Ettore Majorana ovvero Uno nessuno e centomila
Data: Mercoledì, 27 novembre 2013 ore 07:30:00 CET
Argomento: Redazione


"Scomparendo, dunque, Majorana si sarebbe sottratto persino all’inesorabile destino della morte, ineluttabile necessità cui sarebbero in grado di sfuggire soltanto i miti e le particelle quantistiche. Lo scienziato catanese, dunque, sarebbe vivo e morto contemporaneamente, alla maniera del Vecchio Marinaio di Coleridge e del gatto di Schrödinger. Uno, nessuno e centomila come il Vitangelo Moscarda pirandelliano, come i poeti «stregoni» detentori della conoscenza della metamorfosi. Più che una morte, la misteriosa scomparsa sembrerebbe assumere i connotati di una «trasfigurazione», evocando l’episodio della trasfigurazione di Cristo, di cui Majorana ha la stessa età; di una trasformazione del proprio corpo, in «corpo di resurrezione» . Scomparendo, lo scienziato finirebbe per destituire la rappresentazione apollinea col tragico – ma allo stesso tempo anche umoristico e beffardo (la scomparsa di Majorana potrebbe persino assumere i significati di una gigantesca burla) – smembramento dionisiaco.
Ma non siamo d’accordo con Sciascia, quando afferma che il mito di Majorana sarebbe il mito del rifiuto della scienza. Il rifiuto della scienza da parte di Majorana, sembrerebbe piuttosto il rifiuto del determinismo della scienza classica.
Secondo un’ipotesi recente di Oleg Zaslavski (fisico teorico dell’Università di Kharkov in Ucraina) , la pluralità delle versioni sul mistero della scomparsa di Majorana sarebbe il risultato di un piano, dallo stesso congegnato, per incarnare con il suo destino i principi della meccanica quantistica, quali per esempio quello della sovrapposizione simultanea di una particella in due stati quantistici che si escludono a vicenda (situazione spinta al paradosso dal già citato esperimento concettuale di Erwin Schrödinger, in cui un gatto risulta vivo e morto allo stesso tempo).
Secondo questo recente studio, Majorana sarebbe stato insoddisfatto delle leggi stesse dell’esistenza, che non prevedono alternative. Da qui il tentativo di creare un destino che fosse, nella percezione degli altri, l’incarnazione dell’ambiguità e dell’ambivalenza, proprio in conformità con la nuova idea del mondo scaturita dalle acquisizioni della fisica quantistica. Tutto questo avrebbe uno straordinario analogo nel destino dell’artista (e dello scrittore) che, in quanto costruttore di simboli, personaggi ed esistenze possibili, è l’araldo dell’ambivalenza, della contraddizione e del paradosso.
Con il suo straordinario intuito, Majorana avrebbe dunque percepito la distanza del rigido determinismo delle leggi classiche della fisica, dalla dimensione della vita".
(Nino Arrigo, "L'artista e lo scienziato. Ethos a confronto", in "Mnemosyne o la costruzione del senso", 6 2013).

Nino Arrigo





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