“L’ossessione nordica”, la scoperta di una nuova sensibilità
Data: Lunedì, 10 marzo 2014 ore 07:30:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Una mostra a Rovigo approfondisce, ripercorrendo le scelte delle prime Biennali, l’influenza esercitata sui pittori italiani dall’arte di area tedesca e scandinava (e in generale del Nord Europa) tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento,

Si intitola “L’ossessione nordica. Böcklin, Klimt, Munch e la pittura italiana” la prima grande mostra incentrata sull’arte scandinava, baltica, scozzese e tedesca (nelle sue varie componenti) riletta alla luce dell’influenza esercitata in Italia. L’esposizione, curata da Giandomenico Romanelli con la collaborazione di Alessandra Tiddia, è in programma a Rovigo, a Palazzo Roverella, fino al 21 giugno.

Il percorso muove dalla presenza dell’arte nordica nelle prime edizioni della Biennale di Venezia, nata nel 1895: un elemento di novità e svolta verso linguaggi e sensibilità “moderni”.Vittorio Pica, il critico italiano forse più aggiornato e internazionale dell’epoca, che fu anche segretario generale della Biennale, osservò in occasione della quarta edizione, nel 1901, che parecchi dei nostri pittori, specie veneti o lombardi, apparivano “profondamente influenzati dall’arte nordica”, intesa nel senso più ampio possibile.

Il racconto delle prime Biennali evidenzia la successiva attenzione alle Secessioni di Monaco, Vienna, Darmstadt e alle conseguenze sull’arte italiana, specie nei territori di frontiera come il Trentino, il Friuli e l’area triestina. Della selezione “nordica” di quelle Biennali la mostra offre alcune opere fondamentali di riconosciuti capiscuola, tra i quali spicca Arnold Böcklin. Insieme a Böcklin, Ferdinand Hodler, Gustav Klimt, Max Klinger, Franz von Stuck, Fernand Khnopff e gli scandinavi di varie tendenze come Anders Zorn, Carl Larsson o Edvard Munch.

Dal punto di vista tematico è protagonista il paesaggio, con tutte le sue valenze interiori e le sue coloriture. Poi uno sguardo agli interni domestici e, infine, il capitolo “Maschere e ritratti”, sulla figura umana, fra tradizione accademica e indagine interiore.

Quanto ai pittori italiani, i nomi presenti vanno da Adolfo De Carolis e i dannunziani a Mario De Maria, il “pittore delle lune”, per restar con D’Annunzio; da Giulio Aristide Sartorio a Cesare Laurenti, fino a Luigi Bonazza a Wolf Ferrari.

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