Ottobre, mese dei desideri
Data: Martedì, 15 ottobre 2013 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Lo scorso anno il Presidente del Consiglio Mario Monti ha aperto il Consiglio dei Ministri, il primo dopo la pausa estiva, con l’espressione “Voglio una mobilitazione generale per la crescita" e ha dato il via ad una riunione durata nove ore, quasi un record per Palazzo Chigi, che ha varato anche una rivoluzione nella scuola con un maxi-concorso con l'obiettivo di favorire i giovani.
A commento di tale dichiarazione abbiamo scritto: Nel giardino di Palazzo Chigi, accanto all’artistica fontana, il Prof. Mario Monti ha seminato l’erba voglio, ma non sappiamo se riuscirà ad attecchire.
Il maxi concorso annunciato è stato realizzato, ma non è ancora completato e come aveva preannunciato il direttore regionale del MIUR Sicilia Maria Luisa Altomonte, "il concorso non apporterà grandi benefici occupazionali" e così è stato.
La scuola siciliana soffre di disagio dei numeri degli alunni, della carenza di strutture ed il grido dei giovani che ogni venerdì o il sabato invadono le strade in cortei, manifestazioni e scioperi ripete il ritornello: "ridateci il futuro".
La scuola italiana si presenta ancora molto sbilanciata tra Nord e Sud e le buone intenzioni del Ministro Profumo di "portare in classe docenti più giovani, vicini ai nuovi insegnamenti e alle tecnologie avanzate", non essendo supportata da norme e agevolazioni che favoriscano il pensionamento di quanti a scuola ci stanno male e con disagio, di quanti sono refrattari alle innovazioni  metodologiche, didattiche e tecnologiche, stentano a divenire realtà.
Il ministro Maria Chiara Carrozza in una recente intervista a Tuttoscuola mentre sostiene il ruolo istituzionale della scuola pubblica: chiedo prima di tutto rispetto per la scuola”, che comunque “c’è, malgrado le difficoltà, con le sue eccellenze e i suoi problemi”, si esprime con molta cautela sulle possibili attuazioni concrete e afferma: “Un ministro non può parlare a ruota libera. Deve parlare misurando i passi, e io non sono abituata a fare promesse che non posso mantenere”.
 Il Decreto legge ‘L’istruzione riparte’ elenca diversi interventi operativi che passano attraverso il vaglio delle autorità locali e di singoli dirigenti nell’esercizio dell’autonomia scolastica. “L’autonomia va esercitata in concreto, decentrando le responsabilità” afferma il Ministro e si registra che solo pochi dirigenti assumono in pieno la responsabilità di gestione innovativa e funzionale, preferendo il normale ritmo ordinario, protetto dalla tradizione, ma non sempre supportato da positivi successi.
La scuola di oggi chiamata a dialogare e interloquire con le innovazioni tecnologiche e con un’operatività dinamica non può restare ferma e ingessata nel sistema rigido dell’orario, della lezione frontale, della frammentazione dei contenuti, ha necessità di aprirsi ai nuovi alfabeti e alle strategie metodologiche capaci di rendere gradevole e funzionale all’apprendimento la lezione e il tempo che i ragazzi trascorrono a scuola e non solo in classe.
La necessità di una politica per l’aggiornamento non può restare soltanto un sogno e deve aprirsi ad una radicale e puntuale azione che coinvolga non soltanto i docenti bravi e volenterosi, ma tutto il personale della scuola ha necessità di un aggiornamento efficace.
Si trovino pure i mezzi, le risorse e gli strumenti necessari. Alcuni anni or sono circolava la proposta dell’anno o del semestre “sabbatico”, ma gli aggrovigliati vincoli amministrativi, giuridici, contrattuali hanno reso impossibile l’attuazione della proposta ed anche il Ministro Carrozza sostiene allo stato delle cose non si possa “spremere di più gli insegnanti, che hanno uno stipendio veramente basso” e…. non si fa nulla per riportarlo ai livelli degli stipendi europei.
Tra i desideri e i sogni del Ministro Carrozza si elenca la stabilizzazione degli insegnanti a partire da quelli di sostegno; la digitalizzazione delle scuole, ma anche se il Ministero opera investimenti di strumenti nelle scuole, se non cambierà la mentalità degli operatori e le tante LIM presenti nelle scuole non saranno usate in maniera sistematica e ordinaria, i risultati resteranno sempre insufficienti e inadeguati rispetto alla diligente azione d’investimento.
“Bisogna entrare nella logica dell’accreditamento dei corsi di formazione da parte di organismi indipendenti” ha detto il Ministro, ma l’aula per i corsi di formazione è composta da docenti già stanchi e stressati da una mattinata di scuola con gli studenti e quindi il corso perde di gran lunga la sua efficacia.
Si rinnova pertanto la proposta di corsi di formazione intensivi e periodici con esonero dal servizio che consentano un graduale turnover dei docenti così da consentire una graduale ed efficace innovazione metodologica e didattica.
Il grido di Martin Luther King: “I have a dream” ritorna pressante e solo con grandi sogni si costruisce il futuro.   Il progettare è, infatti, l’arte di mettere in atto un desiderio, come afferma V. Gregotti e Tomas Maldonado, aggiunge che quando si spera in qualcosa, significa che abbiamo qualcosa da dire e da realizzare. La progettazione, infatti, diventa inutile e superflua, “quando non si ha niente in cui sperare, niente da dirci, niente da comunicare e niente da realizzare”.
Desideri, sogni e speranze s’intrecciano e consentono di vedere all’orizzonte una scuola di qualità che cresce e aiuta gli studenti nello sviluppo delle competenze. Che tutto ciò non resti un miraggio!
A parole tutti (politici e cittadini) diciamo di voler “crescere” termine tanto caro al Presidente del Consiglio Mario Monti, ma abbiamo constatato che ciò non può essere imposto “ope legis”. Occorre motivare, guidare, accompagnare e sostenere la crescita del Paese e oggi siamo in grave difficoltà.
Fra una cinquantina d’anni i cittadini italiani saranno inferiori di numero rispetto agli stranieri  e la scuola potrà continuerà la sua storia come ha fatto finora?
Sarà certamente un bel segno di crescita  per la scuola italiana della seconda decade del duemila se saranno approvate le linee guida sulla valutazione senza contestazioni e atteggiamenti oppositivi, che di fatto rallentano la scuola che vuole crescere; così pure se arriveranno in porto le tanto attese riforme degli organi collegiali che a novembre di rinnoveranno seguendo il vecchio copione.
Una delle espressioni positive adottate nella presentazione dei precedenti progetti di riforma della scuola,  descriveva non "una scuola che cambia", bensì "una scuola che cresce", accompagnata dall’espressione di sapore prettamente educativo "cresciamo insieme".
La strada è già tracciata ed operando con studenti, ragazzi che crescono, e maturano, la scuola non può non dare vita e alimento all’erba voglio di Palazzo Chigi.
"Tutto si può fare, basta volerlo" e questo monito oggi  risuona come un imperativo che sollecita la partecipazione e l’impegno di tutti. 
"Andiamo avanti a noi che crediamo!" gli altri ci seguiranno.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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