Scuola e la famiglia: non si educa dicendo sempre 'sì' !
Data: Giovedì, 06 febbraio 2014 ore 07:30:00 CET Argomento: Redazione
Il compito degli
educatori non è mai stato facile, e non lo è, a
fortiori, soprattutto oggi, nell'attualità drammatica della
crisi generale di valori che stiamo attraversando! Lo stesso può dirsi
della famiglia, il cui ruolo educativo, posto, al pari della
scuola, in discussione, senza alcuna "traduzione simbolica", già
a partire dall'ormai mitico sessantotto, è andato via via
evaporando fino a scomparire in una con la figura genitoriale del
Padre, ridotto a puro fantasma, non più capace di garantire
il ben che minimo rispetto delle regole e delle gerarchie dei diritti e
dei doveri tanto necessarie nella divisione responsabile
dei ruoli e delle funzioni all'interno del "sistema-famiglia".
Addirittura si è giunti, al riguardo, quasi a una radicale, quanto
paradossale inversione dei ruoli: il padre s'è fatto figlio, e il
figlio ha assunto l'autorità del padre! Come dire: Il figlio
ordina, e il padre, per "amore", obbedisce! E i professori?
Idem, mutatis mutandis! Quale il loro rapporto, oggi, con gli alunni?
Fraterno, confidenziale, protettivo e comprensivo sempre; alla
pari: si esce il sabato sera a mangiare la pizza
insieme; ci si contatta, poi, come amici via facebook; e,
last but not least, in classe, perché no, si dà del tu all'insegnante
democraticamente, come tra vecchi amici.
E come i genitori dicono sempre "sì", ai figli, per non
scontentarli, anche il docente, per apparire più
amabile agli occhi dei "suoi ragazzi", si è abituato a non usare
mai il "no" nei loro riguardi, a evitare il tono fermo del
rigore e della Legge. Più "alterazione generazionale" di
così, non si può! (- Perché, in effetti, di alterazione si tratta, e
grave, e gravida di non piacevoli conseguenze. Lo sperimentiamo, giorno
dopo giorno -).
Nella civiltà ipermoderna gli equilibri tradizionali si sono
rotti. Rifiutate le simbolizzazioni ereditarie, e annullate le
differenze generazionali, ciò che è maturata nella nuova generazione
dei figli, con la complice immaturità dei padri, e, ahimè, spesso
anche con la debolezza degli insegnanti, è stata l'idea che non c'è
nessun freno da porre al loro godimento, che tutto è dovuto, che tutto
è possibile ottenere subito e senza alcuna mediazione, senza alcuna
fatica; che nessun desiderio può essere infrenato dalla
Legge, dalla Istituzione.
E così, anche la scuola, forse senza volerlo
o saperlo, facendosi carico, per supplenza, dei sensi di
colpa e dei costi emotivi che la crisi della famiglia le ha
scaricato sulle spalle, ha visto snaturare il proprio originario
ruolo e la propria originaria funzione, che non sono certo quelle
di dovere esaudire a ogni costo il godimento o il desiderio del
giovane, quanto piuttosto di farlo responsabilmente maturare come uomo
e come cittadino, di insegnargli, tra le curricolari cose, che esiste
pure un limite in ogni cosa; che nella vita esistono pure
difficoltà e momenti che ci impongono dei sacrifici se vogliamo
raggiungere certi obiettivi; che anche dire "no", non è un atto
punitivo ma può essere più educativo e formativo; e che,
insomma, il desiderio senza Legge, senza limite può
diventare una pericolosa pulsione di morte. Scrive Massimo
Recalcati (piscoanalista) :" Credo che in ogni processo di educazione,
di "umanizzazione della vita", sia fondamentale introdurre la
vita di fronte allo spigolo duro dell'impossibile, ovvero di fronte al
senso del limite. Ma incontrare l'impossibile non significa mortificare
la vita.
E' solo l'iscrizione di un limite che rende possibile il gioco del
desiderio.
Bene: è questo l'insegnamento - secondo noi - che deve
trasmettere a un giovinetto un buon insegnante che voglia
essere, anche, un bravo maestro di vita Sempre.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com
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