L’insegnamento di italiano a scuola e la sua valutazione
Data: Venerdì, 27 dicembre 2013 ore 08:00:00 CET Argomento: Redazione
Riceviamo e volentieri
pubblichiamo una lettera aperta dell’Associazione degli
italianisti, che unisce italianisti universitari e docenti di
italiano delle scuole (ADI-sezione didattica). Si segnala il pericolo
che sia la tipologia di prove INVALSI a decidere ciò che conta per
l’Italiano a scuola, determinando un effetto a ritroso che condizioni
l’insegnamento della materia, finalizzandolo alla buona riuscita nel
test (‘teaching to test’), con il conseguente rischio di compromettere
l’insegnamento equilibrato della disciplina.
Lettera aperta all’onorevole Ministro
prof.ssa Maria Chiara Carrozza
Onorevole Ministro,
l’Associazione degli italianisti unisce italianisti universitari e
docenti di italiano delle scuole (ADI-sezione didattica), in prevalenza
scuole superiori, in un dialogo proficuo sulla ricerca e sulla
didattica dell’italiano e della letteratura italiana fra scuola e
università.
L’italiano, nella scuola secondaria di secondo grado di ogni indirizzo,
in particolare nel secondo biennio e nell’ultimo anno, prevede, unite
nella medesima disciplina e insegnate dal medesimo docente,
l’educazione linguistica e l’educazione letteraria, in un insegnamento
da sempre cardine della scuola italiana di ogni ordine, oggi ancor più
decisivo per il raggiungimento di quelle competenze per la vita che
garantiscono la piena cittadinanza consapevole. Educazione linguistica
ed educazione letteraria concorrono nel formare e accrescere tali
competenze, e come italianisti di scuola e università crediamo
fortemente che la letteratura sia uno strumento estremamente potente e
versatile sul piano delle risorse comunicative, emotive e sociali, e
che detenga un ruolo educativo e formativo fondamentale.
Pur nel riconoscere l’emergenza legata alla padronanza linguistica,
riteniamo che altrettanto necessaria e indispensabile alla formazione
di cittadini consapevoli sia la dimensione culturale, non solo
linguistica, della letteratura. Il conseguimento della maggior parte
delle competenze chiave individuate dal Parlamento europeo,
“comunicazione nella madrelingua”, “imparare a imparare”, “competenze
sociali e civiche”, “consapevolezza ed espressione culturale”,
obiettivo da garantire a tutti gli studenti medi, passa attraverso
valori portati dalla letteratura: la capacità di riconoscere ed
esprimere adeguatamente sentimenti ed emozioni, il riconoscere e il
rispettare l’altro da sé, sia esso essere umano, animale o paesaggio,
la responsabilità sociale e civica che ne deriva, la capacità di
guardare criticamente il mondo e di interpretare i suoi molti
linguaggi, lo sviluppo dell’immaginario e la possibilità di fruizione
della bellezza. Per l’acquisizione e lo sviluppo di tali competenze la
letteratura ha un potenziale altamente formativo ed educativo, che non
è necessario qui argomentare: sull’importanza della lettura, in
particolar modo nell’età scolare, vi è d’altra parte una conclamata
convergenza di opinioni e di interventi, da ultimo anche la
dimostrazione da parte delle neuroscienze della sua valenza quale
‘simulatore d’esperienza’. Vogliamo però ribadirne la consustanzialità
con l’insegnamento dell’italiano, e chiediamo che non ne venga
disconosciuto o non valorizzato il significato.
Comprendiamo bene e non ci sottraiamo alle esigenze di una cultura
della valutazione, e, d’altra parte, ci rendiamo perfettamente conto di
quale sia la difficoltà di ridurre a valutabilità confrontabile tali
valori, di cui l’insegnamento letterario si fa carico e cura, ma, nella
fase in cui sta per essere varata una ulteriore prova INVALSI da
somministrare al quinto anno dell’insegnamento superiore onde
verificare l’apprendimento di italiano,
vogliamo segnalare alcuni punti di criticità che rischiano di
compromettere l’insegnamento equilibrato della nostra disciplina.
1) Il documento, per come è formulato, si basa su un equivoco
sostanziale: di fatto attribuendo alla disciplina ‘italiano’ la piena
responsabilità della competenza dello studente nella madrelingua,
quando, viceversa, concorrono alla sua determinazione, oltre
all’ambiente socioculturale di provenienza dello studente, tutte le
discipline e tutti gli insegnamenti del curricolo scolastico in quanto
appunto erogati nella lingua nazionale.
2) Il documento INVALSI struttura la prova di valutazione a partire dai
“risultati di apprendimento dell’Italiano”: in tal modo, col valutare
“la padronanza linguistica” degli studenti, di fatto vengono valutati i
risultati degli apprendimenti della disciplina ‘italiano’ per la loro
porzione relativa alla competenza linguistica, testando perciò
l’apprendimento di italiano in modo esclusivo e settoriale.
3) L’art. 16 del DL 104 ora legge 128/13, relativo alla distribuzione
delle risorse per la formazione del personale scolastico, stabilisce
che queste vengano erogate “per migliorare gli esiti nelle valutazioni
nazionali svolte dall’Istituto nazionale di valutazione del sistema
educativo di istruzione e formazione (INVALSI) e degli apprendimenti,
in particolare nelle scuole in cui tali esiti presentano maggiori
criticità”: la valutazione degli apprendimenti di conseguenza sarà
utilizzata per valutare gli insegnamenti.
Il rischio che ne consegue è che sia la tipologia di prove INVALSI a
decidere ciò che conta per l’Italiano a scuola, determinando un effetto
a ritroso che condizioni l’insegnamento della materia finalizzandolo
alla buona riuscita nel test (‘teaching to test’); che vi sia perciò
una correlata inevitabile perdita di considerazione e di peso, se non
strumentale all’acquisizione della padronanza linguistica, della
componente letteraria della disciplina.
Chiediamo pertanto al Ministro che voglia riconsiderare il quadro della
valutazione INVALSI per l’Italiano onde renderlo più consono alla
complessità di un insegnamento dal quale ancora dipende in buona parte
la formazione culturale e critica dei futuri cittadini. A tal fine
mettiamo a disposizione del MIUR e dello stesso INVALSI il contributo
degli italianisti esperti dell’insegnamento e dell’apprendimento della
lingua e della letteratura italiana, espressione del sistema scolastico
e universitario italiani, attraverso il coordinamento dell’associazione.
Guido Baldassarri, presidente ADI
Natascia Tonelli, presidente
ADI sezione didattica.
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