Abrahm Lincoln e la lettera all’insegnante
Data: Domenica, 29 settembre 2013 ore 08:45:00 CEST
Argomento: Redazione


Incontrai il presidente Abrahm Lincoln, a Gettysburg, in Pennsylvania, in occasione dell’inaugurazione di un cimitero per i soldati dell’Unione morti nella famosa battaglia di Gettysburg, nel 1863, durante la Guerra di Secessione americana. Le poche parole scelte da Lincoln, quel pomeriggio, in quella triste occasione, risuonarono lungamente attraverso la nazione e la storia, sconfiggendo la predizione fatta da lui stesso che "il mondo non le annoterà, e non sarà ricordato a lungo quello che diciamo qui". Dopo quel memorabile discorso, ritenuto essere uno dei più grandi della storia, m’avvicinai timidamente al presidente che, stanco ma soddisfatto, mi lasciò, bontà sua, una significativa “traccia” di quell’incontro… E con il solito vezzo oratorio, mi disse, «Caro amico, dopo questa guerra per la libertà e la democrazia del popolo americano, ci sarà bisogno di ricostruire la nazione… e bisogna partire dalla scuola, dall’istruzione, dalla cultura! E gli insegnanti saranno indispensabili, diventeranno il nerbo dell’America, e anche grazie a loro, un giorno, ne sono sicuro, diventeremo grandi!». E con le mani tremanti d’emozione, mi porse un biglietto sgualcito, «Questa è una lettera che ho inviato all’insegnante di mio figlio,… leggila e fanne tesoro!». 

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it


“Dovrà imparare, lo so, che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri.
Però gli insegni anche che per ogni delinquente, c’è un eroe;
che per ogni politico egoista c’è un leader scrupoloso….
Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico,
cerchi di tenerlo lontano dall’invidia, se ci riesce,
e gli insegni il segreto di una risata discreta.
Gli faccia imparare subito che i bulli sono i primi ad essere sconfitti…
Se può, gli trasmetta la meraviglia dei libri…
Ma gli lasci anche il tempo tranquillo per ponderare l’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.
Gli insegni che a scuola è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare…
Gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee, anche se tutti gli dicono che sta sbagliando…
Gli insegni ad essere gentile con le persone gentili e rude con i rudi.
Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore…
Gli insegni a dare ascolto a tutti gli uomini,
ma gli insegni anche a filtrare ciò che ascolta col setaccio della verità, trattenendo solo il buono che vi passa attraverso.
Gli insegni, se può, come ridere quando è triste.
Gli insegni che non c’è vergogna nelle lacrime.
Gli insegni a schernire i cinici ed a guardarsi dall’eccessiva dolcezza.
Gli insegni a vendere la sua merce al miglior offerente, ma a non dare mai un prezzo al proprio cuore e alla propria anima.
Gli insegni a non dare ascolto alla gentaglia urlante e ad alzarsi e combattere, se è nel giusto.
Lo tratti con gentilezza, ma non lo coccoli, perché solo attraverso la prova del fuoco si fa un buon acciaio.
Lasci che abbia il coraggio di essere impaziente.
Lasci che abbia la pazienza per essere coraggioso.
Gli insegni sempre ad avere una sublime fiducia in sé stesso,
perché solo allora avrà una sublime fiducia nel genere umano.
So che la richiesta è grande, ma veda cosa può fare…
E’ un così caro ragazzo, mio figlio!”.

Abrahm Lincoln





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2483562.html