L’indifferenza, la vergogna e la pietà
Data: Domenica, 06 ottobre 2013 ore 07:45:00 CEST
Argomento: Redazione


La morte orribile di tanti emigranti, donne, uomini e bambini, ha scosso fortemente la mia anima, mi sono sentita, davanti a simili tragedie, impotente ed arrabbiata, triste e sconfortata.
Tutti quei corpi esanimi, allineati nelle spiagge di Lampedusa, nell’isola dei Conigli, è qualcosa di indescrivibile, le scarpette dei bambini, ritrovate nella spiaggia, che non useranno mai più per correre e giocare, o quelle di una giovane mamma che non correrà mai più ad abbracciare i suoi piccoli;
pensavano di “abbracciare” la sospirata libertà, invece, hanno trovato la morte, nessuno di loro indosserà quelle scarpe e quelle maglie, nessuno avrà la possibilità di vedere il sole italiano,… eppure, mancava così poco!
Chissà se gli è rimasto nel cuore il profumo della nostra terra che li avrebbe accolti, sicuramente, con grande umanità!
Lo spero, per loro, e anche per noi, che non abbiamo ad avere nelle coscienze sguardi impietriti di paura ed angoscia di quelle centinaia di persone mentre morivano.
Mi sono venuti in mente visi di donne, uomini e bambini, smunti, pallidi, provati dalla fame e dalla seta, ma con negli occhi un luccichio di  speranza e con tanta voglia di cambiare vita.
Li ho visti, quasi, mentre salivano su quei barconi, incuranti della sofferenza del lungo viaggio e del rischio della loro vita e di quella delle persone che amavano; consapevoli che non potevano trovare di peggio di quello che stavano per lasciare. E per loro, quelle imbarcazioni, prive di ogni norma di sicurezza, spesso vecchie e sporche, diventavano la “via della speranza”.  Ma la speranza di che?
Con uomini senza scrupoli che pur di arricchirsi considerano la vita degli altri meno di zero, e che dopo avergli succhiato anche l’ultimo denaro, guadagnato chissà con quanti sacrifici, non esitano a spingerli in mare e a trattarli come schiavi.
Ma la cosa più sconvolgente è vedere come la morte di centinaia di uomini  viene vissuta nell’assoluta indifferenza di tutti, come se la cosa riguardasse solamente gli abitanti di Lampedusa, che vivono quotidianamente tragedie simili. L’immigrazione è, invece, una questione europea e mondiale!
Anche il grido di “vergogna” del papa risulterà vano se tutti noi non prendiamo coscienza della gravità e della vastità del dramma vissuto dal resto del mondo nella più assoluta indifferenza.
Quando finirà tutto questo? Come ci possiamo ritenere “popoli civili” se lasciamo che la popolazione di questi paesi sia costretta a scappare dalle loro terre per poter sopravvivere?
Credo che bisogna sensibilizzare tutta l’Italia e gli Stati europei, che “quelli” non sono i morti di Lampedusa!
Ieri nelle aule scolastiche abbiamo fatto un minuto di silenzio per quei poveri cristi morti che, come ha detto qualcuno, “Nonostante non fossero italiani… sempre persone sono”. E, non volevo credere alle mie orecchie, quel “sempre persone sono”, mi ha lasciato tanto amaro in bocca!
Noi italiani ci siamo distinti per umanità e coraggio e abbiamo sempre diviso pane e companatico con i meno fortunati di noi.
E anche noi, un tempo, fummo emigranti… Ricordiamocelo!

ins. Natalia Rizza





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