Formazione docenti: l’illogicità del decreto legge 104/13
Data: Venerdì, 18 ottobre 2013 ore 08:30:00 CEST Argomento: Opinioni
"La conoscenza è cosa morta; la scuola,
invece, serve a vivere" ammoniva Albert Einstein
L’indagine sui livelli di alfabetizzazione degli italiani ha dato esiti
disastrosi.
Quali provvedimenti si stanno architettando per ricondurre
l’istituzione scuola a livelli accettabili?
In questi giorni la VII commissione cultura della camera discute
di “Misure urgenti in materia di istruzione di università e ricerca”.
Il decreto individua l’università come ambito privilegiato per la
riqualificazione del lavoro dei docenti: una scelta che ripropone
gli itinerari che hanno condotto alla devastazione del
settore. Chi convocherebbe dei campioni di tennis per selezionare
allenatori di squadre di calcio?
Gli universitari non hanno maturato alcuna esperienza sulle dinamiche
scolastiche: hanno svuotato, sterilizzandoli, i termini utilizzati dal
legislatore, proprio i termini che sono impiegati per orientare il
sistema educativo di istruzione e di formazione.
Per gli accademici il concetto "formazione" equivale al trasferimento
della conoscenza.
Nell’istituzione scuola "formazione"
significa garantire ai giovani “l’inserimento
nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle
dimensioni locali, nazionale ed europea”.
Nell’istituzione scuola "educare"
vuol dire “promuovere capacità e
competenze” [comportamenti] “coerenti
con le attitudini e le scelte personali”.
Nell’istituzione scuola "l’istruzione"
implica la sinergia tra gli insegnamenti, il loro orientamento unitario
e “coordinato”.
Nell’istituzione scuola "l’insegnamento"
rappresenta il momento operativo in cui si ideano e si governano
processi tesi alla formazione, all’educazione, all’istruzione.
Scuola e università sono due mondi distinti: la conoscenza da un lato è
il fine mentre, sull’altro versante, è lo strumento, è l’occasione “attraverso cui l’apprendimento è
promosso”.
I cardini della formazione degli insegnanti sono elencati nel
D.M. n. 249/2010:
“Essi devono possedere le competenze
- Disciplinari
- Psico-pedagogiche
- Metodologico-didattiche
- Organizzative
- Relazionali
necessarie a far raggiungere agli allievi i risulti di apprendimento
previsti dall’ordinamento vigente;
- necessarie allo sviluppo e al sostegno dell'autonomia delle
istituzioni scolastiche secondo i principi definiti dal decreto del
Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275
competenze che costituiscono il fondamento dell'unitarietà della
funzione docente”.
“Possedere le competenze necessarie a
far raggiungere agli allievi i risulti di apprendimento previsti
dall’ordinamento vigente”
La legge 53/2003 stabilisce: l’apprendimento consiste nel
“raggiungimento di elevati livelli culturali e lo sviluppo di capacità
e di competenze, ATTRAVERSO
conoscenze e abilità, generali e specifiche”.
Uno scenario agli
antipodi di quello delle aule universitarie
“Competenze disciplinari”
Tutti i docenti sono laureati: la loro preparazione è certificata.
Competenze psico-pedagogiche e
metodologico-didattiche
L’interazione con gli studenti è il campo di lavoro del docente:
inizialmente gli obiettivi dei processi d’apprendimento sono
collegialmente prefigurati e, solo successivamente, l’insegnante mette
a punto e gestisce materiali didattici idonei.
I nuovi regolamenti di riordino individuano nella didattica di
laboratorio uno strumento “fondamentale e imprescindibile” per la
promozione di competenze: i laboratori sono modalità di lavoro in cui
“si praticano i metodi di indagine propri dei diversi ambiti
disciplinari”.
Nei laboratori gli studenti si cimentano con i problemi che hanno
caratterizzato l’evoluzione del sapere umano [CFR in rete “La
storia di un triangolo”].
In ambito
universitario il laboratorio/esercitazione è inteso come momento di
verifica della validità delle teorie che sono state esposte
“Competenze organizzative”
Organizzare vuol dire ideare una struttura decisionale in grado di
governare un sistema per condurlo al conseguimento dei risultati
attesi.
Il TU 297/94 ha riproposto un organigramma funzionale alla formazione,
all’educazione e all’istruzione dei giovani .. ma la volontà del
legislatore non ha inciso sul tradizionale, consolidato tran-tran delle
scuole.
