La gita scolastica. In quei tre giorni quante scoperte
Data: Lunedì, 25 novembre 2013 ore 06:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Nei primi anni di scuola a Cremona, ogni tanto raccoglievamo noi scolari e ci mandavano a vedere i maiali in qualche cascinale, oppure alla Sperlari per imparare come si facevano i torroncini. Un’altra volta, credo, ci spedirono alla fiera campionaria per l’esposizione delle mucche da latte. Ma la gita che ricordo davvero, che è forse l’unica degna di questo nome, la feci nel 1979, al terzo anno della scuola Alberghiera di San Pellegrino Terme. La destinazione era Napoli, da raggiungere in pullman. Il capo della comitiva era un professore di francese che pretendeva che tutti indossassimo giacca blu e cravatta. Quasi tutti noi ce la facemmo prestare da parenti e amici, e facemmo un bel contrasto con il pullman affittato dalla scuola, che era un residuato bellico con i sedili non declinabili. Quello grosso del gruppo, un mostro di due metri, capace di spaventarmi anche solo grugnendo, sfondò subito lo schienale rimanendo semi sdraiato sino a quando non si ruppe anche il resto. Il motore grippò prima di Roma e passammo la notte all’addiaccio in attesa di un pullman di ricambi, che arrivò dodici ore dopo. Arrivammo a Napoli praticamente un giorno dopo, in condizioni pietose. Soprattutto io che soffrivo la macchina e avevo frainteso le istruzioni della Xamamina prendendole ogni quattro ore, e che dovetti essere tirato giù a braccio perche le gambe non mi reggevano. L’albergo era bellino e io finii in camera con due che si erano ripromessi di scolare almeno un litro a testa di liquore al giorno: avevano una borsa piena di bottiglie fregate al bar della scuola. Subito la nostra camera divenne una delle più ambite della comitiva a parte quelle delle ragazze cui noi non potevamo aspirare. Furono tre giorni divertenti, soprattutto quando la sera uscivamo con le nostre giacche blu venendo spernacchiati dai passanti o inseguiti dai motorini. Però lo stile garantiva per la nostra rispettabilità e quando io e i miei compagni ci presentammo all’ingresso di un cinema porno, pur essendo chiaramente sotto l’età minima, ci fecero passare ugualmente. Se anche poi abbiamo visto musei, palazzi e mostre, quella fu l’unica cosa che mi rimase impressa. Mi dilungherei sulla trama - ai tempi i porno avevano ancora la trama - ma non credo sia il caso.

Sandrone Dazieri - Corriere della Sera





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