Cura Costituente per la scuola
Data: Mercoledì, 08 gennaio 2014 ore 07:30:00 CET Argomento: Rassegna stampa
In tutto il mondo la
buona politica di un governo si giudica, prima ancora che dalle sue
scelte economiche, dall’attenzione che ministri e primi ministri
dedicano alla scuola. Investire sul domani è il modo, lungimirante,
anche per risolvere la crisi di oggi. Se lo Stato contribuisce a
formare una generazione di ragazzi capaci di affrontare le sfide del
tempo, allarga il campo delle conoscenze, cioè del saper fare ovunque
la cosa giusta al momento giusto. Semina educazione civica. Coltiva la
civiltà dei rapporti, delle memorie, del futuro. Tutti i nostri sogni
personali e collettivi sono nati o passati dalla scuola. Eppure,
soltanto da noi il tema dell’insegnamento è stato relegato a battute da
campagna elettorale. Oppure a riforme che hanno quasi sempre peggiorato
il sistema scolastico arrugginito e mal organizzato, però di grande
valore che pure avevamo e abbiamo.
Perciò quest’idea lanciata dalla ministro dell’Istruzione Maria Grazia
Carrozza, di una grande consultazione per decidere "che scuola volete" al
di là delle forme un po’ così (tipo il referendum web), e sorvolando
sul fatto che un ministro dovrebbe dare risposte anziché porre domande,
è comunque un’idea incoraggiante e da incoraggiare. Forse significa che
il governo è deciso a considerare la scuola la "madre di tutte le
battaglie" per poter costruire una società più giusta e felice. Dove a
materia come la storia dell’arte, la musica e lo sport venga finalmente
riconosciuto il peso che meritano. Dove il digitale possa diventare la
stampella di laboratori e biblioteche per fondere l’antichità di
modernità. Dove i bravi insegnanti di cui, nonostante gli stipendi di
fame, il nostro Paese straripa, vengano visti come dei Maestri di vita
e non solo di studi: più essi potranno far bene, più i nostri figli
saranno cittadini consapevoli e universali, privi di quelle paure verso
le novità e le diversità che spesso affliggono gli adulti. E che
purtroppo si trasformano in arma politica: basta vedere lo scontro
"ideologico" sull’integrazione dei figli degli immigrati, tema che
richiederebbe soltanto buonsenso, prudenza e visione lontana.
Insomma, la scuola è l’Italia che vorremmo essere, e saremo. È il
nostro bene più prezioso, anche se maltrattato. È un tesoro che
dall’asilo all’Università continua a sfornare giovani in gamba, che
sanno farsi valere anche in barba alle aule malconce in cui sono
diventati donne e uomini. È tempo, allora, che la discussione cominci,
che questa "Costituente" - come la definisce il ministro - produca
l’unica forma in grado di riassumerle tutte: il rinnovamento della
grande, ma troppe volte dimenticata, Scuola italiana.
Federico Guiglia - Bresciaoggi
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