L’autovalutazione
di istituto è un adempimento il cui contenuto è variegato.
In molte scuole il suo significato coincide con customer satisfaction,
appagamento soppesato con l’utilizzo di questionari compilati dai
soggetti che interagiscono col servizio scolastico.
Un errore da
matita blu
Negli scaffali delle librerie sono apparse molte pubblicazioni per
orientare le scuole alla messa a punto di procedure che rispondono alle
recenti richieste ministeriali in materia di valutazione.
A titolo esemplificativo si consideri “L’autovalutazione di istituto”
edito da Guerini e associati il cui sviluppo evoca quanto avvenne nel
1962 alla sonda Mariner 1: la missione spaziale fallì nonostante le
sofisticatissime apparecchiature di cui era dotata; aveva perso
l’orientamento. Nel libro i fini sono stati sostituiti dai mezzi: la
legge, che finalizza l’istituzione scuola alla promozione delle
capacità dei giovani ATTRAVERSO
le conoscenze, è elusa.
La linea blu è
tracciata due volte
Il D.P.R. 28 marzo 2013, n. 80 caratterizza il processo di
autovalutazione enunciando le fasi del suo sviluppo. All’Invalsi è
demandato l’onere di definire gli indicatori di efficacia e
d’efficienza e di predisporre un quadro di riferimento che le scuole
utilizzeranno per vagliare la propria azione.
Esso costituirà il riferimento primario, il faro sia del
servizio scolastico, sia per la formulazione di un piano di
miglioramento.
Un sovvertimento irrazionale dell’organigramma, una delega in bianco:
un organo di staff/di consulenza è interposto tra il Miur e le scuole,
sovraordinandolo a queste.
Tre
sottolineature blu
Eppure la sola lettura della titolazione dell’art. 2 della legge
53/2003 sarebbe stata risolutiva e avrebbe eretto un argine ai
grossolani errori commessi: l’idea “Scuola” è stata superata e
sostituta dal concetto “Sistema educativo di istruzione e di
formazione”.
La visione sistemica restituisce nitido il significato di
autovalutazione facendolo coincidere con feed-back, con
autoregolazione, con retroazione, con controllo.
Il controllo è strumento essenziale per il governo della scuola. Esso è
da esercitare non solo sullo stato terminale dei processi scolastici ma
è da costituisce su tutti i nodi decisionali per
- valutare la fattibilità dei
progetti
(controllo antecedente)
- seguirne l’evoluzione, monitorandoli
(controllo concomitante)
- soppesarne
l’efficacia
(controllo susseguente)
- osservare l’effetto nel lungo periodo
(controllo dell’evoluzione)
Per l’esercizio del controllo è necessario
- disporre di un’appropriata struttura organizzativa [CFR in rete
“Coraggio! Organizziamo le Scuole”; “Quale formazione per il dirigente
scolastico?”];
- assegnare a ogni organo decisionale uno specifico mandato
espresso sotto forma di risultato atteso [Il primo raffinamento è
visibile in rete “La scuola rivedrà le stelle?”];
- mettere a punto un sistema di comunicazione non ambiguo: i
termini utilizzati devono avere univoco significato [CFR in
rete “Non dimentichi d’esser donna di scienza”].
Il rispetto della volontà espressa del legislatore che ha valorizzato
l’unitarietà e l’interdipendenza dei processi scolastici restituisce al
lavoro dei docenti la dignità perduta e fa riconquistare alla scuola il
prestigio di cui godeva nel secolo scorso.
Una riqualificazione che nasce dai seguenti germi di cambiamento:
- la mission del sistema educativo diverge sostanzialmente dalla
mission universitaria [Il DPR sul regolamento del sistema nazionale di
valutazione continua a considerare la scuola satellite dell’università,
non avendo colto questa profonda difformità];
- l’autonomia delle istituzioni scolastiche che “si sostanzia nella
progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione,
formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana” trova
nel nuovo contesto un favorevole terreno di
sviluppo;
- la complessità e la variabilità del compito assegnato agli
istituti scolastici è stata riconosciuta: l’attività docente si
caratterizza per la progettualità, per la collegialità, per la ricerca
e per la sperimentazione;
- il dirigente scolastico non è più visto come un tuttologo:
i suoi compiti afferiscono principalmente all’unità dell’istituzione e
al mandato conferito agli organismi collegiali e ai docenti di cui deve
garantire il rispetto;
- l’assegnazione di specifiche problematiche da affrontare e da
risolvere agli organi della scuola elimina l’indeterminatezza che ha
sterilizzato la partecipazione: l’origine e il senso delle
decisioni/azioni sono espliciti.
- l’indebita intromissione dell’Invalsi nella fase di
determinazione dei traguardi formativi, educativi e dell’istruzione è
respinta: la relativa elaborazione avviene nel solco Miur-scuola.
L’attività dell’istituto di valutazione riguarderà esclusivamente il
controllo susseguente che avrà come unico riferimento i POF degli
istituti. In particolare i test nazionali saranno modulati per
accertare l’intensità delle competenze generali e delle competenze
specifiche che le scuole hanno dichiarato nel documento di
programmazione e che hanno indotto con la loro azione.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it