Antimateria, Brescia rafforza la sfida del Cern per il futuro
Data: Giovedì, 23 gennaio 2014 ore 07:30:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Da Talete in qua la mente umana indaga le leggi fondamentali della natura. E finora è riuscita a spiegare l’origine di un misero 5% dell’energia dell’universo. Viene il serio dubbio che le leggi fondamentali della Fisica non siano adeguate: per questo al Cern di Ginevra, da anni, si studia l'antimateria per capire se non ci sia qualcosa da correggere. Un impegno che può contare sul contributo di assoluto rilievo del dipartimento di Chimica e fisica dell’Università di Brescia e del mecenatismo di un paio di aziende nostrane che, insieme, «firmano» un rilevatore di positroni necessario per l'esperimento. Semplifica così Evandro Lodi Rizzini, ordinario di Fisica sperimentale alla Statale, una materia fin troppo ostica per i profani. Ma perché l’antimateria? Che cos’è? E perché i bresciani? Solo l’ultima domanda ha una risposta tutto sommato semplice. E conviene andare per ordine.

L’antimateria resta uno dei più grandi misteri della scienza - ha spiegato il docente, presenti il prorettore della Statale, Daniele Marioli, il tecnico Giorgio Digiovanbattista e il ricercatore Valerio Mascagna - è una sorta di “controparte” della materia, identica in tutto eccetto che per la posizione delle cariche opposte. Se l’una ha carica positiva nel protone del nucleo dell'atomo e negativa nell’elettrone che gli orbita intorno, nell’antimateria è la carica positiva, il positrone, a orbitare intorno al nucleo fatto di antiprotone. È certo che, al momento del Bing Bang, materia e antimateria sono state prodotte in parti uguali. Tuttavia il nostro mondo è fatto di materia, e l'antimateria pare scomparsa. Dove sia finita nessuno lo sa, anche perché si annullano a vicenda e dove c'è l'una non può esserci l’altra.

A Ginevra, nel 1995 sono riusciti a produrre il primo atomo di antidrogeno, partendo da quello di idrogeno, il più noto e fatto solo di un protone e un elettrone. Nel 2002 due esperimenti hanno prodotto antidrogeno in grande quantità: il passo decisivo per avviarne lo studio, particolarmente difficile poiché questo «risultato» si riesce a tenere in vita per non più di una decina di secondi. A questo punto l’intervento dell’università di Brescia e delle due aziende della provincia, la Fratelli Bettoni di Darfo e la Tullio Fabbri di Concesio. La Statale partecipa con una decina di uomini, insieme a giapponesi e altri, al programma «Asacusa» che, si stima, nel giro di tre anni possa dare risposta alla domanda fondamentale. Poiché si conosce bene a quale frequenza risuona l’atomo di idrogeno - ha spiegato Lodi Rizzini - il progetto vuol far risuonare anche l’antiatomo per verificare se la frequenza è la stessa.

Attraverso onde elettromagnetiche e un rilevatore di positroni costruito a Brescia, si intercetteranno gli antiatomi in movimento investiti da onde elettromagnetiche. La macchina «made in Brescia» crea una sorta di reticolo che permette di capire in quale punto preciso collassa il positrone. È una sorta di «scena del delitto», che permetterà di capire come l’atomo cambi direzione, a quale frequenza avviene il cambio. Della «Bettoni» sono i tralicci per sorreggere e movimentare la macchina, della «Fabbri» un tipo di rilevatore adatto allo scopo, senza pretendere nulla in cambio. Contemporaneamente c’è un altro programma, «Alpha»: riuscito nell’intento di mantenere fermo l’antiatomo di idrogeno, cercherà di capire se emette la stessa luce dell’atomo. In definitiva, se la luce e la frequenza risulteranno identiche, le leggi fondamentali saranno ancora valide. Se accadrà il contrario, bisognerà sottoporle a revisione.

Affascinante, dirà qualcuno, ma di scarsa utilità pratica, anche se madre della tecnologia che ci cambia la vita sono proprio le «stravaganze» della ricerca. Nel caso dell’antimateria, tuttavia, l’applicazione pratica c’è da tempo. Da 7 anni - ha spiegato Lodi Rizzini - il Civile dispone di un Positron emission tomography: funziona come il rilevatore portato al Cern, permette di localizzare un tumore quando la Tac risulta incapace, e con assoluta precisione.

Mimmo Varone - Bresciaoggi.it





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