C'è la crisi? Più
televisione. Siamo tutti connessi? Più televisione. E L'Italia? Più di
tutti. Solo negli Stati Uniti sono avvinti più di noi al piccolo
schermo. È la sintesi estrema di una poderosa ricerca francese,
relativa al primo semestre del 2013. L'ha condotta su scala europea - e
con gli Usa come riferimento - la società Mediametrie, che comprende
anche l'equivalente dell'Auditel d'oltralpe. Anche se - per colpa dei
valori più bassi di tutto il giro economico - nessuno va in trionfo,
quelli della televisione hanno di che vantarsi: sono al centro di tutti
i consumi di tempo libero, se sentite parlare di folle oceaniche che
twittano, per lo più stanno twittando guardando la tv e su quello che
c'è in tv.
L'Italia, come detto, guida il corteo dal sofà: "Les italiens" - citati
alla quarta riga della ricerca - nel semestre appena terminato hanno
guardato la tv per 4 minuti al giorno in più rispetto a prima, portando
la media giornaliera a 4 ore e 34'. Seguono gli olandesi con 3 minuti
in più ma su un più ragionevole 3 ore e 21' quotidiani, poi gli
spagnoli, 2 minuti in più ma ben assestati su 4 ore e 16' giornaliere.
Il dato Usa è 4' minuti in più rispetto al 2012 e 4 ore e 53' di
totale, sempre esagerati laggiù.
Chi ha guardato di meno la tv sono stati inglesi e francesi. Meno
quattro minuti questi ultimi, meno due minuti in Inghilterra: ma quelli
di Mediametrie non si perdono d'animo e rilevano come nei due paesi il
2012 sia stato pieno di richiami, dalle elezioni all'Eliseo, al
Giubileo diamantato della Regina (60 anni di regno) a, soprattutto, gli
eventi sportivi, sontuosi nel 2012 con le Olimpiadi di Londra, senza
dimenticare gli Europei di calcio. Ovvero, prendendo la Francia a
riferimento: il dato attuale negativo risente - anche - del gran calcio
del 2012? Bene, noi, che a quell'Europeo siamo pure andati in finale
mentre la Francia neppure un po', quei minuti di tv nel 2013 li abbiamo
addirittura aumentati.
La ricerca francese è colma di spunti e anche piuttosto di parte:
l'enfasi sulla presa della questione televisiva è notevole, ma è anche
difficile smentire come la tv rimanga al centro dei giochi, mentre
tutti gli altri settori della comunicazione soffrono la loro parte o
devono affidarsi a sbocchi televisivi sempre più di frequente. Dove i
ricercatori francesi sembrano divertirsi davvero è nel ricondurre al
mezzo televisivo la gran parte della modernità social con cui gli
individui trascorrono il tempo libero. Miliardi di tweet ad argomento
televisivo, le tv stesse che ormai si vantano dei numeri cinguettanti
(ancora di più se magari lo share è deludente) e così via.
Cosa guardano inoltre nei vari paesi? Qui siamo adeguati al resto
d'Europa, la fiction a carattere nazionale straborda ovunque, seguita
dall'intrattenimento, ogni paese ha i propri casi alla Montalbano. Ma
con la piccola differenza che Inghilterra soprattutto, Francia e altri
con la propria fiction vanno parecchio in giro per il mondo, vendendola
assai - e in casi come quello inglese anche a un livello qualitativo
pazzesco.
L'Italia, quindi. Ricapitolando, finora in questo 2013 abbiamo guardato
la tv ogni giorno per 4 minuti in più, la media è superiore alle 4 ore
quotidiane e i dati scorporati dicono che Rai e Mediaset continuano a
cedere quote percentuali. I conti veri si inizieranno a fare dal mese
prossimo (l'ultimo disponibile è il poco significativo agosto), ma
converrà togliersi dalla testa l'idea che certi bassi ascolti di molti
programmi, attualmente, siano sintomo di rivoluzioni in corso (a occhio
la percentuale di chi spegne e si dirige come un automa verso "un buon
libro" rimane bassina). Tipo i talk show, presenti a valanga e per tre
quarti quasi invisibili: in seconda serata, la percentuale di chi
guarda le altre tv, satellite e piccoli canali del digitale terrestre,
supera ormai costantemente il 50 per cento. Lo ha detto Bruno
Vespa, giorni fa, con l'aria di quello che non se ne fa una ragione.
Dibattito aperto, ma l'unica certezza è che l'ex scatolotto tv, oggi
piattissimo, complice la crisi e tutto quello che si vuole, rimane il
padrone assoluto della situazione. Soprattutto in casa nostra e in ogni
senso.
La Repubblica