Antica Filanda di Sicilia
Data: Martedì, 08 ottobre 2013 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
«Ci fu un
tempo – si legge sul web – che la nostra riviera jonica era rinomata
per la produzione di seta, ma dopo l’unità d’Italia, con l’avvento
della coltivazione del limone, la produzione di seta andò man mano
scemando, finché negli anni 1930-40, cessò completamente di esistere».
A Roccalumera ancor oggi esiste una filanda, realizzata ai primi del
‘900. […] Alla filanda si accedeva sia dalla Via Marina che dalla Via
Nazionale, essa misura circa 400 mq ed è a due piani con copertura a
tetto. Ancora oggi è ben visibile la caratteristica ciminiera in
mattoni. Il piano terra, con i caratteristici archi a sesto in mattoni,
era adibito a deposito, mentre il primo piano, destinato alla
lavorazione vera e propria della seta, è caratterizzato da continue e
ampie finestre che da due lati si affacciano su un su balconcino. La
copertura, come dicevamo, è a tetto, ed è in legno con capriate su cui
poggiano le tegole in coppo siciliano. La filanda, che era a 32
bacinelle, costituiva 16 posti di lavoro ed ogni posto era formato da
due bacinelle in rame di forma circolare, riscaldate a vapore, e rimase
attiva fino al 1935. Vi lavoravano complessivamente circa 90 operai.
Nel 1944 venne rimessa in funzione, per circa otto mesi, dall’esercito
inglese che vi producevano la seta grezza per i loro paracadutisti, in
tale occasione venne ridotta di altezza la ciminiera. Purtroppo niente
è rimasto degli originali macchinari che servivano per la produzione
della seta. Al primo piano vi sono ancora le “pannarole”, strutture in
legno che servivano a stendere su dei “cannizzi” fatte di canne e
vimini, i bozzoli ad asciugare dopo aver subito la macerazione,
processo che serviva ad ammorbidire i bozzoli, che venivano appunto
immersi nelle 32 bacinelle di cui dicevamo prima. Il secondo progetto
di lavorazione era la “scopinatura”, ovvero la spazzolatura dei bozzoli
per esternarne i capifila dalle bave, posti all’esterno, dopodiché
avveniva la “trattura”, cioè unire e saldare i vari fili di seta per
farne uno solo, a questo punto, il filato ottenuto veniva raccolto con
l’aspo. La seta grezza ottenuta era così pronta per essere tessuta al
telaio. L’unico attrezzo rimasto è un caratteristico bilico (bilancia)
con cui si pesava la seta prodotta. Nel 1993 la filanda a vapore di
Roccalumera venne vincolata, come bene etno-antropologico, dalla
Sovrintendenza ai BB. CC. AA. di Messina, con decreto n.° 6969, e
grazie ad un finanziamento è stato effettuato il recupero
architettonico e funzionale che prevede il restauro e il consolidamento
statico della ciminiera. Il piano terra è adibito ad esposizione
temporanee, una parte come “museo di stessa” con un piccolo presidio
multimediale. Il piano primo adibito a sala convegni di circa 300 mq.
Oggi la Riviera Jonica vanta una struttura unica nel suo genere in cui
cultura e tradizioni si incontrano, una struttura viva che accoglie
numerosi eventi e li trasforma in momenti magici.
Prof. Pippo Oddo
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