I Verticalisti: omaggio a don Antonio Corsaro
Data: Mercoledì, 12 febbraio 2014 ore 08:30:00 CET
Argomento: Redazione


"Il 18 agosto 1995 muore don Antonio Corsaro, teorico e singolare assertore del Verticalismo. Non amava la morte! E so per certo che non era pronto ad accettarla. Anzi, non ne parlava affatto bene! Ricordo che un giorno, in uno dei tanti incontri di gruppo, ebbe a dire: "Un concetto verticalistico è quello di non parlare mai bene della morte. Cioè a dire: non parlare mai bene della morte significa allargare le possibilità della vita. Non un prolungamento puramente fisico-chimico ma nel senso più totale del termine". E la sua vita si prolungò fino a 86 anni, e io aggiungo: e ben oltre... Il mio stato d' animo? Uso l' espressione del poeta Lenau (che ha preso in prestito da Omero): "Nero tutt'intorno!".
Ora, suo malgrado era nell' eterno, quell' eterno tanto agognato da Goethe:
"(...) Potessi io finalmente essere colmato di te, o Eterno!".
A ricordarlo sono in tanti, ma qui mi piace riportare qualche passaggio di un articolo apparso sul Corriere della Sera, nel trigesimo della sua scomparsa, a firma di Carlo Bo, suo vecchio compagno all' Università "Cattolica" di Milano, e ancora insieme nel gruppo che darà vita all' Ermetismo. [Carlo Bo,  scomparso nel 2001, è stato Senatore a vita, storico della letteratura italiana e francese, Magnifico Rettore dell' Università di Urbino].

Titolo: Coi colori e con Dio poeta e teorico del Verticalismo.

"(...) Singolare e per certi versi straordinaria figura di prete, di poeta e studioso d'arte e di letteratura, Antonio Corsaro era nato nel  1909 a Camporotondo Etneo e, dopo gli studi in seminario, il suo vescovo lo aveva mandato all' università Cattolica di Milano. Lo avevo conosciuto in quei cortili, nel gruppo capitanato da Vigorelli, e quella è stata la sua seconda università, così legata spiritualmente alle voci più libere che arrivavano dalla Francia e, più in generale, dall' Europa. Era un piccolo prete pieno di curiosità e sempre pronto a difendere le ragioni del nuovo e del libero. A Milano si è compiuta la sua formazione. Come tanti altri siciliani d' Europa. Corsaro aveva eletto il suo vero domicilio a Parigi e per moltissimi anni vi fece ritorno.

Lo rividi in uno di quei viaggi che avevano come tappa Milano: non aveva perduto nulla di quella sua antica fiamma interiore. Poi prese a insegnare, prima all' università di Perugia e poi di Palermo, dove fino all' ultimo continuò a suscitare la partecipazione degli studenti (...).

Inutile aggiungere che la sua carriera non fu facile. Corsaro era un irregolare e un cuore indipendente (...).
Una volta trovandomi a Catania, andai a salutarlo. Abitava vicino al mercato, in via Giordano Bruno, assieme alla madre; in una casa piena di amici che credevano in lui e lo consideravano un maestro naturale.

Passava, allora, per un prete rivoluzionario; se non comunista, per lo meno di sinistra: tutte definizioni che non rispettavano la verità. Corsaro stava con gli umili, con i poveri, ma anche con artisti e letterati.

Accanto all' attività di docente, svolse sempre con la stessa intensità, con uguale passione quella del critico e, se si sfogliano le sue raccolte di articoli (per esempio l' Astrattismo...) si vede che nulla sfuggiva alla sua attenzione. Ciò che atteneva al nuovo in letteratura e in arte veniva registrato liberamente senza pregiudizi. Tutte cose che inquietavano i suoi superiori, sicché quando ideò una rivista dal titolo gidiano, Incidenza, non gli mancarono i rimproveri e le critiche del vescovo. Una volta non avendolo trovato a casa, l' alto prelato protestò con la vecchia madre. Don Corsaro non accettò né il modo, né la sostanza del rimprovero e senza esitare gli telefonò per dirgli che se un' altra volta si fosse permesso di fare piangere la madre, sarebbe andato in cattedrale all' ora della Messa solenne, per schiaffeggiarlo (...).

Per lui, Dio più che nelle chiese stava in quelle vocazioni e in quelle ricerche dell' anima. Negli anni '70 diventò teorico del Verticalismo (...)".

Io aggiungo: "Ma quale ballata fu la sua vita!", ciò che Napoleone disse di se stesso, a S. Elena.

"Tutt' ora, come pura musica riecheggiano espressioni e aforismi che danno la misura della sua fede nel Verticalismo: 'Se amate l' Amore amate il Verticalismo'; 'La pittura se non è verticalista puzza di cadavere'; 'Il Verticalismo non è la tuttologia ma un raro istante di liberazione'; 'Abbiamo la convinzione che per mezzo del sistema verticalistico è possibile dare alla nostra epoca il linguaggio più concreto, il linguaggio più rappresentativo dello stato cui è pervenuto lo spirito umano'; 'Noi riteniamo che il sistema verticalistico sia l' unico sistema che corrisponda alle condizioni di civiltà in cui ci troviamo e corrisponda anche alla esigenza di superare tutti i modelli che l' arte del nostro tempo ci presenta. Per tale superamento è necessario essere verticalisti. Ma essere verticalisti non è facile, come correre dietro ad una ideologia. Essere verticalisti significa creare una scienza e avere una precisa attitudine collettiva di fronte ad ogni azione umana e a tutto il mondo che ci circonda. L' ideologismo va bandito'"...

"Fra le molte pubblicazioni di Corsaro risaltano: Astrattismo nella poesia francese del Seicento, Il nuovo romanzo francese, Forma e immagine, Su Beckett, Il nuovo teatro francese, Diario di un prete sciolto, Lettura retorica, strutturale e critica, Operetta solubile nel fuoco, Le uova fatali della gallina volante, Castello marino, La vergine, Il Figlio dell' Uomo, Il potere e la morte, Storia dei papi, Tel Quel (Tel Quel e Verticalismo a confronto), Arte e situazione scientica del Verticalismo, Fenomenologia verticalista, Proverbi verticalisti...

"Oggi, a distanza di anni, sono davvero tanti i Premi di Poesia, di Arte, di Design... (alcuni con cadenza annuale) che portano il nome di don Antonio Corsaro. E in quasi tutte le manifestazioni culturali il suo nome è sempre presente, più che mai vivo e fa da sestante. Intanto il Comune di Camporotondo Etneo gli intitola una strada: Via Antonio Corsaro. Sacerdote 1909-1995".

Salvatore Commercio
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