Stipendi docenti e Ata: con la scusa del merito dopo gli scatti addio pure alle indennità
Data: Domenica, 20 ottobre 2013 ore 09:15:38 CEST Argomento: Sindacati
Quest’anno alle scuole
arriverà solo un terzo del fondo d’istituto utile a sovvenzionare
progetti e attività condotte dal personale a completamento della
didattica: presto non ci sarà nemmeno quello. Rimarranno pochi fondi,
derivanti dallo stesso comparto, destinati a introdurre la logica
aziendale delle performance di livello. Continua il processo di
impoverimento dei dipendenti della scuola italiana. Alle intenzioni del
Governo di sopprimere gli scatti di anzianità, si aggiunge ora la
volontà dell’amministrazione scolastica di procedere, nel periodo che
ci divide dal rinnovo contrattuale, con il progressivo azzeramento del
fondo per il miglioramento dell’offerta formativa: in pratica, tutti i
fondi destinati sino ad oggi a sovvenzionare progetti, potenziamento
delle conoscenze, funzioni aggiuntive e strumentali, visite culturali e
tutte le attività a completamento della didattica, vengono man mano
assottigliati sino a far scomparire tutto. Con il risultato che il gap
rispetto agli altri dipendenti della scuola non italiani diventerà
sempre maggiore: già oggi (dati Ocde-Ocse) a fine carriera un nostre
docente percepisce quasi 10mila euro in meno rispetto alla media
internazionale. Secondo quanto riportato dalla rivista specializzata
“Orizzonte Scuola”, a breve verrà avviata la contrattazione per
finanziare gli scatti in busta paga del 2012. Non è possibile
prevederne gli esiti, ma sin d’ora su un punto non vi sono dubbi: gli
oltre 350 milioni di euro necessari per finanziare l’operazione
verranno prelevati dal fondo d’istituto, tanto è vero che la cifra
destinata alle scuole sarà al momento limitata ad un terzo del budget
iniziale. “È evidente – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e
segretario organizzativo Confedir – che per un milione di docenti e Ata
si stanno facendo le prove generali per attuare sulla loro ‘pelle’
quanto previsto dal decreto legislativo 150/09, promosso dall’ex
ministro Renato Brunetta: un decreto che lega gli incrementi in busta
paga con il livello delle performance professionali, in perfetto stile
aziendale, e che ha posto le basi per l’accordo interconfederale del 4
febbraio 2011 (non firmato da Flc-Cgil e Confedir), per l’atto di
indirizzo successivo all’ARAN del 15 febbraio 2011 e per le sciagurate
scelte contenute nel DEF 2013”. Nel documento del DEF viene esplicitato
che “la valorizzazione del personale docente passa per la definizione
di nuove modalità di sviluppo di carriera dei docenti stessi, con
l’avvio di un sistema di valutazione delle prestazioni professionali
collegato ad una progressione di carriera, svincolata dalla mera
anzianità di servizio”. Ma anche nel Decreto Legge 104/2013, in via di
conversione, si conferma la volontà di congelare l’anzianità di
servizio maturata dai neo-assunti per realizzare gli obiettivi di
invarianza finanziaria. “Appare ormai una certezza – continua Pacifico
– anche la decisione dell’amministrazione di sovvenzionare il merito di
docenti e Ata utilizzando risorse comunque provenienti dello stesso
settore della scuola. Ma in attesa che questa intenzione venga normata,
con il beneplacito degli altri sindacati in occasione del prossimo
rinnovo contrattuale, continuiamo ad assistere allo svuotamento delle
casse destinate alle prestazioni extra del personale scolastico: nel
2010 fu sottratto il 30% dei risparmi, inizialmente da assegnare ai più
meritevoli; l’anno successivo si cominciò a sottrarre una quota minima
del Mof, attorno al 15-20%; per il 2012 se ne ‘prenotano’ i due terzi”.
“L’aspetto paradossale – conclude il rappresentante Anief-Condedir - è
che nel decreto di proroga del blocco dei contratti sino alla fine del
2014, approvato dal Consiglio dei Ministri e in procinto di
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è previsto che eventuali aumenti
stipendiali attuati "a decorrere dall’anno 2011" non avranno effetti
sulla ricostruzione di carriera. È fondato, quindi, il rischio che
questi aumenti debbano trasformarsi in una sorta di ‘una tantum’, con
le annualità a partire dal 2010 – conclude Pacifico - non più
recuperabili ai fini della progressione della carriera”.
L’Anief proseguirà l’iter dei ricorsi al tribunale del lavoro, al fine
di ottenere dalla Consulta, probabilmente nel mese di novembre, la
declaratoria di incostituzionalità. Il precedente sul blocco degli
automatismi di carriera dei magistrati, la sentenza n. 223/12, fa ben
sperare: i giudici hanno spiegato che i sacrifici stipendiali chiesti
ai lavoratori dello Stato possono essere attuati, ma a condizione che
siano “transeunti, consentanei allo scopo ed eccezionali”. Tutti
caratteri che non appartengono al decreto di proroga del blocco degli
stipendi dei dipendenti pubblici.
Anief.org
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