Regno Unito: il problema del fumo nei luoghi di lavoro
Data: Domenica, 09 marzo 2014 ore 08:15:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Il divieto di fumo nei locali pubblici, già presente in Galles e Scozia, è entrato in vigore anche nell’Irlanda del Nord, e a luglio 2007, con l’Inghilterra, sarà esteso a tutto il Regno Unito. Proprio nel Regno Unito è apparso recentemente un nuovo rapporto del National Institute for Health and Clinical Excellence (Nice) sul fumo nei luoghi di lavoro, che allarga lo sguardo oltre le questioni strettamente cliniche. Secondo il documento, in molti Paesi il fumo è la prima causa di malattie prevenibili e di morti premature. Il rischio è alto anche per i non fumatori: solo nel Regno Unito i morti per fumo passivo sono due al giorno, un dato impressionante ma anche del tutto evitabile. 
Inoltre il fumo comporta alti costi economici, e non solo per i fumatori: i colleghi dei fumatori devono coprire le loro assenze per malattia, ma anche le semplici pause per le sigarette.
Secondo gli ultimi dati dei Cdc americani, relativi agli anni 1997-2001, la perdita di produttività dovuta alle morti per fumo tocca, solo negli Stati Uniti, i 92 miliardi di dollari all’anno, ai quali vanno aggiunti i 75 miliardi di dollari per i costi sanitari legati al fumo. I dati del documento del Nice sono altrettanto desolanti: i fumatori sono il 25% della popolazione (rispetto al 21% degli Stati Uniti), ognuno dei quali perde in media 33 ore all’anno per malattie legate al fumo, senza contare la perdita di produttività. 
Le strategie da adottare
Il problema, osservano gli autori del rapporto, è come convincerli a smettere. Anche interventi di piccola entità, come colloqui di 5-10 minuti con professionisti sanitari, sono efficaci, e lo stesso tempo può essere usato per terapie sostitutive della nicotina o con bupropione. Naturalmente i risultati migliorano se gli interventi hanno durate maggiori e sono ripetuti più volte. Sono efficaci anche terapie individuali e di gruppo, counselling telefonico, materiali di autoaiuto personalizzati, ma non è ancora stato dimostrato quale di questi interventi sia più efficace.
 Spesso i medici non ricorrono a nessuno di questi interventi, per vari motivi, fra cui tempo e soldi: anche una sessione di 5-10 minuti potrebbe essere troppo lunga per una singola visita e i costi per gli interventi potrebbero essere percepiti come troppo alti. Inoltre, negli Stati Uniti molti medici potrebbero non sapere dei possibili rimborsi per questo tipo di interventi, o ignorare le risorse a disposizione. La riluttanza può derivare anche da una sfiducia infondata nelle possibilità di successo di questi programmi. In effetti le recidive sono frequenti, ma interventi ripetuti fanno aumentare la probabilità di successo. 
Infine, i medici potrebbero sentirsi isolati e sotto il peso di quella che è, in realtà, una responsabilità sociale. Le società che hanno fatto passi avanti nella condivisione di questa responsabilità sono state ripagate: grazie alle restrizioni sul fumo nei luoghi di lavoro si fuma meno, e il divieto totale fa diminuire la prevalenza dei fumatori. Un impiegato che fuma smette più facilmente in un luogo di lavoro senza fumo che in uno dove si fuma. I datori di lavoro dovrebbero incoraggiare i dipendenti a smettere: secondo le raccomandazioni del Nice, dovrebbero rendere noti nei luoghi di lavoro quali sono gli interventi efficaci e dove ci si può rivolgere per averli. Se possibile, gli interventi dovrebbero essere a disposizione sul luogo di lavoro, senza penalizzazioni per chi se ne avvale in orario di lavoro. Gli interventi per far smettere di fumare sono naturalmente utili per i singoli e per la salute pubblica, ma il rapporto del Nice estende la responsabilità alle aziende. Secondo gli autori del rapporto, i datori di lavoro più accorti prenderanno in considerazione le raccomandazioni del Nice e le applicheranno, dal momento che la salute dei lavoratori si risolve in un bene anche per l’azienda.

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