Elogio dell’identità
Data: Venerdì, 10 gennaio 2014 ore 08:30:00 CET
Argomento: Redazione


L’identità è la radice della nostra esistenza, ‘a ràdica della nostra vita.
Dove abita il cuore, coperto d’emozione e d’innocenza. D’attese e di ricerche. Di parole e di tempo. L’identità è un passaggio d’uomini e di virtù, un tempo di ricordi e di conquiste, un luogo infinito di conoscenza verginale e passionale, pascolato, giorno dopo giorno, da poeti e no. L’identità è il saluto d’una madre dal balcone di casa, nel bagliore del giorno che nasce, per il figlio che vola lontano, per un semplice tozzo di pane; è la nenia dei Natali nei crocicchi dei vicoli assonnati di freddi lumini; è il triste inventario di volti amici fermati per sempre che con te hanno vissuto mille momenti di vita. L’identità è tormento e responsabilità, disperazione e convincimento, passione e commiserazione. L’identità è una prateria sterminata e incomprensibile nell’era multietnica dei microchip, una misura sbiadita e madida di noia nel calcolo dei file da commutare… E adesso comprendo ancor di più “l’identità”, proprio adesso che non c’è più una madre che mi ricorda il lento scivolare del tempo del ritorno a casa…    

Angelo Battiato (La mia identità)

Da quando ho lasciato il Libano nel 1976 per trasferirmi in Francia, mi è stato chiesto innumerevole volte, con le migliori intenzioni del mondo, se mi sentissi, “più francese”, o “più libanese”. Rispondo invariabilmente: “L’uno e l’altro”. Non per scrupolo di equilibrio o di equità, ma perché, rispondendo in maniera differente, mentirei. Ciò che mi rende come sono e non diverso è la mia esistenza fra due paesi, fra due o tre lingue, fra parecchie tradizioni culturali. È proprio questo che definisce la mia identità. Sarei più autentico se mi privassi di una parte di me stesso? A coloro che mi pongono la domanda, spiego dunque, con pazienza, che sono nato in Libano, che vi ho vissuto fino al’età di ventisette anni, che l’arabo è la mia lingua materna, che ho scoperto prima nella traduzione araba Dumas e i Viaggi di Gulliver, e che nel mio paese di montagna, quello dei miei antenati, ho conosciuto le mie prime gioie di bimbo e sentito certe storie cui mi sarei ispirato in seguito per i miei romanzi. Come potrei scordarlo? Come potrei mai staccarmene? Ma, d’altra parte, vivo in Francia da ventidue anni, bevo la sua acqua e il suo vino, le mie mani accarezzano ogni giorno le sue vecchie pietre, scrivo i miei libri nella sua lingua, per me non sarà mai più una terra straniera.
Metà francese, dunque, e metà libanese? Niente affatto. L’identità non si suddivide in compartimenti stagni, non si ripartisce né in metà, né in terzi. Non ho parecchie identità, ne ho una sola, fatta di tutti gli elementi che l’hanno plasmata, secondo un “dosaggio” particolare che non è mai lo stesso da una persona all’altra… La mia identità è ciò che fa si che io non sia identico a nessun’altra persona.
Definita cosi, la parola identità è una nozione relativamente precisa e che non dovrebbe dare adito a confusione. Si ha veramente bisogno di lunghe dimostrazioni per stabilire che non esistono e non possono esistere due esseri identici?
L’identità di una persona è costituita da una moltitudine di elementi che non si limitano ovviamente a quelli che figurano sui registri ufficiali. Per la stragrande maggioranza degli individui c’è, di sicuro, l’appartenenza a una tradizione religiosa; a una nazionalità, talvolta a due; a un gruppo etnico o linguistico; a una famiglia più o meno allargata; a una professione; a un’istituzione; a un certo ambiente sociale… Ma la lista è assai più lunga, virtualmente illimitata; si può sentire un’appartenenza più o meno forte a una provincia, a un villaggio, a un quartiere, a un clan, a una squadra di sportivi o di professionisti, a una banda di amici, a un sindacato, a un’impresa, a un partito, a un’associazione, a una parrocchia, a una comunità di persone che hanno le stesse passioni, le stesse preferenze sessuali, gli stessi handicap fisici, o che sono messe di fronte agli stessi rischi. Tutte queste appartenenze non hanno evidentemente la stessa importanza, a ogni modo non nello stesso momento. Ma nessuna è totalmente insignificante. Sono gli elementi costitutivi della personalità, si potrebbe quasi dire i “geni dell’anima”, a patto di precisare che la maggior parte non sono innati.
Se ciascuno di questi elementi può riscontrarsi in un gran numero di individui, non si ritrova mai la stessa combinazione in due persone diverse, ed è proprio ciò che fa si che ogni essere sia unico o potenzialmente insostituibile.

Amin Maalouf (L’identità)





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