Scuola, a Catania occupazioni a staffetta «Collettività e unione contro l’austerity»
Data: Sabato, 07 dicembre 2013 ore 08:30:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Dal
Boggio Lera al Cutelli, dall’Archimede al Principe Umberto. Gli
istituti superiori della città sono da settimane in stato di
agitazione. Uno alla volta, dopo la decisione di passarsi il testimone
della protesta. E ieri è toccato al liceo scientifico di via Vittorio
Emanuele chiudere i cancelli. «Sappiamo che è un gesto simbolico che
non risolve le cose, ma serve a noi per riappropriarci di questi spazi
e dei problemi della società», spiegano gli studenti. Di mattina è
prevista didattica alternativa, al pomeriggio laboratori
sull’attualità. «Danno i tablet ai prof, ma la maniglia della porta è
sempre rotta. Non è questa la scuola che vogliamo».
Passato mezzogiorno, nel cortile interno del liceo scientifico Boggio
Lera di Catania un fiume di ragazzi deve decidere se andare o restare.
La scuola è occupata. «Nessuna imposizione dall’alto, si è votato in
assemblea d’istituto per alzata di mano e la maggioranza ha fatto
questa scelta», precisano i rappresentanti studenteschi. «Prof, dentro
o fuori?», chiede uno di loro prima di chiudere il cancello con una
catena sbucata da sotto un giubbotto. L’insegnante se ne va con un
sorriso sulle labbra. La maggior parte degli studenti si ferma
all’interno della struttura. Le cose da organizzare sono tante: il
servizio d’ordine, la pulizia dei locali, le lezioni di recupero
previste per la mattina, i laboratori sull’attualità per il pomeriggio,
i rapporti con l’esterno, «perché vogliamo far sapere fuori quello che
stiamo facendo», sottolinea Jonathan Di Paola, una delle menti delle
iniziative. Il Boggio Lera è il sesto istituto superiore occupato della
città, nella staffetta che il coordinamento delle scuole quest’anno ha
deciso di seguire.
Il termine «staffetta» è caro agli studenti. Sono loro a usarlo più
volte, per sottolineare il passaggio di testimone tra i vari istituti.
Ha iniziato l’industriale Archimede, poi in ordine il Principe Umberto,
lo Spedalieri, il Vaccarini. Quindi il liceo classico Cutelli, dove
un’occupazione non si vedeva da circa dieci anni. «Siamo rimasti due
notti e tre giorni fino a sabato», raccontail cutelliano Francesco
Licciardi. Ieri mattina è toccato al Boggio Lera, in questa lunga
ondata di proteste che non si sa ancora quando finirà. A differenza
dell’anno scorso, quando negli stessi giorni molte scuole sono entrate
contemporaneamente in stato di agitazione, stavolta i rappresentanti di
istituto e quelli della consulta hanno scelto una tattica diversa: «Una
scuola alla volta, per durare il più possibile, il coordinamento sta
funzionando bene», sottolinea Arianna Tarantino, del Boggio Lera.
Gli obiettivi contro cui protestare si chiamano austerity e legge di
stabilità, dentro cui è stato inserito il decreto Carrozza
sull’istruzione che non convince molti studenti e professori per
l’insufficienza dei fondi stanziati e per il declassamento a semplice
funzioni consultive degli organi collegiali scolastici, subordinati di
fatto alle scelte dei dirigenti. Ma nel mirino dei ragazzi ci sono
anche il Muos e battaglie concrete come la concessione dell’assemblea
d’istituto a porte aperte, lo svolgimento delle due ore di educazione
civica previste dalla legge. O persino la possibilità di usare i
distibutori automatici di snack senza dover chiedere l’autorizzazione
della dirigente. Succede al Cutelli dove gli studenti si battono anche
per aumentare il numero di ingressi alla seconda ora. «Lo Stato
fornisce i tablet ai miei prof, si parla di classi 2.0, ma poi la
maniglia della porta non funziona e basta un po’ di vento per farla
spalancare. Dobbiamo usare un banco per bloccarla, ma se c’è un
terremoto come scappo?», si chiede Arianna Tarantino.
Uno degli argomenti più discussi nelle assemblee è riuscire a trovare
forme di proteste alternative. «Sappiamo che le occupazioni d’autunno
sono quasi messe in conto dall’opinione pubblica – afferma Tarantino –
Ci stiamo confrontando su questo per cercare qualcosa di nuovo, ma non
è facile». «E’ un grande punto interrogativo: come farci sentire in
modo originale?», si chiede Francesco Licciardi. Nel frattempo
l’occupazione resta lo strumento principale. «Serve per far avvicinare
i ragazzi alla loro scuola e di conseguenza ai problemi della società,
ci riappropriamo degli spazi», continua. «Il nostro obiettivo è
l’aggregazione: convogliare esigenze e passioni in una forma di
protesta», aggiunge Jonathan Di Paola.
L’anno scorso il Cutelli e il Boggio Lera non hanno occupato. Cos’è
cambiato? «Politicamente nulla – risponde Jonathan – ma dire che tutto
fa schifo è banale. Abbiamo proposto alle altre scuole dei metodi di
lotta alternativi che non intaccassero le ore curriculari, ma alla fine
non se n’è fatto nulla». Al Boggio Lera nei prossimi pomeriggi si
parlerà di No Muos, immigrazione e di come si costruiscono nuove forme
di protesta. Per farlo hanno anche invitato Gianni Piazza, docente
universitario di Scienze Politiche. Eppure al liceo scientifico di via
Vittorio Emanuele di politica, o meglio di partiti, non vogliono sentir
parlare. «Ci sentiamo spoliticizzati, nessuno ci rappresenta e questo è
uno dei fattori che permette a persone con idee diverse di gestire
insieme l’occupazione», sottolinea Arianna. La preside Maria Giuseppa
Lo Bianco ha annunciato che seguirà la prassi di rito e avviserà le
forze dell’ordine. «Fino ad ora non c’era stato nessun preavviso –
spiega – solo sprazzi di iniziative individuali di qualche facinoroso».
Ma gli studenti sembrano non badare ai giudizi della dirigente e
lasceranno aperte le porte ai docenti e al personale amministrativo.
Possibilità che, invece, non è stata lasciata ai professori del
Principe Umberto, dove l’occupazione, finita lunedì scorso, è andata
avanti per sei giorni, con tanto di festa per i 90 anni della scuola.
«La dirigente in realtà ne aveva già organizzata una ufficiale, ma
l’età media era stata di 70 anni», spiega Alessio Grancagnolo,
rappresentante d’istituto uscente. Qui però il servizio d’ordine non ha
funzionato e si sono registrati danni e piccoli vandalismi.
Alla fermata dell’autobus davanti al liceo Boggio Lera ieri mattina gli
studenti hanno appeso alcuni volantini con un breve testo per far
conoscere le loro motivazioni. «Noi – si legge nell’attacco – crediamo
che la collettività, l’unione, sia l’unica voce in capitolo: capace di
cambiare la coscienza, non il mondo»
Salvo
Catalano - Ctzen.it
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