
Sono
736.654 i ragazzi con cittadinanza non italiana che siedono tra i
banchi di scuola nel Bel Paese. Sono quasi il 10% dell’intera
popolazione scolastica.
Il picco di presenze, 271.857, rileva il servizio statistico del
ministero dell’Istruzione, si registra alla primaria. Seguono la
secondaria di secondo grado (180.515 alunni con cittadinanza non
italiana) e quella di primo grado (169.963) mentre nella scuola
dell’infanzia sono 114.319.
Il 44,2% di questi studenti è nato in Italia. La regione in cui
risiedono il maggior numero di studenti con cittadinanza non italiana è
la Lombardia con 178.475 alunni, seguita dall Emilia Romagna con
86.697, dal Veneto con 83.430, dal Lazio con 71.254 e dal Piemonte con
70.209. La regione con meno alunni stranieri è il Molise con 1.612
studenti.
Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria
Chiara Carrozza, in un’intervista ha così commetanto la sistuazione.
«La scuola italiana sta facendo tantissimo per l’immigrazione, per
l’accoglienza, per l’integrazione» ha aggiunto. Secondo il ministro,
nelle classi costituite per la maggior parte da bambini stranieri,
«bisogna intervenire ma caso per caso, non sarà il ministero a farlo
con provvedimenti generali».
Carrozza ha inoltre invitato a fare una «distinzione tra i ragazzi che
arrivano in Italia già grandi e magari non conoscono bene la lingua e i
figli di immigrati che nascono in Italia o che sono arrivati
piccolissimi».
Il ministro ha anche annunciato che non intende cancellare «per il
momento» la circolare dell’ex ministro Gelmini che stabiliva un tetto
del 30 per cento di bambini stranieri in classe. «È un’indicazione
generale - spiega la Carrozza - che nei casi particolari, e già
succede, può non essere rispettata date le oggettive condizioni
socio-territoriali. Inoltre occorre fare una distinzione tra i ragazzi
che arrivano in Italia già grandi e magari non conoscono ancora bene la
lingua, e possono aver bisogno di un supporto maggiore per
l’integrazione culturale oltreché linguistica. Non possiamo considerare
allo stesso modo degli altri i figli di immigrati che nascono in Italia
o che sono arrivati piccolissimi da noi e conoscono la lingua quando
cominciano le primarie».
La Stampa.it Scuola