Santa Venerina, 'nasce Gesù nell'Orto di Pace'
Data: Martedì, 17 dicembre 2013 ore 19:48:25 CET Argomento: Redazione
L’abolizione del tempo e dello spazio ricostituisce il
senso mitico originario dell’evento. Pratiche proprie di determinati
cicli stagionali avvengono contemporaneamente e in uno spazio
compresso. Gli “attori” – oltre il centinaio, tra piccoli ed adulti –,
come le statuine dei presepi popolari inanimati, diventano “tipi” e
nello stesso tempo rappresentano un mondo determinato, l’area
Jionico-etnea. L’aspetto peculiare dell’evento, ovvero la fedeltà delle
scene con la ricca tradizione artigianale ed agricolo-pastorale locale,
è frutto di studio e minuziosa ricerca: per ricreare ambienti, mestieri
e costumi è stata infatti coinvolta tutta la comunità.
Grazie al certosino lavoro preliminare degli insegnanti di scuola
primaria e dell’infanzia dell'istituto
comprensivo "A. Manzoni" di Santa Venerina, e del personale Ata
– Lucia Casella, Anna Fresta, Michele Grasso, Graziella Guarrera, Giusi
La Mastra, Salvatore Messina, Francesca Morabito, Anna Nasca, Dina
Papandrea, Serafina Patanè, Anna Pullara, Anna Maria Rinaldi, Agata
Sergi, Valentina Tomarchio, Letizia Torrisi, Antonina Zappalà - è
stato possibile attenersi fedelmente alla realtà dell’epoca, senza
false rappresentazioni, permettendo alla tradizione locale di rivivere
per essere tramandata.
«Il Presepe realizzato dagli alunni,
genitori, docenti e volontari della comunità dagalese – ha
sottolineato, con viva commozione, la preside Mariangiola Garraffo –, si pone come una sorta di operazione
“museografica”, nel senso del sapere e della sua comunicazione, la cui
validità è certamente considerevole. Una operazione di questo genere
comporta, infatti, la conoscenza del proprio territorio e delle
attività produttive a esso connesse e il recupero di tutta una serie di
competenze organiche a un tessuto economico e sociale ormai da decenni
in via di rapida trasformazione. in altri termini, anche se per un
lasso di tempo circoscritto, il Presepe Vivente “Nasce Gesù nell’Orto
di Pace”, per il modo in cui è stato pensato e organizzato, conferisce
identità a una intera comunità sia sul versante della cultura materiale
sia su quello della cultura intellettuale con il recupero del
patrimonio di conoscenze e di abilità manuali legate ai singoli mestieri».
Da artigiani veri sono le operazioni che compiono gli attori, offrendo
ai visitatori un percorso suggestivo tra i luoghi e gli oggetti più
rappresentativi della tradizione popolare: “U Picuraru”, “A custurera”,
“U Furnaru”, “L’arbitriu” per lavorare la pasta, “A putia”, “U
Bagghiu”, “U Pisciaru”, “U Scarparu”, “U Uttaru”, “U Firraru”, “U
Massaru”… Si resta ammaliati davanti alla scena della famiglia,
quadretto della vita domestica che fu, e davanti alle massaie che
impastano il pane. Poi, come d’incanto la “Natività”, circondata da un
vero orto, con l’asinello, il bue, Maria, Giuseppe e il Bambinello che
ogni anno ci chiede di essere accolto nella grotta del nostro cuore e
della nostra vita: “Chi semina Amore raccoglie Pace”!
Giuseppe Musumeci
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