Mineo, il Carnevale di Misterbianco e i compagni di scuola
Data: Giovedì, 27 febbraio 2014 ore 08:00:00 CET
Argomento: Redazione


"Carnaluvari vattinni a Minìu, làssami fari la me' quarantana, poi veni Pasquuzza, cori miu, e ni mangiamu pasta ccu la zafarana". Nei giorni felici del carnevale di Misterbianco di 'na vota, Mineo rappresentava, per noi ragazzi, un luogo fantastico e irraggiungibile, popolato da fate e maghi, intrecciato di fiabe e incantesimi... Da grande, poi, ho "scoperto" che Mineo era "solo"... un paese in "carne e ossa", fatto di case, chiese e viuzze inestricabili da far girare la testa! Ma nei nostri "sogni carnascialeschi", Mineo è rimasto per sempre... un luogo fantastico e irraggiungibile...
Poi, "all'apparir del vero", nei primi anni d'insegnamento, ho "incontrato" Mineo, luccicante e silenzioso, assorto nel sole del primo mattino, mentre, ogni giorno, percorrevo la "Catania-Gela" per andare a scuola; ricordo, che veramente sembrava "un vecchio addormentato", disteso, com'era, ai confini meridionali della Piana di Catania, tra il giallo pagliericcio delle spighe e i pochi giardini ancora verdeggianti, rimasugli dei bei tempi, quando i nostri vecchi contadini credevano ancora di produrre frumento e arance pigmentate rosse da esportare al nord.

E, in cuor mio, amavo quel paese, anche se non c'avevo mai messo piede, l'avevo "visitato" soltanto con la fantasia... nei giorni di Carnevale, o nelle pagine dei suoi poeti, che l'avevano descritto minuziosamente, o, ancora, nei manifesti pubblicitari del "Natale nei vicoli", la gioiosa manifestazione che vi si svolgeva ogni anno, durante le festività natalizie, con presepi e iniziative culturali di elevato valore artistico.
Finché un bel mattino, con alcuni colleghi,... m'inerpicai tra le sue strade, un miscuglio di curve e di alture freddate da raffiche di vento e di ombre sfuggenti e, dopo quasi un'ora, arrivai al centro abitato.
Ma Mineo non è solamente un paese della Piana di Catania, è, soprattutto, un'idea, una metafora, una storia antica, una memoria viva, un desiderio ardente di esternare cultura, arte e rimembranza attiva e vivifica per l'intera Sicilia. Mineo, piccolo e antico paese del Calatino, è patria di poeti, letterati e santi. Tra i suoi vicoli ebbero i natali Luigi Capuana, Giuseppe Bonaviri, Paolo Maura, e tanti altri. Mineo è stato, un tempo, anche capitale del Regno di Sicilia. D'altronde, come ebbe modo di dire lo scrittore menenino, Giuseppe Bonaviri, «Mineo ha sempre favorito la nascita di poeti e pensatori tra contadini e artigiani: per tradizione, per clima, aure, venti, fasce elettromagnetiche terrestri, lunari, solari, metabolizzati per fantasiose spirali di acidi desossiribonucleici».

Quel giorno ero andato a Mineo per visitare i presepi, nascosti negli anfratti e nei cortili del paese antico, tra stoppie di vitigni e belati di pecore, nutriti dalle massaie, per latte e per compagnia dei padroni. Ed il paese era così, come l'avevo sempre sognato, tra il silenzio polveroso di Ducezio, il re dei Siculi, che ancora adorna le storie e le pietre di quassù, un miscuglio di rutilanti viuzze in saliscendi e le smangiate facciate, in stile rococò, di palazzi e chiese che ancora fanno bella figura e che testimoniano il gusto e le virtù d'un tempo passato.
E giunto al bar della piazza, inaspettatamente, qualcuno mi riconobbe che ero stato ragazzo. "Angelo, mi ricordo di te, puntuale e timido, sulla strada per Poggio Croce", quando, vestito d'ingenua speranza, mi imbarcavo, ogni mattino, sull'autobus della Circumetnea, alla volta di Catania, la città delle donne e del futuro. Dopo tanti anni, incontrare la mia giovinezza a Mineo, in un tacito e gelido giorno d'inverno, tra volti sconosciuti e gioiosi, in luoghi ignoti e lontani, è stato, sicuramente, un incredibile gioco della vita. Erano anni che non pensavo più alla scuola di Catania, ai miei compagni di banco che mi svelavano la vita beffarda della città, alle corse furtive ppi taliari "quei" vicoli opachi di fuliggine e di segatura, alle fermate dell'autobus di piazza Roma, sempre piena di cortei e di ragazze al sole, al gusto aspro di spremuta "condivisa" al chiosco, alle lezioni di geometria e di sintassi che mi avrebbero aperto strade inconsuete... e ai miei compagni di scuola... Chissà dove sono adesso!? Quale vita hanno incontrato!? Come hanno vissuto!?

Mille domande mi balzavano in mente, tanti ricordi m'inseguivano il cuore. Ma non temevo nostalgie, sospiri, nascondimenti. Troppo è già vivere.
Poi, preso dalla vita, ho quasi dimenticato quel fantastico paese,... che solo adesso ho ritrovato, quassù,... su facebook! E qualche tempo fa, invitato da un'amica, ci son ritornato a Mineo, con mio nipote e il mio amico-mentore, per partecipare ad una manifestazione in ricordo delle vittime del lavoro, ma stavolta,... nelle straduzze, nei palazzi, nelle chiese, in piazza Buglio, nel bar,... non c'è stato più nessuno a ricordare la mia giovinezza...

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





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