Tagliati di un terzo i fondi del Miur destinati alle attività degli alunni
Data: Martedì, 17 dicembre 2013 ore 07:45:00 CET Argomento: Sindacati
350 milioni di
euro su 985 utilizzati per tamponare i mancati scatti di anzianità del
personale: si riducono i progetti, le attività pomeridiane, i fondi per
le visite culturali e per i docenti coordinatori di tutto ciò che va
oltre la didattica. Pacifico (Anief-Confedir): sono soldi spesi male,
il cui inutile sacrificio metterà a rischio il funzionamento degli
istituti.
L’offerta formativa rivolta agli studenti italiani si assottiglia
sempre di più. Quest’anno a complicare le cose ci si è messa pure
l’amministrazione scolastica. Che, d’accordo con i sindacati
rappresentativi, ha deciso di andare a prelevare 350 milioni di euro
dal ‘tesoretto’ dei 985 milioni che il Miur destina ogni anno per le
attività pomeridiane, i progetti a completamento della formazione
ordinaria e le visite culturali. La riduzione di oltre un terzo di
questi fondi determinerà, inoltre, un compenso ridotto ai docenti
coordinatori per le attività a supporto della didattica (le cosiddette
le funzioni strumentali) e al personale Ata a supporto (gli incarichi
specifici).
Attraverso una discutibile nota, il Miur ha sancito questa
destinazione. Inviando alle 8mila scuole italiane solo 521.036.414 euro
complessivi. Pari al 52,94% di quanto doveva essere loro destinato. E
impegnandosi a corrispondere per intero solo l'importo totale per le
ore eccedenti degli insegnanti. Mentre l’integrazione da dare agli
istituti scolastici sarà decisamente ridotta, comunque distante dal
miliardo di euro iniziale. Andando, in tal modo, a deprivare ancora di
più le tante aree arretrate, dove la scuola rappresenta spesso l’unico
riferimento dello Stato, della legalità e della cultura in generale.
Ma quel che fa più rabbia è che il “rosicchiamento” del Fondo delle
istituzioni scolastiche, attraverso cui si finanziano attività basilari
nelle nostre scuole, non servirà a molto. L'approvazione definitiva del
D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, pubblicato poco più di un mese fa
in Gazzetta Ufficiale, ha purtroppo spazzato via ogni dubbio, sancendo
la nullità, a partire dal 2011, dell'accordo sulla copertura degli
scatti automatici: aumenti e arretrati da dare al personale, in
pratica, vanno considerati come mere indennità. E basta. Perché
purtroppo non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera.
“È paradossale quanto accaduto – spiega Marcello Pacifico, presidente
Anief e segretario organizzativo Confedir – perché i sindacati che
siedono al tavolo del Miur hanno fatto da sponda al governo, sottraendo
preziose risorse alle scuole in cambio di un sacrificio inutile: il
ridimensionamento dei progetti a sostegno delle scuole a rischio, delle
cosiddette funzioni strumentali a completamento della didattica, degli
incarichi specifici del personale non docente, dell'attività motoria
nella scuola primaria, dei finanziamenti per le competenze accessorie
del personale comandato e il dimezzamento del Fis, il fondo per
l'istituzione scolastica, serviranno infatti solo a corrispondere una
quota 'una tantum'. Senza alcun effetto sul recupero della
ricostruzione di carriera”.
Del resto, il nostro sindacato lo aveva detto in tempi non sospetti:
l’anzianità di carriera persa nel quadriennio 2011-2014 non sarà più
recuperabile. Gli altri sindacati, invece di seguire la via del ricorso
indicata dall’Anief, si sono piegati al volere dell’amministrazione.
Svendendo i diritti dei lavoratori, ancorché tutelati da un contratto
nazionale, in cambio di una quota forfettaria.
Una scelta che si somma, tra l’altro, alla decisione del governo di
prorogare a tutto il 2014 il blocco dei contratti di tutti i dipendenti
pubblici. Scuola compresa. Su questo punto, nelle ultime ore è
intervenuto pesantemente il M5S. Che ha presentato un emendamento alla
legge di stabilità, attraverso cui ha chiesto “l'esclusione per il
personale della scuola del blocco degli incrementi contrattuali
disposti con le risorse provenienti dalla razionalizzazione e dai
risparmi di spesa delle amministrazioni pubbliche secondo legge 30
luglio 2010”.
Le discutibili decisioni di chi amministra lo Stato, tra l’altro, hanno
come destinatari (come danneggiati) quei docenti italiani che già oggi
a fine carriera percepiscono tra i 6mila e gli 8mila euro in mero
rispetto ai colleghi dell’Ocde: fatto 100 lo stipendio medio degli
insegnanti dei 37 Paesi economicamente più progrediti, lo stipendio in
Italia è cresciuto ogni anno a partire dal 2005 solo del 4-5%. Mentre
nella media Ocde l’incremento è stato del 15-22%. Ora, andare a
intaccare lo stipendio, compresi i contributi pensionistici, non farà
altro che allargare questa forbice.
“Per completezza va detto che questa modalità di garantire gli stipendi
dei lavoratori, a danno del funzionamento ordinario delle scuole,
potrebbe avere un triste epilogo: di recente, infatti, il tribunale di
Roma, incalzato dall’Anief, ha dichiarato incostituzionale l’accordo.
Aprendo così scenari – conclude Pacifico – di cui tutta la scuola
potrebbe finalmente beneficiare”.
Anief.org
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