Istituti allo sbando: il Miur taglia i fondi e i dirigenti si 'aggrappano' ai contributi delle famiglie
Data: Sabato, 01 febbraio 2014 ore 08:15:00 CET Argomento: Sindacati
Le scuole in seria
difficoltà, a causa del taglio ulteriore del Mof per coprire la spesa
degli scatti di anzianità del personale: le cronache di questi giorni
raccontano che le attività sportive, progettuali e culturali degli
istituti risultano sempre più rare. I docenti arrivano a fare
volontariato. E gli alunni arrivano a vestire i panni degli insegnanti
per fare i corsi di recupero. Non si fa più sport pomeridiano e le gite
diventano una rarità.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): decurtare l’offerta formativa
significa affossare le scuole, danneggiando sia gli studenti che
rimangono indietro, cui viene negata la didattica di rinforzo, sia
quelli più bravi, costretti a svolgere attività alternative in orario
curricolare. I fondi alle scuole, come gli aumenti in busta paga, non
si toccano.
Nelle scuole italiane la riduzione del Mof, il fondo per il
miglioramento dell’offerta formativa attraverso cui il Governo vorrebbe
pagare gli scatti di anzianità al personale, sta già producendo i primi
danni visibili: dall’inizio del 2014, ogni giorno il sindacato viene a
conoscenza di casi di istituti scolastici che lamentano la scarsità di
finanziamenti e la conseguente limitazione delle attività ad
integrazione della didattica. A Treviso, a causa dei “contributi
dimezzati”, sta accadendo che “dopo le attività sportive pomeridiane,
rischiano di saltare anche le gite”. A Bologna, addirittura, ci sono
istituti dove i corsi di recupero sono tenuti dagli alunni più bravi
oppure dagli studenti universitari.
Ma una delle situazioni più paradossali si sta vivendo a Firenze, dove
le scuole sono sempre più “aggrappate” ai contributi delle famiglie,
che arrivano anche a 160 euro l’anno. E siccome in media solo la metà
dei genitori versa la quota facoltativa, i dirigenti scolastici stanno
protestando contro di loro: perché se neanche le famiglie collaborano,
versando le quote richieste, si rischia di “privare i ragazzi di
importanti opportunità”. Sempre nel capoluogo toscani, “i dirigenti
scolastici, insieme a studenti e famiglie, sono chiamati sempre più
spesso a fare scelte dolorose: vale a dire decidere quale dei corsi
attivati va cancellato. Spariscono quindi corsi di teatro, di
fotografia, corsi di lingua, di recupero, progetti di valenza sociale
come quelli sul bullismo e la dislessia”.
In effetti, negare alle scuole almeno 300 milioni di euro del Mof, come
accadrà quest’anno per coprire un diritto del personale, gli scatti
automatici in busta paga, significa in larga parte andare a tagliare
risorse dal Fondo d’Istituto: un “tesoretto” con cui ogni scuola può,
autonomamente sulla base delle indicazioni dl Consiglio d’Istituto e
del Collegio dei Docenti, retribuire le attività definite dall'articolo
88 del contratto collettivo nazionale. Come il particolare impegno
professionale dei docenti "in aula" per le innovazioni, la ricerca e la
flessibilità organizzativa e didattica; le attività aggiuntive di
insegnamento per l’arricchimento e la personalizzazione dell’offerta
formativa; le ore prestate dai docenti della secondaria superiore per
l'attuazione dei corsi di recupero per gli alunni con debito formativo.
Inoltre, sempre con il Fis, gli istituti finanziano una lunga serie di
attività, sempre funzionali all'insegnamento, che vanno dalla
progettazione e produzione di materiali utili alla didattica alle ore
eccedenti le 40 annue massime previste; dalle prestazioni aggiuntive
del personale Ata svolte oltre l'orario d'obbligo o per
l'intensificazione del lavoro al pagamento extra di due docenti
collaboratori del dirigente scolastico; dalle indennità di turno
notturno e festivo a quelle per il bilinguismo e trilinguismo; dal
compenso spettante al personale che sostituisce il Dsga alla quota
variabile dell’indennità di direzione spettante allo stesso direttore
dei servizi generali ed amministrativi. Sino ad ogni altra attività
deliberata dal consiglio di istituto nell'ambito del Pof. Oltre che gli
impegni dei docenti connessi alla valutazione degli alunni e le ore
aggiuntive dei docenti tutor degli studenti universitari impegnati nei
tirocini.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo
Confedir, “se non ci si ferma con la politica all’insegna del risparmio
ad oltranza, che danneggia personale scolastico e utenti, alunni e
famiglie, la scuola italiana è destinata sempre più ad arretrare la sua
influenza formativa. È evidente che il Mof non può essere toccato: è un
capitolo di spesa che va fatto confluire per intero agli istituti,
senza il quale le attività formative vanno in affanno”.
“Non è un caso – continua il sindacalista Anief-Confedir – che sono
sempre più gli istituti a dover ricorrere a recuperi scolastici ‘in
itinere’, con la didattica bloccata per settimane intere e i docenti
impegnati nelle attività di rinforzo e di ripetizione, anziché in
orario pomeridiano, nelle ore normalmente dedicate alla didattica
ordinaria. Per i dirigenti diventa una necessità, perché è l’unico modo
per avviare i recuperi senza pagare i docenti. Solo che a pagare, alla
fine, sono tutti gli alunni. Quelli in ritardo, cui viene negata la
possibilità di recuperare assistendo a lezioni di qualità. Ma anche
quelli bravi. Costretti – conclude Pacifico - a svolgere attività
alternative. Invece di fare lezione”.
Anief.org
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