Sante martiri per la dignità delle donne
Data: Martedì, 04 febbraio 2014 ore 08:40:45 CET Argomento: Istituzioni
Nel libro di Serena
Dandini “Ferite a morte” l’autrice immagina le vittime di femminicidio
che parlano fra di loro in Paradiso, quella città celeste,
perfetta e definitiva che accoglie i giusti.
“Ho immaginato un paradiso popolato da donne ferite a morte - scrive la
Dandini - sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex
fidanzate che non sono stati ai patti, che hanno pagato con la loro
vita la loro disubbidienza”. Immagina queste donne libere di raccontare
la loro storia: non hanno potuto difendersi e vogliono essere di
esempio per chi può ancora salvarsi.
La violenza di genere è sempre esistita; molte hanno resistito
preferendo la morte alla privazione dei loro diritti e della loro
dignità. La tradizione cristiana le considera “martiri della dignità
delle donne”.
Nel 1950 Papa Pio XII fa santa Maria Goretti, dodicenne uccisa per aver
resistito alla violenza di un vicino di casa. Anche Papa Giovanni Paolo
II ha beatificato quattro italiane e una polacca, giovani donne che
hanno resistito alla violenza sessuale fino a morirne.
Donne forti che hanno saputo affrontare la morte perché sorrette dalla
fede, morte e seviziate per aver disubbidito a un padre o a un
pretendente; nulla è cambiato nei secoli, le modalità possono essere
varie, ma la difesa della libertà di scelta è unica e assoluta.
Tra quelle donne ne troviamo alcune a noi più vicine perché note in
Sicilia in quanto oggetto di culto e testimoni di fede: le loro storie
si intrecciano con leggende tramandate da secoli.
Agata, patrona di Catania, sfida il potere, rivendicando la propria
libertà di scegliere la consacrazione a Dio. Il suo martirio nasce dal
rifiuto di essere trattata come un oggetto, di essere sottomessa alla
corruzione morale e al ripudio della fede. È processata, sottoposta al
martirio e al supplizio dei carboni ardenti.
Rosalia, patrona di Palermo, è vittima di pressioni familiari per un
matrimonio forzato: riesce a sfuggirvi per mezzo dell’eremitaggio.
Barbara, patrona di Paternò, vittima della gelosia di un padre padrone,
abbraccia la religione cristiana, ma il padre, la denuncia a un
magistrato romano che la condanna alla decapitazione.
Lucia, patrona di Siracusa, è promessa sposa contro la sua volontà a un
giovane patrizio, il quale rifiutato la denuncia come cristiana.
Martoriata, muore decapitata.
Quattro delle numerose Sante venerate nella nostra Regione, che sono
onorate con feste straordinarie, conosciute in tutto il mondo, miste di
devozione e di folklore. Il loro martirio si può annoverare tra i
femminicidi.
Agata, Rosalia, Barbara, Lucia e molte altre sono morte per difendere
il loro diritto di scelta. Riflessioni che le fanno vedere in un’altra
ottica, che le mostrano tragicamente attuali e vicine: vittime di
violenza, testimoni di libertà.
A questo proposito noi, donne e cittadine siciliane, cattoliche,
riteniamo giusto che le Amministrazioni Comunali siano attente alle
tradizioni e alla sensibilità della popolazione e che contribuiscano -
anche con un impegno economico - alla riuscita di queste feste.
Al contempo pensiamo che sarebbe un gesto simbolicamente forte e
opportuno, oltre che profondamente cristiano, dedicare una parte delle
somme stanziate in queste occasioni ai Centri antiviolenza, attivi
nelle nostre città, sempre esposti a vita difficile per carenza di
sostegno pubblico.
Se le Amministrazioni Comunali scegliessero di decurtare le spese per
l’aspetto tanto scenografico e plateale quanto effimero dei
festeggiamenti, in favore dello scopo da noi proposto, sarebbero non
solo promotrici di un importante supporto sociale, ma anche di un
positivo e fondamentale messaggio educativo: nel ricordo della vita
delle Sante martiri che forse ne sarebbero più contente.
Angela Giardinaro
presidente provinciale
UCIIM Catania
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