Morto Mandela, l'eroe del Sudafrica. 'Ora tocca a noi portare avanti sue idee'
Data: Venerdì, 06 dicembre 2013 ore 09:50:56 CET Argomento: Rassegna stampa
"A differenza di Giulio Cesare, Mandela
restò nelle sale del potere politico il tempo sufficiente per non
vedere il suo nome marchiato dall’infamia della dittatura o da quel
tipo di malattia amministrativa e incompetenza che ci troviamo davanti
oggi. Come Cesare ha tuttavia vissuto abbastanza per vedere la sua
stessa persona diventare un marchio. In Mandela c’è l’icona, l’uomo e,
innegabile, il mito". Lo scorso novembre era il settimanale Mail
& Guardian a tracciare un paragone storico tra il condottiero
romano e il leader sudafricano nell’accogliere le prime banconote con
impresso il volto di Nelson Mandela. Madiba,
com’era soprannominato usando il nome del suo clan, è morto a 95 anni
Più volte il presidente sudafricano Jacob Zuma aveva esortato tutti a
pregare per l’uomo che è considerato il simbolo del Sudafrica post
apartheid. “Pregate per lui”, aveva detto il capo di Stato ultimo
leader di quell’Africa National Congress che, al governo dal 1994,
sembra essersi incastrato il quel tunnel che, come scrisse il M&G,
Mandela ha saputo evitare.
Un aneddoto del 2010, anno del Mondiale di calcio in terra sudafricana,
serve a capire quale fosse il sentimento dei cittadini per l’icona
della lotta contro la segregazione. A Roma il settimanale Carta
presentava il “Mondiale al contrario” portando in giro per l’Italia gli
attivisti di Abahlali baseMjondolo, movimento che riunisce i baraccati
nelle principali città del Paese, in particolare Durban, che spiegavano
cosa significasse l’appuntamento calcistico per i sudafricani più
poveri delle township, i primi a subire la volontà del governo di Zuma
di mostrare a tifosi, calciatori e telespettatori un Sudafrica ricco e
in espansione.
Durante la conferenza stampa di presentazione fu chiesto loro quale
fosse la loro opinione su Mandela. La risposta fu che Madiba era
Madiba, diverso da tutti gli altri. Oggi è considerato uno degli
statisti più rispettati al mondo, padre del Sudafrica libero e
democratico. I paragoni più prossimi per carisma e immagine
internazionale sono quelli del Dalai Lama e della leader
dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi.
Nato nel 1918, figlio di un capo della tribù Thembu, a 23 anni scappò a
Johannesburg per sfuggire a un matrimonio combinato. Due anni dopo si
iscrisse alla Afrikaner Witswaterand University ed entrò in contatto
con le idee liberali e radicali. Dopo la laurea in giurisprudenza
inizia a difendere la popolazione vittima delle politiche di
discriminazione. Sempre nel 1942 si iscrisse all’African Nation
Congress, diventando qualche anno dopo tra i fondatori dell’ala
giovanile, feudo negli ultimi anni di un altro controverso leader della
nuova generazione di leader del partito, Julius Malema. Nel 1956 arrivò
la prima accusa di alto tradimento e venne arrestato. Assolto diventò
comandante dell’ala armata Umkhonto we Sizwe dell’ANC, messo fuori
legge l’anno prima, e mentre la discriminazione e le politiche di
apartheid diventavano più dure. Mandela si occupa di addestrare
paramilitari, elabora piani di guerriglia e campagne di sabotaggio
contro l’esercito. In mezzo a questo periodo sposerà Winnie Madikizela
(seconda di tre mogli, da cui divorzierà nel 1996) che avrà un ruolo di
primo piano nella campagna per chiedere la liberazione di Madiba
arrestato nel 1961 e condannato all’ergastolo due anni dopo per
sabotaggio e cospirazione. Accusa la seconda accusa che negò sempre.
La prigionia durerà 27 anni. Intanto il clima attorno alla politica di
apartheid inizia a mutare, ci sono le prime campagne di boicottaggio e
il rifiuto di Mandela della libertà su cauzione, che avrebbe voluto
dire disconoscere la lotta armata, ne fanno un simbolo della lotta per
i diritti civili. Il carcerato numero 46664 sarebbe uscito dal carcere
soltanto nel 1990, quando il presidente Frederik Willem de Klerk,
insignito nel 1993 del Nobel per la Pace assieme allo stesso Mandela,
ne ordinò la scarcerazione e decretò la fine dell’illegalità per l’Anc.
Iniziò così la carriera politica. Il mandato presidenziale dal 1994 al
1999 e poi l’impegno nella lotta contro l’Aids, problema sottovalutato
durante gli anni del primo presidente nero del Sudafrica. “Un eroe non
un santo” scriveva di lui Adam Roberts sul Guardian, in occasione del
novantesimo compleanno cercando di non fare di Mandela una figura a
un’unica dimensione.
Andrea
Pira - Ilfattoquotidiano.it
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