Storia d’incontro e d’integrazione
Data: Domenica, 29 dicembre 2013 ore 08:00:00 CET
Argomento: Redazione


Pensando ai tanti sbarchi di immigrati nelle coste italiane e, soprattutto, nell’Isola di Lampedusa, dove abbiamo "toccato con mano" la tragedia e la disperazione di uomini, donne e bambini, che scappano dai loro paesi dove imperversa la miseria e la guerra, voglio condividere la storia di un incontro avuto tanti anni fa, con persone provenienti da luoghi diversi. L’incontro è sempre un momento privilegiato, innanzitutto, di conoscenza e di confronto, e poi di scambio di idee e di opinioni, che possono essere anche diverse e che arricchiscono tutti. L’incontro è, soprattutto, integrazione e comprensione delle ragioni dell’altro come parti essenziali delle tue ragioni. E solo dopo un incontro che una comunità, o una persona, può accettare di integrarsi con chi viene da altre storie e da altri paesi.

Nel lontano dicembre 1990 ho ricevuto un invito a partecipare ad un incontro presso una Comunità Cristiana di Catania. Ricordo che tra gli ospiti di quella sera vi era un giovane originario dello Zaire che ci ha raccontato le varie vicissitudini di vita nel suo paese d’origine e nel lungo viaggio in giro per l’Europa, dalla Romania di Ceaucescu, all’Italia della Prima Repubblica. Quella sera ascoltai con interesse, e anche con tanta curiosità, quel giovane nero, di nome Kally, che condivideva con i presenti il suo passato di giovane zairese, le sue peripezie di migrante in Europa ed in modo particolare di "migrante con la pelle nera" che si è trovato a vivere nella Romania sotto la dittatura di Ceaucescu. Mi ha veramente "toccato il cuore" quel giovane zairese, quella sera ha condiviso le sue ansie, la sua determinazione, la sua fede; ha trasmesso a tutti la ferma convinzione e la volontà di recuperare la sua identità e il suo cammino di fede. Quella sera ho percepito l’unicità dell’essere umano, senza distinzione di pelle, di razza, di sesso, di credo religioso, di provenienza etnica.

L’uomo è solamente uomo, con qualsiasi lingua e in qualunque latitudine si trova. Mi ha colpito molto la serietà e la dignità di Kelly, e la gioia di vivere che emanava la sua persona. Da quella riunione sono rimasto talmente colpito che subito dopo ho scritto una poesia intitolata, "Fratello nero", che ho pubblicato in un giornale locale.
Adesso posso dire con certezza che l’incontro di quella sera mi ha cambiato la vita, il giovane Kally mi ha trasmesso il desiderio di adoperarmi per la pace, l’uguaglianza, la fratellanza, la solidarietà nel mondo intero. Ed ancora oggi, Kally, non più giovane, si trova in Europa dove vive e lavora.
Quella serata mi è rimasta "impressa" nella mente, come un’esperienza di incontro e di confronto, ma anche di integrazione e di condivisione. Solo gli incontri con persone "vere" ci cambiano la vita, per sempre.
Senza guardare al colore della pelle, alla razza o alla provenienza etnica e geografica.

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2484542.html