Il motivo ultimo di tale sistematica elusione può essere identificato
nell’assenza della cultura dell’organizzazione, mancanza visibile anche
ai piani più alti dell’apparato scolastico [CFR in rete “Coraggio!
Organizziamo le scuole” e “Quale formazione per il dirigente
scolastico?”]
Non è possibile
comparare gli organigrammi della scuola e dell’università in
quanto sono diverse le finalità degli insegnamenti
“Competenze relazionali”
Il problema educativo ha dimensione smisurata. L’abbattimento della
corrispondente complessità richiede la sincronizzazione di tutte le
forze del sistema scolastico: essenziale l’adozione di una rigorosa
metodologia di sviluppo e la messa a punto di un sistema informativo in
grado di veicolare le informazioni necessarie per decidere in un quadro
d’incertezza.
Altrettanto importante è la condivisione di una terminologia univoca e
condivisa: quale indeterminatezza avvolge la parola “educazione”,
finalità del sistema! [CFR in rete “Non dimentichi d’esser donna
di scienza”]
Una problematica
che il mondo universitario non conosce
“Possedere le competenze necessarie
allo sviluppo e al sostegno dell'autonomia delle istituzioni scolastiche”
“L'autonomia delle istituzioni
scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo
culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di
interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo
della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle
famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al
fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le
finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con
l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di
apprendimento”.
La chiave interpretativa della norma è “progettazione”.
Un’attività progettuale richiede la puntuale indicazione del traguardo,
il reperimento dei dati disponibili e la ricerca di quelli necessari,
la formulazione d’ipotesi e la loro concretizzazione in piani
strategici, gli interventi attuativi, il conseguimento dei risultati,
il feed-back per capitalizzare lo scostamento obiettivi-risultati.
Un terreno che le scuole non hanno esplorato. [CFR in rete “La
scuola rivedrà le stelle?]
Una
foresta vergine per l’università
“Competenze che costituiscono il
fondamento dell'unitarietà della funzione docente”.
La legge ha superato l’idea di scuola introducendo la dizione “Sistema
educativo di istruzione e di formazione” e ne ha esplicitato la
finalizzazione.
Un cambiamento che sottintende il coordinamento sinergico delle
attività scolastiche:
la funzione docente non è più intesa come attività individuale.
Il mandato affidato agli insegnanti concerne sia problematiche di lungo
e medio periodo, da affrontare collegialmente, sia responsabilità di
breve andare la cui risposta è elaborata in sede di progettazione
didattica.
Un assetto estraneo
al mondo universitario
Quale risoluzione adottare per ridare
alla scuola la perduta dignità?
Il legislatore ha indicato la via: ha rafforzato “il principio di distinzione tra le
funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le
funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza”
[Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 Dirigenza pubblica Art.
37].
Se la disposizione avesse avuto la dovuta applicazione e se i dirigenti
scolastici avessero vincolato gli organi collegiali al rispetto del
mandato ricevuto:
- i traguardi formativi, i traguardi educativi, i traguardi
dell’istruzione sarebbero stati dichiarati e avrebbero costituito la
necessaria premessa al governo dei processi d’apprendimento;
- le attività di classe sarebbero diventate il segmento ultimo
della progettazione d’istituto: ai docenti sarebbero state indicate le
competenza da promuovere con la loro azione.
- Un cambiamento abissale per il lavoro del docente: non più
ripetitore ma progettista.
- la struttura organizzativa e quella relazionale sarebbero state
ideate dal consiglio di circolo/di istituto;
- la progettazione, sostanza dell’autonomia, sarebbe divenuta il
modus vivendi della scuola;
- l’unitarietà della gestione scolastica sarebbe stata garantita.
La professionalità del docente richiesta dal Sistema educativo di
istruzione e di formazione ha natura progettuale e, come tutte le
competenze, non può essere insegnata.
Le
competenze si sviluppano sul campo, attraverso sperimentazioni
controllate
Un cambiamento molto, molto profondo e problematico: le scuole e i
docenti non devono essere lasciati soli. La rete favorisce
l’interazione degli attori di situazioni di ricerca pedagogica
assimilabili e i dipartimenti di materia affiancheranno i docenti nella
messa a punto di materiali didattici, funzionali alle ipotesi
d’intervento formulate.
Nelle università, i
corsi per aspiranti docenti [TFA] sono frammentati, strutturati in
lezioni teoriche e per ambiti disciplinari.
La visione sistemica e l’unitarietà della funzione docente sono
questioni che sono state rimosse.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it
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