Futuro libro: scrittori, con Internet nuove sfide
Data: Lunedì, 10 marzo 2014 ore 07:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Futuro del
libro: Camilleri, umanesimo resterà. Angela, motivare alla lettura -
"Manca una strategia, un piano psicoregolatore per creare lettori".
Dietro la suggestiva immagine da Grande fratello (quello di Orwell non
il format tv), Piero Angela intravede la necessità non di un controllo
sulla mente dei giovani quanto di uno stimolo alla lettura. Perché, in
quanto a livello educativo, come riporta l'Ocse, siamo messi maluccio:
"Solo un terzo degli italiani supera il 3" (livello mediocre), ricorda
Angela. Che aggiunge: "E' gravissima la responsabilità della scuola e
della tv che non fanno abbastanza per la cultura e per i giovani".
Occorrerebbe infatti "motivare alla lettura, ma non è facile, non ci
sono studi psicologici per indurre a farlo; una delle strade è la mamma
che legge la fiaba al piccolo".
Scuola come matrice di indirizzo ma anche antenna per intercettare i
giovani, i loro gusti e talenti. Lo scrittore Maurizio De Giovanni è
spesso nelle scuole: "Incontro tanti ragazzi e trovo sempre un grande
interesse per i libri e la lettura - dice - anche se individuo uno
spiccato approccio all'individualismo", che spinge "a interpretare le
regole come un limite da superare, soprattutto in modo non lecito". Ma
questa è tutta un'altra storia. Se sembrano tutti d'accordo sul fatto
che il libro inteso come cultura non scomparirà ma diventerà un
segmento, un aspetto della società dei prossimi anni, sul prodotto
libro c'è grande disorientamento e tra gli intellettuali si respira
l'atmosfera trepidante di un imminente avvento di una tecnologia che in
pochi mesi cambierà i quattromila anni di storia dell'uomo. Lo
scrittore Giosuè Calaciura non sa immaginare un futuro senza libro
elettronico: è "necessario e non cambierà la qualità del nostro
mestiere. Forse ci sarà una più larga fruizione". Calaciura teme
piuttosto che si "ricomponga quell'oligarchia editoriale che c'è per la
carta", è una "questione di potere, di chi deterrà le tecnologie: non
ci sarà mutamento all'interno della divisione di classe". E individua
"nell'incapacità di rinnovare il linguaggio, a differenza di quanto ha
fatto il cinema ad esempio", la crisi dell'editoria. Necessario sì,
l'e-book, conferma De Giovanni, "ma deve costare non più di 4/5 euro,
invece le case fanno cartello e quindi...".
Per il saggista e sociologo Luciano Gallino, non ci sono dubbi: "il
libro, cioè lo strumento concettuale di straordinaria e complessa
struttura a più piani, è indispensabile. Sarebbe un grosso guaio se
venisse a mancare quel fondamentale esercizio di chi si sforza di
scrivere qualcosa di complesso e di chi deve sforzarsi per capirlo". In
una recente intervista Philip Roth ha ribadito che "fra vent'anni i
lettori di romanzi letterari saranno numerosi quanto i lettori di
poesia latina". Di oggi, non nel Rinascimento. Andrea Camilleri è più
prudente e curioso e, in un mondo dominato dalla tecnica, mette
intelligentemente questa in relazione al pensiero: "Se lo scopritore
dei quanti afferma che nei suoi studi si è rifatto ai filosofi greci
allora significa che la cultura classica è fondamentale". Dunque,
"resterà", il tempo non la spazzerà via. Ma si tratta anche qui di un
gruppo ristretto di persone.
La questione che si pone lo scrittore siciliano è: "Scomparirà il senso
della cultura? Siamo alla vigilia della nascita di una cultura
utilitaristica e non più umanistica? Forse l'umanistica resterà e
resterà anche nel supporto cartaceo ma ad uso esclusivo degli
studiosi", ipotizza. E tuttavia Camilleri dice di essere "sbalordito"
dai "ragazzi, che sono tanti, interessati ai libri, e dalle tantissime
lettere ed e-mail di giovani e giovanissimi" che riceve. Una "presenza
che contraddice quelli che ai libri non si avvicinano".
Per chi non ha l'impellenza di affrontare il mercato, insomma, non
resta che "aspettare e vedere" cosa accadrà. Perché qualcosa accadrà,
eccome: Piero Angela cita uno studio dell'Università di Oxford che
prevede "la scomparsa della metà dei mestieri e realtà attuali come
sportelli bancari, studi legali, ospedali, in venti anni per la
diffusione di internet". Ma non scompariranno i lettori: "Chi ha media
intelligenza e si imbatte in internet in una cosa interessante, e trova
un libro su quell'argomento, lo compra. Internet esercita l'occhio alla
parola scritta, quindi può facilitare". Chi l'urgenza di interpretare
le dinamiche del mercato ce l'ha, invece, si sforza di analizzare e
prevedere.
Come fa l'agente letterario Piergiorgio Nicolazzini della Pnla: "Non
sappiamo realmente quale sarà il futuro del libro, anche a breve
termine e diffido da proiezioni troppo certe". Di fronte a un pubblico
mutevole, dai tempi frammentati e sempre più difficile da intercettare,
gli "editori tentano di capire a chi indirizzare e quali contenuti".
Dunque, "il romanzo di narrativa letteraria ha bisogno di sempre più
supporto di comunicazione: gli editori devono ricorrere disperatamente
a modi per focalizzare interesse del lettore, non basta più la
qualità". Libro "sempre più simile a un prodotto", dunque, con "editori
in crisi di identità". Bisogna allora valorizzare le piccole-grandi
nicchie come quella della qualità. Per Nicolazzini allora la sfida è
"tutelare gli autori ma dialogare ogni giorno con gli editori, con un
ruolo più attivo, creativo e inventivo del fare e valorizzare il filtro
che è l'agente letterario".
Francesco De
Filippo
Ansa.it
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