati attesi-esiti)
non è praticabile per la mancata definizione degli obiettivi?
All’origine di tale anomalia sono da collocare i dirigenti scolastici
che rigettano il principio di distinzione fra le funzioni di governo e
quelle della dirigenza [in rete “Quale formazione per i dirigenti
scolastici?”] e ripropongono organigrammi piatti, con a cardine la loro
persona, indifferenti al fatto che l’abbattimento della complessità
formativa/educativa implica l’incrocio delle responsabilità”.
Antonio Cocozza [9/3 - E se
pensassimo a un nuovo Testo Unico?] coordinatore dell’Osservatorio
sulla scuola dell’autonomia mostra quanto vede dalla sua piattaforma.
Di seguito riporto la mia risposta:
“E’ sorprendente il fatto che il
problema scuola non trovi puntuale definizione: le ipotesi di
intervento sono formulate avendo a fondamento la gestione scolastica
corrente, la scuola in atto. Una scelta scriteriata. Presumere
che la cause prima del fallimento delle innovazioni introdotte dal
legislatore derivi dalle idee che le hanno generate ha un unico
significato: occultare le barricate erette per evitare cambiamenti. Se
si riflettesse sul fatto che l’istituzione è stata ribattezzata
SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE per affermare
unitarietà, finalizzazione, interdipendenza sinergica dei processi,
essenzialità del controllo .. si illuminerebbero le zone d’ombra in cui
si annidano i responsabili del disservizio. Un solo esempio è
sufficiente per far emergere la superficialità dell’ordinario
procedere: l’on. S. Giannini ha presentato un disegno di legge
sulla governance [DDL 933]. Un intervento elaborato per il limite dei
decreti delegati del 74 derivante dal “carattere assembleare e
quasi sempre non all’altezza degli organi collegiali, a partire dalle
assemblee studentesche e dai consigli di classe e di istituto, di fatto
esautorati dall’eccessivo formalismo centralistico”. Una visione figlia
dal sentire comune, che non deriva dall’analisi del testo della legge i
cui fondamenti sono la dottrina scientifica e la cultura moderna che,
nel concetto di sistema, trova l’architrave [CFR in rete – Coraggio!
Organizziamo le scuole].”
Claudio Gentili [10/3 - Perché
il corriere difende gli interessi corporativi?] illustra la visione
confindustriale di cui dirige il settore education.
Ecco la mia riflessione critica:
“Si può impedire ai nostri figli di
avere insegnanti e presidi giovani e preparati” è una domanda
fuorviante, una questione che banalizza il problema scuola. I nodi da
sciogliere sono ben altri. Perché nelle scuole non ci sono mansionari?
Eppure non esiste complesso organizzato che non espliciti l’oggetto del
mandato conferito ai lavoratori e che non consideri la valutazione come
stato conclusivo di un processo progettuale che soppesa lo
scostamento tra gli obiettivi programmati e i risultati
conseguiti. Non esiste complesso organizzato che non abbia definito la
propria struttura decisionale ricorrendo ai dettami delle scienze
dell’amministrazione: la scuola vive nel passato, abbarbicata
all’obsoleto, inadeguato e inefficace modello gerarchico-lineare che la
legge, inascoltata, ha abbandonato da decenni. Anche l’auspicato
dimagrimento di viale Trastevere occulta lo stato delle
cose. Se si fosse aperto un Pof, casualmente scelto, si sarebbe
constatato che l’inefficacia delle norme sull’autonomia delle
istituzioni scolastiche ha una precisa e manifesta origine. “La
progettazione educativa, formativa e dell’istruzione, sostanza
dell’autonomia delle istituzioni scolastiche”, non è praticata.
Il medico competente osserva i sintomi delle malattie e li interpreta
riportandoli all’interno d’una struttura concettuale scientificamente
definita.”
Fabrizio Foschi [11/3 –
Ministro, la formazione dei prof funziona meglio senza centralismo]
Presidente nazionale dell’associazione Diesse, operante nel campo della
didattica, dell’innovazione scolastica e della formazione dei docenti,
invia alcuni suggerimenti al ministro Giannini.
Il mio commento è stato:
”Tutti parlano di scuola .. ma a
ruota libera: lo scritto di F.Foschi, come quelli apparsi su questo
foglio nei tre giorni precedenti, si sviluppa al di fuori sia del campo
definito dalla legge sia della cultura del mondo contemporaneo.
Gli indirizzi di cambiamento auspicati sono assurdi: decentramento e
facoltà di compiere scelte, sono i caratteri salienti della normativa
vigente. La proposta oggi formulata sulla formazione dei docenti
non ha come riferimento la struttura operativa dell’istituzione scuola.
La legge ha definito la professionalità dell’insegnante e l’ha
caratterizzata con le competenze relative alla progettazione formativa,
alla progettazione educativa, alla progettazione dell’istruzione, alla
progettazione dell’insegnamento, itinerari che gli accademici non hanno
mai percorso.”
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it
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